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E’ stata firmata la richiesta di arresto provvisorio e di estradizione nei confronti di tre ex militari cileni, condannati in Italia all’ergastolo, nell’ambito del processo Condor, per il rapimento e l’omicidio di due cittadini italiani negli anni delle dittature militari in America Latina.
Uno dei militanti della sinistra cilena trucidati dai militari era Juan Josè Montiglio che era rimasto al fianco del presidente Allende fino all’ultimo momento, l’11 settembre del 1973. Morto Allende e bombardato il palazzo presidenziale della Moneda, i militari di Pinochet portarono Montiglio in una caserma fuori città, lo costrinsero a scavarsi la fossa da solo e lo fucilarono. Dopo, gettarono una granata nel terreno per fare in modo che il suo corpo sparisse.
I tre militari condannati sono Francisco Ahumada Valderrama (colui che fucilò i collaboratori di Salvador Allende), Manuel Vasquez Chahuan e Orlando Moreno Basquez.
Quella nei confronti dei 3 ex militari, di cui adesso l’Italia chiede l’estradizione, era stata la prima sentenza definitiva emessa nel maxi-processo “Condor”, dal nome dell’accordo di cooperazione tra gli apparati repressivi di vari paesi latinoamericani per far sparire gli oppositori politici.
La Cassazione l’8 luglio 2021 scorso ha confermato anche le condanne all’ergastolo per omicidio plurimo nei confronti di altri 14 ex alti ufficiali, al potere negli anni Settanta-Ottanta e collegati al piano Condor. Dopo queste prime 3 richieste di estradizione, ne seguiranno a breve altre da parte del Dicastero di via Arenula nei confronti del Cile, per dare piena giustizia anche ai desaparecidos italiani, spariti insieme a migliaia di altre persone nel Sudamerica di quasi 50 anni fa.
Ma alla giustizia italiana ora si pone un nuovo caso nel quale decidere se richiedere l’estradizione. Si tratta del colonnello uruguaiano Pedro Antonio Mato Narbondo, condannato in Italia all’ergastolo per crimini contro l’umanità nell’ambito del Piano Condor, che vive in piena libertà in Brasile.
“Sono in molti a chiedersi quali misure prenderà la giustizia italiana per far rispettare la sentenza”, scrive il quotidiano argentino Pagina 12.
Su questo fatto insistono i parenti dei desaparecidos attribuiti a Mato Narbondo e gli altri 13 condannati (3 cileni e 11 uruguaiani) dalla Cassazione italiana. Otto dei militari uruguaiani condannati operavano nel centro di detenzione clandestina Automotores Orletti a Buenos Aires.
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