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Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ci hanno invasi, oltraggiano le nostre donne o le sottopongono a un plagio, per rafforzare con la loro progenie il meticciato, vengono concesse loro prerogative eccezionali, portano via i nostri posti di lavoro, godono di concessioni che premettono loro di superarci nelle liste del collocamento e dell’assegnazione di alloggi o dei servizi di assistenza sanitaria!
Queste convinzioni che un tempo venivano attribuite in regime di
esclusiva al rumoreggiare trucido dei fermenti dei margini e delle
periferie, via via sono stati condivisi prima da ceti piccolo borghesi
spinti verso la progressiva proletarizzazione, fino a diventare
patrimonio comune del progressismo neoliberista che non aveva più
interesse a speculare con profitto sulla pelle di un esercito di
riserva, ricattabile e intimorito, che assolveva la funzione desiderata
di portare al livello minimo prerogative e aspettative dei lavoratori
locali oltre che a svolgere mansioni indesiderate e umilianti.
Oggi che certi incarichi potranno essere assolti invece dal capitale
umano indigeno ormai retrocesso, diviso, annichilito da nuove e antiche
povertà, circa il 63 per cento della popolazione europea pensa che gli
immigrati “sono troppi”, che vanno attribuiti a loro problemi e
conflittualità nelle scuole, il 60 % li incolpa delle emergenze
abitative nelle zone a alta densità il 71% crede che il fenomeno gravi
sullo stato sociale a danno dei nativi, e ben il 63 critica e si
preoccupa che un numero troppo elevato di nuovi arrivati non accetti e
non si integri nel sistema di valori occidentali. Oltre il 70% dei
danesi, il 67 degli ungheresi, il 58 dei francesi è persuaso che occorra
al più presto limitare gli ingressi.
E vi rammentate quelli che dicevano che bisognava contrastare
accoglienza e integrazione perché faceva parte di un piano per ridurre
le pretese dei lavoratori locali abbassandole al livello dei migranti
ricattati e disposti a qualsiasi rinuncia? Beh nel giro di pochi mesi
proprio il governo italiano scaraventerà sul mercato almeno 800 mila
persone senza reddito pronte a farsi la guerra per un salario al di
sotto di bisogni e dignità.
C’è modo e modo: il modo della ludica Sanna Marin è alzare intanto un muro altro tre metri con filo spinato lungo 200 km tra Finlandia e Russia eseguendo il progetto presentato dall’Agenzia di Frontiera finlandese e che costerà 380 milioni di euro in questa prima fase e 139 nella seconda e che prevede una recinzione lunga tre chilometri proprio al valico di Imatra, il più vicino a San Pietroburgo.
Ma d’altra parte non c’è paese europeo che possa rivendicare una
coscienza tranquilla: dagli attentati di Parigi la Francia ha di fatto
chiuso le frontiere, sospendendo i trattati di Schengen, l’Italia a
firma di governi progressisti e riformisti ha sottoscritto un infame
accordo bilaterale con il governo fantoccio della Libia rimandando
indietro migliaia di disperati destinati a tornare nei lager d’origine e
successivi esecutivi ne hanno fotocopiato il testo per reiterarne le
regole criminali.
Adesso dopo che per anni l’immigrazione è stata fonte di profitto pure
per Mafia Capitale in aggiunta a tutte le organizzazioni legali e
ufficiali, tocca all’Italia farci i conti quando l’affare ha perso il
suo appeal, quando nell’area della banlieu urbana di Parigi il 24% della
popolazione è costituita di immigrati addetti ai lavori più servili,
nel Regno Unito i nati all’estero costituiscono il 35% della popolazione
dell’Outer London e il 40% di quella dell’Inner London, in 10 delle 15
città più grandi della Germania, a cominciare da Berlino, Amburgo e
Monaco, la percentuale di immigrati adibiti a mansioni esecutive e
lavori usuranti, è superiore alla media nazionale, con un bacino che
produce il 27% del pil nazionale.
Se poi ai nati all’estero si aggiungono gli immigrati di seconda
generazione, nati nel paese ospitante da genitori stranieri, le cifre
raddoppiano: in Francia le seconde generazioni nel 2017 erano oltre 8
milioni, 11 % della popolazione.
Eppure le prime limitazioni agli ingressi risalivano agli anni della
crisi petrolifera in Svizzera, Svezia, seguite da Germania, Belgio e
Francia nel ’74 con l’immigration stop almeno fino al 1978 quando il
Fronte Nationale acquisì consenso con lo slogan “Due milioni di
disoccupati sono due milioni di immigrati di troppo”. I canali di
ammissione di nuovi lavoratori immigrati divennero diversi da quelli
originati da motivi occupazionali, il bacino di provenienza dei flussi
cessò di essere la manodopera eccedentaria di Grecia, Portogallo e
Spagna allargandosi al Mediterraneo e al Nord Africa, aggiungendosi a
quella che in Francia Sarkozy definì l’immigrazione scelta e non subita.
Mentre in Germania invece la crescita della popolazione grazie a oltre
7,8 milioni di nati all’estero ha poco a che fare con gli africani,
etnia inaccettabile dai tedeschi, che preferivano i flussi provenienti
dall’Est e in sottordine quelli in fuga dalla fame e dalle ruberie delle
imprese coloniali.
Resta da capire come si presenta il fenomeno da noi, ultimo Paese nel
quale costituisce un problema contro il quale i decisori sono scesi in
campo: dopo la sedicente emergenza sanitaria le indagini ufficiali
denunciano che la forza-lavoro migrante “è più soggetta alla crisi e al
rischio di perdere il posto di lavoro proprio come gli italiani con
basse qualifiche e senza specializzazione professionale e le donne”.
Restano invisibili ovviamente i clandestini: a fine 2020 i regolari con
cittadinanza straniera ammontavano a oltre milioni di persone, di cui
oltre la metà con svariate mansioni perlopiù precarie e decine di
migliaia in nero.
Come dimostrano i dati il 35% degli occupati scomparsi dalle statistiche
nel 2020 (160 mila su 450 mila) è rappresentato da immigrati, quando
nello stesso periodo gli occupati italiani sono diminuiti dell’1,4%, gli
extra Unione Europea del 6%, i comunitari del 7,1%. Adesso la
cancellazione del reddito di cittadinanza, già dal nome considerato una
molesta concessione a chi non ha diritto allo ius soli, salvo qualche
influencer in stivaloni, minaccia l’esistenza di una parte considerevole
della nuova classe operaia, già precaria e impiegata nell’agricoltura,
nella logistica, nei servizi nell’edilizia, strozzata nel sistema delle
cooperative vere o solo speculative, dove le paghe non raggiungono i 7
euro.
Proprio vero la lotta di classe è stata vinta, sì, dal padrone bianco.
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