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Chi meglio di ammiratori troppo entusiasti o di semplici adulatori può evidenziare le ragioni per cui l’oggetto di venerazione, lungi dal meritare gli elogi che gli vengono troppo generosamente tributati, è invece altamente tossico? Probabilmente nessuno. L’esempio più recente di questa verità ce l’ha regalato la solenne eulogia scritta per i primi cento giorni di Joe Biden alla presidenza da Jonathan Chait per la sua rubrica (“The National Interest”) sul New York, il magazine concorrente del New Yorker – e altrettanto liberal. “Durante i primi cento giorni della presidenza di Joe Biden – scrive Chait – i Repubblicani si sono resi conto che l’uomo che il loro portabandiera scherniva come Sleepy Joe è un formidabile avversario. E la qualità che lo ha reso così efficace fino a questo punto è – ebbene sì – la sua sonnolenza”.
Nella sua comunicazione pubblica, Biden ha ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo: le sue interviste sono rare e per lo più prive di notizie. La sua retorica non solo manca di qualità galvanizzanti, è decisamente sedativa. E se i Repubblicani non hanno alcuna possibilità di fermare Biden è perché li sta annoiando a morte. Ricordate il suo discorso inaugurale? Egli ha esortato il suo Paese all’unità, a “smettere di gridare” e “abbassare la temperatura”, ma subito dopo ha portato avanti politiche drastiche, ha operato scelte drammatiche, a suo dire per riparare dei mali antichi. “La politica – disse – non deve essere un fuoco violento che distrugge ogni cosa sul suo cammino. Ogni disaccordo non deve essere motivo di una guerra totale”. Ma l’azione è andata esattamente nella direzione opposta. Un cinico, suggerisce Chait, può sospettare che la visione idealistica e “rilassata” del presidente, in cui tutti si mettono tranquilli mentre lui firma una serie di leggi che comportano spese a 13 cifre, contenga più di un pizzico di quella che in Italia chiamiamo “paraculaggine”. Ebbene, confessa il Nostro, “questa è un’ipotesi terribilmente stanca da fare su Saintly Joe Biden [come lo ha recentemente definito Donald Trump, ndr]. Ma quel sospetto non sarebbe completamente sbagliato. In un certo senso, è proprio questo il punto”.
In altre parole, il messaggio – e il succo di tutto il ragionamento – è il seguente: cari conservatori e libertari, Joe l’Assonnato, aka Saintly Joe Biden, con l’aria di chi è del tutto incapace di qualsiasi cinismo e malevolenza, ha praticamente fottuto tutti voi (perdonate il francesismo) e soprattutto la vostra idea dell’America.
E infatti, appena terminato il pistolotto sull’unità, ecco sfornate più di 60 azioni esecutive, inclusi 40 ordini esecutivi – un record moderno. Nel suo primo giorno in carica, Biden ha praticamente ribaltato la policy di Trump sul Messico (“Remain in Mexico”), che richiedeva ai richiedenti asilo di fare domanda prima di entrare negli Stati Uniti. Questo singolo cambiamento ha essenzialmente creato la peggiore crisi dei confini negli ultimi due decenni.
Poi Biden ha pensato bene di prendere di mira la vita dei nascituri, la libertà religiosa e le famiglie tradizionali, senza trascurare le questioni legate all’identità di genere e il servizio militare dei transgender. Inoltre, ça va sans dire, la sua amministrazione si è affrettata a rientrare nell’accordo di Parigi, che come è noto rimane legalmente non vincolante per i principali inquinatori mondiali, come Cina e India. Per non parlare dell’attacco al Secondo Emendamento, declassando il diritto a detenere armi a un’emergenza di salute pubblica, in pratica un’epidemia di violenza armata (“a gun violence public health epidemic”). “Promettendo unità”, scrive Ted Harvey, presidente di un Comitato anti-Biden, su American Thinker, “Biden ha invece deciso di minare la Costituzione degli Stati Uniti, il documento più formativo della nostra nazione”. “I primi 100 giorni di Biden sono stati disastrosi”, scrive Harvey, e quel che è peggio la sua presidenza “è stata antiamericana, con i Democratici che ancora una volta non sono riusciti a proteggere i nostri confini”. Gli americani, conclude Harvey, meritano molto, molto di più: “Un’onda rossa nel 2022 e un drastico cambio di leadership nel 2024”.
Inutile dire che qualsiasi cosa faccia, a Biden non manca mai il plauso incondizionato dei media mainstream. I notiziari come la Cnn lo lodano per aver trasformato l’America in un “leader globale” nella guerra al Covid-19, ma la verità è che è stata l’operazione Warp Speed, lanciata da Trump, a garantire la vaccinazione di massa di cui oggi beneficiano gli americani. “L’amministrazione Biden – denuncia Harvey – ha ereditato lo sviluppo dei vaccini e un’economia in ripresa, ma quelli della Cnn accreditano solo ai loro alleati democratici queste opportunità”.
Ovviamente le cose stanno esattamente così. Per riallacciarci all’eulogia di Jonathan Chait, segnaliamo che oggi è venuto fuori che quasi il 75 per cento in meno di americani ha seguito il discorso del presidente Joe Biden a una sessione congiunta del Congresso mercoledì scorso, rispetto al primo discorso del suo predecessore nel 2017. Per l’esattezza, 11,6 milioni di spettatori. Il confronto con Trump è impietoso: durante la sua presidenza, Trump ha ricevuto questi numeri: 2017: 48 milioni; 2018: 46 milioni; 2019: 46,8 milioni; 2020: 37,2 milioni. Nonostante la noia, insomma, o meglio proprio grazie ad essa, i primi cento giorni della presidenza Biden, come recita il titolo del pezzo di Chait, hanno ridisegnato l’America.
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