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Trieste. Piazza Unità inizia a essere gremita. I tecnici provano i microfoni e dalla folla accorsa ad ascoltare l’avvocato Erich Grimaldi si sollevano chiacchiere sparse, nell’attesa dell’inizio dell’evento. All’angolo della piazza, verso via Pozzo del Mare, un bar ospita un dj set e gli avventori bevono i loro cocktail con il sottofondo invadente di una cassa dritta. Bastano pochi passi per un altro pianeta.
Fra i due mondi, il più partecipe e popolato è decisamente quello che accoglie l’avvocato Grimaldi con l’entusiasmo che suscita una rock star e l’affetto che si riserva a qualcuno di famiglia. Oltre alla genuina curiosità di ascoltare gli interventi dei relatori, sono il sostegno alla causa e il sentimento di gratitudine ad animare la piazza ormai ricolma di gente.
Il Comitato per le Terapie Domiciliari Covid-19, nato ufficialmente nel novembre 2020 da personalità però già attive sin dall’inizio dello stato d’emergenza, è impegnato nel corso dell’estate in un vero e proprio tour con lo scopo di portare a più gente possibile un messaggio fondamentale: la sindrome da Covid-19 si cura, ed è importante farlo tempestivamente così come è possibile farlo senza aumentare la pressione su strutture sanitarie già gravate dai tagli degli ultimi decenni.
Introdotto dal Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Trieste, Alessandro Cuccagna – che dichiara essere sul palco “da privato cittadino” – l’avvocato Grimaldi apre il suo intervento con una buona notizia, fresca di giornata. La Regione Sardegna, a rischio passaggio da zona bianca a zona gialla, ha inviato ufficialmente ai Medici di Medicina Generale il protocollo di terapie precoci adottato dal Comitato.
L’altra notizia recente è il comunicato stampa del Ministero della Salute datato 16 agosto, in cui si legge
“Con l’intesa tra Stato e Regioni sulle cure domiciliari si compie un passo fondamentale per costruire la sanità di domani. Con il PNRR investiamo 4 miliardi di euro nelle cure domiciliari, per portare l’assistenza pubblica e le cure più appropriate in casa dei pazienti.”
Parrebbe una buona notizia anche questa, se non fosse che le prime perplessità e le domande che potrebbero affiorare a una prima lettura (sembra una bella cifra, ma quanto è stato stanziato per la campagna vaccinale, oltre al miliardo e mezzo per l’acquisto delle fiale, considerando le spese di allestimento degli hub, della retribuzione extra del personale sanitario, della campagna pubblicitaria? E quanto è costato in termini di salute e vite umane questo ritardo di diciassette mesi nello stanziamento di tali fondi? E lo stanziamento di questa cifra arriva ora come corsa ai ripari, perché siamo a ridosso dell’approvazione europea delle cure anti Covid?) si sgonfiano al chiarimento in merito da parte dello stesso avvocato Grimaldi: le terapie domiciliari citate nel comunicato stampa del ministro Speranza riguardano patologie non Covid. E trattandosi di un accordo fra Stato e Regioni sono, di fatto, un accordo fra pubblico e privato.
Il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – è peraltro un piano che dispone, come ricorda sempre Grimaldi, di ben 200 miliardi di euro. L’impressione è ancora una volta che la malattia da curare affligga le istituzioni e che il sintomo più evidente sia la malcelata tendenza a una comunicazione mistificante.
E sembra che il Comitato per Terapie Domiciliari si prodighi per curare anche questo male.
Si susseguono sul palco alcuni medici del territorio, che con logica inoppugnabile ribadiscono come sia ovvia la preferenza per un intervento tempestivo che eviti l’aggravamento di qualsiasi malattia, e come questo assunto, valido per ogni patologia e disturbo, sia stato deliberatamente ignorato nella stesura del protocollo Covid-19. Raccontano altresì di alcuni casi esemplari trattati con successo: su tutti spicca il caso di una donna di 102 anni con saturazione a 89, perfettamente guarita senza necessità di ricovero. Specificano inoltre che nell’assistenza fornita ai pazienti non manca quella psicologica, aspetto “dimenticato” nel protocollo.
Viene data voce alle toccanti testimonianze di alcuni pazienti guariti che raccontano le loro esperienze con l’Esercito Bianco del Comitato, dopo l’abbandono da parte dei loro medici di famiglia e della guardia medica. Sotto accusa non sono tuttavia i medici del territorio, ma il protocollo ministeriale a cui essi sono stati vincolati e a cui pochi, comprensibilmente, hanno avuto il coraggio di opporsi, paventando il rischio di segnalazioni o sanzioni all’Ordine dei Medici. Il messaggio è chiaro: ricorrere al parere di medici anche dall’alta parte dell’Italia, cercare un contatto con altri professionisti tramite una piattaforma social – mezzo considerato da molti poco ortodosso ma che ha evitato la creazione di una piattaforma dedicata che avrebbe richiesto tempo, denaro e soprattutto la gestione da parte di quelle stesse istituzioni che hanno di fatto legalizzato l’abbandono del paziente nella fase iniziale della malattia fino al suo aggravamento e al conseguente ricovero – non vuol dire non fidarsi del proprio medico: vuol dire non fidarsi di chi ha le spalle al muro.
Non manca, dalla piazza, il ricordo commosso del professor De Donno, a cui né le istituzioni né i media, per usare un eufemismo, hanno reso un buon servizio. Media che hanno anche taciuto per lunghissimi mesi l’esistenza del gruppo di Terapie Domiciliari, fino alla realizzazione di pochi, isolati servizi in una decina di TG regionali, come riferisce l’avvocato Grimaldi, solo in seguito a dimostrazioni fuori dalle sedi Rai locali.
Dalla folla in piazza Unità d’Italia si solleva una voce chiara e distinta: buttate la TV.
Di seguito le prossime tappe:
LIVORNO 22 agosto 2021, terrazza Mascagni, ore 20.30
SENIGALLIA 25 agosto 2021
PESCARA 26 agosto 2021, piazza Salotto, ore 20.30
TARANTO 28 agosto 2021, piazza Maria Immacolata, ore 20.30.
MARIANGELA MICELI
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