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A mio parere nelle case deve arrivare la fibra, non il 5G. Il wireless in casa deve propagarsi a partire dal router connesso alla fibra. Non vi è alcun bisogno tecnico di avere il 5G in casa. Portare il 5G in casa è come parcheggiare l'auto in salotto per una ragione di "comodità". Il 5G in casa (l'unica ragione per cui sforare i 6 V/m in quanto fuori casa c'è il limite di 20 V/m) è una forma di consumismo fuori luogo, di bisogno indotto, di "sproloquio tecnologico" utile solo a vendere nuovi cellulari e a fare nuovi affari con contratti 5G inutili o ridondanti. Uno spreco che si scontra anche con varie difficoltà tecniche e pratiche (penetrazione problematica nelle mura domestiche, ostacoli e altro ancora, come la soglia massima di traffico dati e i costi elevati del 5G).
Ad esempio a scuola bisogna saper fare un buon impianto con la fibra e con il wireless derivato dalla fibra, allora sognano di portare nelle aule il 5G.
Quindi l'attuale manovra è una manovra delle lobby che andrebbe contrastata anche sul terreno dell'uso appropriato e consapevole delle tecnologie.
In questi mesi, con la didattica a distanza, sto battagliando con studenti che un tempo avevano il computer e oggi hanno solo il cellulare da 800 euro, convinti dalla pubblicità che il cellulare sia sempre migliore del PC. Stiamo regredendo, un tempo avevano il PC. Ma questo avviene grazie a spot come quello della pubblicità TIM: avete presente il luminare che con il 5G entra nella sala dove si compie l'operazione chirurgica? Quello spot fa apparire il 5G come la tecnologia senza la quale non è possibile quella cosa straordinaria. Come se la fibra non possa consentire le operazioni di telemedicina!
La ridondanza e la sovrapposizione fra la velocità della fibra e la velocità del 5G rischia di far smarrire le ragioni per cui usare in modo appropriato il 5G. E usare il 5G nei centri urbani, per entrare dentro abitazioni e uffici con queste connessioni velocissime, è una cosa che non ha senso da un punto di vista tecnologico. Ma ha un senso ben preciso da un punto di vista commerciale: fare affari.
Sto vedendo sapienti operazioni pubblicitarie condotte a colpi di tecnologia usata in modo improprio. Un uso improprio che non promuove certo un approccio consapevole e critico alla tecnologia.
Ci sono manipolazioni della cultura di massa.
Occorre rispondere.
Senza produrre cultura critica lasciamo un ampio spazio alla dilagante platea dei complottisti anti-5G e alla demagogia antiscientifica di chi scredita e deforma le giuste perplessità che il 5G suscita.
Quando trent'anni fa fondammo PeaceLink avevamo ben chiaro che la telematica era una rivoluzione e al tempo stesso avevamo chiarissimo il nostro compito, che non era quello di celebrare la straordinaria potenza della tecnologia ma di creare uno spazio di libertà, di empowerment sociale e di consapevolezza critica.
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