mercoledì 30 novembre 2022

L’Ucraina consuma più armi in un giorno che un mese di guerra in Afghanistan: la rivelazione del New York Times sugli arsenali Nato che scarseggiano

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Il fabbisogno di armi dell’Ucraina è un pozzo senza fondo. Più volte i grandi media hanno annunciato, poi smentiti dai fatti, che la Russia stava finendo i missili. Stavolta il New York Times avverte che nei Paesi Nato gli arsenali sono ormai semivuoti.

Nessuno più riteneva possibile in Europa una guerra di terra come quella in Ucraina, combattuta a base di carri armati e simili, dice il New York Times. Dunque 20 dei 30 Paesi Nato hanno ormai esaurito le loro possibilità di inviare aiuti militari all’Ucraina. Fra quelli che possono ancora rifornirla ci sono Francia, Germania, Italia ed Olanda.

A tutti gli alleati degli Stati Uniti, la testata statunitense recapita un avviso: non è sufficiente aumentare le spese militari fino al 2% del PIL; bisogna fare di più.

E se poi, invece dei carri armati, mancheranno scuole ed ospedali? Il New York Times non considera il problema. Gli Usa hanno evitato come la peste una seria trattativa in grado di disinnescare l’escalation in Ucraina. E ora dividono con gli alleati europei il conto della guerra da cui essi soli traggono profitto.

Anzi: se gli arsenali Nato sono vuoti è colpa dell’Europa, sostiene il New York Times, che dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha troppo ridotto le spese militari:

In traduzione:

In Ucraina, una guerra con caratteristiche in precedenza ritenute inconcepibili in Europa sta consumando le modeste riserve di armi di quelli che alcuni, all’interno della Nato, chiamano gli eserciti bonsai europei

I Paesi Nato hanno fornito all’Ucraina aiuti militari per 40 miliardi di dollari. Tuttavia, rileva il New York Times, in un solo giorno l’Ucraina consuma più armi e munizioni di quante la Nato ne consumava in Afghanistan durante un mese intero.

È  un particolare curioso, dietro il quale si apre un mondo che tuttavia il New York Times non esplora. Accenna solo a problemi di manutenzione e di scarsa interoperabilità fra materiali di provenienza disparata. Ma non è che per caso ci sarà anche altro?

Da un pezzo si parla di armi inviate all’Ucraina e poi finite in mano a trafficanti e criminalità organizzata. Gli Stati Uniti hanno addirittura inviato ispettori per tenere traccia degli aiuti militari. Non sono noti i risultati del loro lavoro.

E così all’orizzonte, oltre al danno, si profila la beffa. Aumentare le spese militari ai danni di scuole ed ospedali e poi scoprire di aver foraggiato realtà la ‘ndrangheta nostrana.

GIULIA BURGAZZI

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