sabato 1 maggio 2021

Che lo vogliate o no, il passaporto vaccinale sta diventando una realtà

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Corona pass.

Adesso si chiama così

Quando ai piani alti qualcosa deve essere conclusa, viene conclusa

Che ti piaccia o no

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Chi di voi si ricorda la storia della “Costituzione Europea”? Qualcosa che non era scesa giù ad alcuni abitanti, e non era passata con l’unanimità. Strade diverse e stessa sostanza, si è arrivati alla approvazione ed applicazione di quello che ricordiamo come il Trattato di Lisbona.

Questa è stata una delle prime cose che mi è venuta in mente appena ho letto del Corona-Pass. Perché dall’altro lato ci vengono tirate addosso informazioni che, a prima vista, dovrebbero farci tirare un sospiro di sollievo, come questa:

Una fortuna, vero? Non è proprio così. Non si è mai detto che la cosa non verrà fatta, semplicemente servono alcuni accorgimenti per renderla tollerabile da un punto di vista legislativo. Da ripetere che legale non è necessariamente giusto, equo, valido?

Passaporto vaccinale : realtà o finzione?

Un estratto :

 

  1. Incoraggiare i media e i professionisti del settore sanitario a tutti i livelli a fornire al pubblico informazioni efficaci, trasparenti e obiettive, per contrastare le informazioni false e fuorvianti, coinvolgendo anche le piattaforme social e le aziende tecnologiche.

  2. Allineare e integrare la vaccinazione nelle agende globali in materia di sanità e sviluppo, mediante una nuova agenda 2030 in materia di vaccinazione.

Riassuntino?
Tanti soldi immessi in questo settore, per garantire un lauto guadagno a chi produce, ed anche incoraggiare i media a parlare di quanto sono belle le vaccinazioni. Creiamo constantemente dati sull’efficacia, a prescindere se poi abbiamo dati meno buoni o da non pubblicare, a noi interessano solo dati su quanto sono belli ed importanti. Sistemi di sorveglianza efficace, che inciderà sulla vita di tutti, e combattere le cause all’origine della riluttanza.
Quali siano non è dato saperlo, ma è chiaramente qualcosa da eliminare

Quando si parla di complotti, e di cose strane e oscure, pensate a questo: non è niente di oscuro, niente di strano. Immaginiamole come delle multinazionali, delle aziende con il loro business plan: come già detto più volte, noi siamo tutto sommato assets da gestire.
Studi di fattibilità: vediamo come reagisce la popolazione, vediamo come la intendono i garanti della privacy, facciamo diverse prove, magari cambiamo anche il nome.

 

Anche questa situazione era stata prevista, proprio per quest’anno. Le coincidenze della vita, o un semplice business plan?

Per leggere l’intero documento, lo trovate in quell’articolo sul passaporto vaccinale datato ottobre 2019, scritto dopo il Global Vaccination Summit di Settembre dello stesso anno.

L’assurdità del corona pass

A volte, basta una immagine

Un certificato che attesta la presenza di anticorpi, non vale
Un certificato che attesta la vaccinazione, cosa ben diversa da immunizzazione, va bene.
Da un lato mi sta anche bene: conosciamo meno di quanto pensiamo il sistema immunitario, e la presenza o assenza di anticorpi non necessariamente è legata alla malattia o alla immunizzazione. Dall’altro lato, stride fortemente con il buonsenso: come possiamo assicurarci che la vaccinazione ci protegga, per rimanere nel discorso meccanicista, senza un certificato di avvenuta immunizzazione?
Sapendo le tante difficoltà su questi nuovi trattamenti, è semplicemente grottesco. Non ho intenzione di commentare ulteriormente la questione del Pass, perché è un insulto alla mia intelligenza.

Essere positivi al tampone non è essere contagiosi : ecco perché!

 

Questo CoronaPass sarà valido per 72 ore anche con un tampone negativo, che ti consente di andare nei locali nei musei, una rinascita insomma. La domanda sociale che può essere conseguenziale a questo è: tamponi gratuiti. Cosa nasconde questa pretesa, che apparentemente è valida? Significa riconoscere un non metodo di diagnosi come tale, significa conformarsi alla medicina del complesso tecno industriale, significa rinunciare anche soltanto all’eventualità che esistano altri modi per risolvere la questione.
Nel frattempo, godiamoci pure questo Pass in Valle d’Aosta prima che venga promulgato nelle altre regioni a statuto speciale, e poi chissà.

Tutto questo, al solito, parole al vento.

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