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È nelle sale (terzo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque) il film Niente di nuovo sul fronte occidentale del regista Edward Berger. C’è un’immagine che lo segna. È quella, iniziale, di una volpe che allatta i propri cuccioli nella tana. Non è la sola immagine di natura: ci sono anche delle abetaie a fare da scenario alla estenuante battaglia umana che si svolse nella prima guerra mondiale sul fronte tedesco/francese. Quella volpe, quelle abetaie segnano da un lato l’indifferenza della natura e dall’altro la saggezza della natura a fronte della stupidità e della crudeltà dell’uomo.
Come ricorda lo stesso film al termine, su quel fronte, che si stendeva dal Mare del Nord fino alla Svizzera, morirono circa un milione di persone e gli avanzamenti delle truppe furono minimi, da cui il titolo del film, e del romanzo, a monte. Ma quel milione di persone che morirono per colpa di ordini dettati da superiori, a loro volta non erano semplici vittime: la violenza alberga in ogni uomo. All’inizio del film i ragazzi volontari tedeschi esultano pensando di marciare trionfalmente su Parigi, e il ragazzino francese uccide il soldato tedesco colpevole di rubare delle uova. In fondo, è “l’orrore, l’orrore” declamato da Marlon Brando in Apocalypse Now. Quell’orrore e quella “follia” che si esplicano nelle guerre, nei tredici milioni di morti della prima guerra mondiale o nei centomila (finora) della guerra in Ucraina. Ma anche nella conquista del mondo occidentale delle terre primitive, e dei relativi genocidi. O nello sterminio degli ebrei ieri, e nell’uccisione dei palestinesi oggi. La storia dell’uomo in fondo si può leggere così, come un continuo omicidio, una continua uccisione di propri simili. E quando è pace, è pace armata e si spende per riarmarsi.
Quanta differenza con quella volpe e quelle abetaie! Peccato che la guerra sia anche nei loro confronti. Come ricordava Barry Commoner, siamo dentro la terza guerra mondiale, quella contro l’ambiente. Nessuno, uomo, animale o pianta, può dirsi tranquillo.
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