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Afghanistan: Usa e Nato tornano a casa ammettendo il fallimento della missione
Dal primo maggio comincia il ritiro dei militari #USA e dei loro alleati #NATO.
Volevano vincere una #guerra ma dopo vent'anni tornano indietro ammettendo il fallimento.
Come in #Vietnam.
E per di più la Corte Penale Internazionale (CPI) dell'Aia ha aperto un'inchiesta per i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi da militari americani in Afghanistan. Proprio quelli che avrebbero dovuto portare la libertà e la democrazia.
La propaganda di un tempo si è appannata e in questo video potrete ascoltare come gli stessi americani ritengano dannosa e controproducente quella missione militare che doveva cambiare l'Afghanistan.
Questo ritiro dall'Afghanistan dà ragione a chi, come noi, che a quella guerra ci siamo sempre opposti.
E dà torto a quella sinistra di governo, guidata da Massimo D'Alema, che dopo il Kosovo decise di mettere l'elmetto anche per questa guerra.
Le ricordiamo ancora quelle parole che invitavano i pacifisti a schierarsi dalla parte della missione militare in Afghanistan.
Riferendosi ai pacifisti, D'Alema affermò che avrebbero dovuto sentirsi "orgogliosi di un governo che si batte internazionalmente anche con i suoi alleati per dire che così si compie la pace in Afghanistan. Venire via non aiuta a costruire la pace". E aggiunse: "Il modo in cui si discute dell'Afghanistan non rende onore al nostro paese".
Fummo messi nell'angolo e additati come amici dei talebani solo perché dicevamo le stesse cose e sostenevamo le stesse ragioni per cui oggi ci si ritira da questa guerra, considerata un fallimento e costata all'Italia in vent’anni, oltre a 53 soldati uccisi, la bellezza di 8,5 miliardi di euro. Lo dice l'Osservatorio Milex.
Quando oggi si discute del perché il movimento pacifista sia stato depotenziato e disgregato, dovremmo ricordarci quegli anni in cui si è consumata la scelta scellerata di mettere l'elmetto alla sinistra di governo, di mutarne gli ideali originari e di affondare il movimento pacifista.
E adesso siamo alla ritirata da una guerra di morti e di propaganda duranta vent'anni.
Una guerra di propaganda, proprio così.
Si è scoperto infatti, da parte dell'Ispettore Generale Speciale per la Ricostruzione Afghana (SIGAR), che tutti i progressi nella ricostruzione o nello sviluppo dell'Afghanistan semplicemente non esistono, nonostante i più di 100 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti in questa impresa.
Lo scorso 14 aprile si è riunito il Consiglio Atlantico per deliberare la storica decisione del ritiro dall’Afghanistan. Con un imbarazzato comunicato si ammette il fallimento e si afferma testualmente: "Riconoscendo che non esiste una soluzione militare alle sfide che l’Afghanistan deve affrontare, gli alleati hanno stabilito che inizieranno il ritiro delle forze della Missione “Resolute Support” entro il 1 ° maggio.”
Scrive Domenico Gallo delle cose che tutti dovremmo tenere a mente.
«Abbiamo fallito», ha dichiarato nel 2014 John Sopko, ispettore speciale per l’Afghanistan del governo statunitense, sottolineando come, a fronte di oltre 7 miliardi di dollari stanziati per la lotta al papavero, i campi abbiano raggiunto un’estensione di oltre 300 mila ettari. Pari a 400 mila campi da football Usa.
E' diventata questione molto delicata quella del coinvolgimento di militari Nato nel traffico di eroina dall’Afghanistan.
L’intervento sovietico si risolse in un disastro politico e militare anche per l’interferenza degli Stati Uniti che armarono una sorta di internazionale di combattenti islamici arruolati dall’Arabia Saudita con a capo un personaggio che poi sarebbe divenuto famoso, Bin Laden. Quando nel 1989 le truppe sovietiche lasciarono l’Afghanistan si scatenò l’offensiva degli studenti coranici (i talebani), ancora una volta appoggiati dagli Stati Uniti, che nell’aprile del 1992 travolsero il governo laico di Najibullah, instaurando uno dei regimi più oscuri che si siano mai visti sulla faccia della terra.
In Afghanistan gli Stati Uniti hanno combattuto uno dei capitoli più assurdi della guerra fredda scatenando una guerra per procura contro l’Unione sovietica, col risultato di trovarsi, a loro volta impantanati per vent’anni in una guerra contro quelle forze infernali che, da apprendisti stregoni, essi stessi avevano evocato".
Quindi ciò che gli Stati Uniti sono andati a combattare sono gli stessi uomini che avevano armato e addestrato. Prima venivano chiamavati "combattenti per la libertà". Dopo quegli stessi venivano definiti "terroristi".
Scrive Domenico Gallo: "Quanto sangue è stato profuso, quante sofferenze, quante distruzioni sono state provocate inutilmente prima che si ponesse fine alle insensate avventure del Vietnam e dell’Afghanistan?"
Un'analisi dei gruppi nel conflitto afghano è in questa lunga ricerca https://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMISS/Pubblicazioni/Documents/56992_BERTOLOTTpdf.pdf
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