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Per chi lo possiede e lo usa il cervello è davvero un bene meraviglioso, ci concede di guardare la realtà, di esserne consapevoli e anche di sfuggirla rifugiandoci nel pensiero magico, che può essere un rito apotropaico, un rituale che allevia l’ansia o consola il dolore di una perdita, una medicina virtuale o un placebo per lenire un malessere.
Mai come di questi tempi consegnati alla tecnologia, che richiedono continui atti di fede nei confronti della scienza e di quel progresso che ha tradotto in realtà sogni demiurgici, dando l’impressione agli uomini ingegnerizzati di tutte le latitudini di aver raggiunto l’onnipotenza – e forse, presto, l’immortalità – e nei quali il dominio ci promette di liberarci dalla fatica sostituendoci con robot e automi, abbiamo avuto invece la tentazione di affidarci alla magia.
È bastata una patologia in forma epidemica, prevedibile e prevista da organizzazioni internazionali, le stesse che da decenni consolidano i miti dello sviluppo dissipato addomesticabile con una verniciata di green, presentata come una piaga d’Egitto e un annuncio di apocalisse, per demolire convinzioni e sicurezze e farci varcare quella porticina che porta oltre i confini della realtà, della razionalità e della logica per trovare riparo e aiuto, senza i filtri dell’autocontrollo o delle convenzioni.
Per molti la fiducia cieca nella “Scienza” e dunque nella potenza benefica dei decisori che con i suoi consigli hanno agito nell’emergenza per il nostro bene, si è concretizzata, seguendo i canoni del “pensiero magico” autorizzato dal ceto dirigente che guarda al popolo come a una massa infantile, primitiva e ignorante, nell’assegnamento perfino superstizioso fatto sui vaccini oggetto di una simbologia irenica, nella rassegnazione alla disintegrazione dei nostri rapporti umani, sacrificati in nome della profilassi e della sicurezza da conquistare attraverso l’isolamento e il distanziamento.
E difatti le “autorità” ci hanno messo del loro, accreditando e promuovendo una ingenua mistica scientista, accreditando la “definitività” dell’ultima parola, concessa in regime di esclusiva agli specialisti e ai tecnici, inviolati dalle accuse di arbitrarietà e contraddittorietà, rivolte invece ai dubbiosi e ai pochi eretici che albergano nelle loro file, in modo da accreditare una idea del sapere specialistico come garanzia delle scelte del processo decisionale in tempi di emergenza.
D’altra parte una delle componenti essenziali dello stato di eccezione e della sospensione di garanzie e prerogative democratiche è la costruzione di un nemico che legittimi la guerra ai diritti, alla partecipazione, alle forme nei quali si declina la libertà: in perfetta coerenza con l’ideologia dominante, dell’antagonista irresponsabile e scriteriato che si sottrae ai comandi del senso civico, è stato disegnato l’identikit.
Secondo l’indagine Ipsos se il 7% degli italiani rifiuta il vaccino, il 10% ha forti dubbi, e “solo” il 24% non vuole il Green pass, il renitente, il disertore da stanare, alligna tra le persone anziane, meno istruite e in difficoltà economica: disoccupati, lavoratori precari, commercianti, artigiani, esposti ai veleni del contagio dell’irrazionalità perché sono ignoranti, retrogradi, disinformati e marginali. E dunque permeabili ai condizionamenti di quelle compagini di impresari del disordine, fascisti e antagonisti ai quali proprio ieri si sono aggiunti gli autori del violento attacco hacker sferrato contro il Ced della Regione Lazio che ha disattivato anche quelli del portale Salute Lazio e della rete vaccinale.
«Stiamo difendendo in queste ore la nostra comunità da questi attacchi di stampo terroristico. Il Lazio è vittima di un’offensiva criminosa, la più grave mai avvenuta sul nostro territorio nazionale», ha commentato il presidente della Regione, Zingaretti, secondo una gerarchia che mette l’aggressione con il malware in testa alle minacce per l’ordine pubblico, bel prima dei tagli al sistema di assistenza e cura, dei fondi sottratti alla sanità pubblica e dirottati sui privati, della ricerca delegata interamente all’industria, della medicina di base retrocessa a sistema burocratico amministrativo con tanto di tachipirina e vigile attesa.
Al pensiero unico piace vincere facile, difatti il nemico in questo caso identificato come assembramento di bruti, bestiale e incontrollato per via di istinti che la brava gente tiene sepolti, ignorante perché si permette di dubitare della scienza e dei competenti, quelli che ogni giorno si contraddicono, litigano tra loro cambiano parere, antidemocratici perché democrazia significa “fidarsi di chi sa” (citato qui: https://ilsimplicissimus2.com/2021/07/28/microcefali-e-maxiego/ ), corrisponde all’immagine che se ne sta costruendo da anni: il populista ringhioso e vendicativo, il sovranista velleitario e nazionalista, antropologicamente condannati a essere individui che si autoemarginano perché non possiedono le qualità dell’appartenenza al consorzio civile e che vanno discriminati per via del potenziale contagio dei loro veleni.
A volersi costituire come maggioranza e esercito a contrasto dell’ignoranza dei cittadini di serie B, ci sono quelli che confondono legittimità con la cieca obbedienza alle leggi, anche quando non possiedono i requisiti di rispetto dei diritti e della dignità degli individui uguali secondo la Costituzione, ci sono quelli che ripetono per sentito dire i paradigmi e gli slogan delle autorità, secondo una selezione dettata dalla notorietà televisiva della fonte, dal numero di like sotto i loro tweet, o dall’elementare perentorietà dei messaggi punitivi, dall’obbligo della mascherina, all’isolamento, al ricordati che devi morire del Piagnone a Palazzo Chigi.
Ci sono quelli che mai avrebbero l’ardire di contestare i competenti che stanno più su, ma nemmeno gli omologhi appartenenti alla stessa corporazione, salvo, si è visto, nel caso dei rissosi filosofi che hanno fatto proprio l’uso di ridicolizzare gli intellettuali “anomali” preferendo militare nelle file dell’élite, con i privilegi e le prebende che comporta, compresa la rivendicazione di valori e principi ripetuti come un mantra propiziatorio di consenso utile a riempire il vuoto di ideali e idee.
E ci sono quelli che si affidano all’oligarchia, dei decisori, dei tecnici, dei competenti, gli stessi che non ne imbroccano una, che sbagliano i presupposti, ma sono esonerati dalla verifica dell’efficacia di ipotesi e azioni, che se non hanno azzeccato una profezia danno la colpa dell’insipienza al configurarsi di un cigno nero imprevedibile e inaspettato, così come sgranerebbero un rosario nel mese mariano, come toccherebbero il cornetto appeso al collo sperando che combatta la malasorte, che si fanno iniettare un preparato come avrebbero bevuto la pozione dimagrante di Vanna Marchi. Una pozione prodigiosa però, perché li fa magicamente sentire nel giusto, sostenuti dal carapace degli slogan e dall’impalcatura dei luoghi comuni che hanno sostituito il bene comune.
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