mercoledì 30 novembre 2022

L’Italia ha già speso mezzo miliardo per inviare armi all’Ucraina

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Ultim’ora: Via libera dell’Aula della Camera alla mozione di maggioranza sulla guerra in Ucraina. Parti del documento, che contiene tra l’altro, l’ok a proseguire l’invio delle armi a Kiev, sono state votate anche dall’opposizione. Passano, con un gioco di astensioni reciproche, anche le mozioni del Pd e di Iv-Azione, su cui il governo si era rimesso all’Aula. Respinti i documenti presentati da M5S e Avs.

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I dati diffusi dall’Osservatorio Milex affermano che sono già 450 i milioni di euro spesi dall’Italia per l’invio di armi all’Ucraina.

La stima è stata diffusa in concomitanza del dibattito Parlamentare sull’invio di armi che aveva assunto un carattere truffaldino visto che la destra in governo avrebbe voluto infilare gli ulteriori stanziamenti per la guerra nelle pieghe del decreto sulla sanità in Calabria. L’imbroglio non è passato, ma solo in cambio della garanzia da parte del Pd e di Calenda che l’opposizione non metterà i bastoni tra le ruote all’approvazione del decreto sulle armi all’Ucraina entro il 31 dicembre.

Ma la cifra secondo gli analisti dell’Osservatorio Milex supera abbondantemente i 450 milioni di euro di spesa dichiarati. Il costo reale per il nostro Paese deriva infatti dalla modalità “internazionale” di copertura che è stata decisa a livello di Consiglio Europeo (ossia il vertice dei capi di stato, in quanto i fondi militari sono esclusi dalle competenze specifiche dell’Unione) attraverso il ricorso allo strumento European Peace Facility (Epf).

Questo è uno strumento finanziario ‘fuori bilancio’ a supporto delle iniziative militari internazionali europee istituito il 22 marzo 2021 con una prospettiva settennale e con una dotazione previsionale di 5.692 milioni di euro.

L’European Peace Facility è finanziato dai contributi annuali degli Stati membri dell’Ue stabiliti in base al Reddito nazionale lordo. Nel nostro caso la quota di contribuzione annuale dell’Italia è di circa il 12,5%. Le erogazioni successivamente decise nel corso dell’anno hanno superato di molto il budget annuale previsto e si attestano al momento ad un totale di 3,1 miliardi di euro confermati ad ottobre 2022. La modifica sostanziale, in aumento, delle cifre previsionali non ha però modificato la modalità di erogazione fondi a copertura degli invii delle armi, che rimane definita in base al controvalore degli armamenti secondo i meccanismi di funzionamento già stabiliti.

Questo significa che ciascun Paese può richiedere rimborsi Epf in base a quanto dichiara di aver inviato all’Ucraina: poiché, però, i controvalori dei materiali d’armamento spediti sono molto più alti del fondo comune già deciso, la copertura non potrà essere integrale.

Al momento, soprattutto a seguito delle forti pressioni della Polonia, la più oltranzista tra i bellicosi sostenitori militari dell’Ucraina, ci si sta orientando su una copertura pari a circa il 50%. Cosa significa questo per l’Italia, in termini reali e considerando che invece l’erogazione verso il fondo Epf è definita con quote già previste a priori?

Partendo dall’unica cifra diffusa, risponde Milex, il nostro Paese si dovrebbe vedere restituiti 75 dei 150 milioni spesi ma a fronte di una “quota Epf” di circa 387 milioni di euro. Cioè un totale complessivo per le casse pubbliche che supera abbondantemente i 450 milioni di spesa.

A oggi sono stati varati ben cinque decreti interministeriali, con dettagli secretati sugli armamenti individuati e inviati in Ucraina. Quattro dei quali emessi durante il governo Draghi e l’ultimo dal governo Meloni ai primi di ottobre.

L’Osservatorio Milex sottolinea che già lo scorso aprile aveva provato a definire una prima stima generica di costo per le casse pubbliche del sostegno militare all’Ucraina, a partire dall’unica cifra diffusa formalmente dall’allora ministro Guerini durante un’audizione parlamentare (e presa come riferimento base anche dalle analisi internazionali): 150 milioni.

Ma come abbiamo visto la spesa è assai più alta di quanto dichiarato. Insomma oltre alle sanzioni anche la guerra vera e propria comincia a costare alla casse del nostro paese.

Ieri l’ambasciata russa in Italia ha diffuso su Twitter la foto di un blindato italiano Lince colpito in Ucraina. “Made in Italy. L’auto blindata Lince Mlv consegnata all’esercito ucraino vicino ad Artiomovsk (Bakhmut). Tutti i contribuenti italiani sono felici di tale destinazione dei loro soldi?‘,’ scrive il post  dell’ambasciata russa in Italia che accompagna la foto di un Lince tra le macerie in Ucraina.

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