Innanzitutto grazie a Fedez che ha avuto il coraggio e la determinazione di difendere con lucidità il diritto di espressione che appartiene a noi tutti. E grazie anche per aver diffuso il video della conversazione dalla quale emerge come funziona “il sistema” al quale dovremmo adeguarci.
A Fedez succede quello che poche settimane fa, sia pure per molto meno, è successo a Riccardo Cristello, al quale è stato confiscato il diritto di postare su facebook l’invito a guardare una fiction che racconta dei danni alla salute e all’ambiente provocati da un’industria siderurgica non diversa dall’ex-ILVA di Taranto.
Riccardo, che all’ex ILVA ci lavorava da 21 anni, è stato licenziato perché “non ha voluto chiedere scusa”, non si è adeguato al sistema.
Nel nostro paese ci sono artisti e intellettuali che non si piegano. Come Fedez ieri, anche Richy Tognazzi e Simona Izzo, anche Sabrina Ferilli e tutto il cast della fiction Svegliati amore mio, hanno manifestato con decisione nei giorni scorsi per la difesa del diritto di espressione. E questa è una buona notizia.
Ma quello che colpisce della vicenda di ieri è il contesto nel quale si è prodotta, ovvero il concertone del 1° Maggio organizzato da Cgil, Cisl e Uil. Esattamente la riproduzione plastica del sistema al quale Fedez è stato invitato ad adeguarsi: tutti i partiti nessuno escluso, Cgil, Cisl e Uil, la televisione di Stato, con le grandi imprese a fare da sponsor dell’evento.
Un regime compatto fatto di tanti attori che quotidianamente ci rappresentano una finta conflittualità, recitando un copione che deve darci la sensazione del pluralismo, della lotta tra diverse posizioni e nascondere così la loro evidente complicità.
Solo qualche giorno fa deputati e senatori, praticamente all’unanimità, hanno dato il via libera al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza senza neanche averlo letto e chi era all’opposizione ha pensato bene di astenersi (mica votare contro!).
Alla fine a votare contro è rimasta una sparuta pattuglia di parlamentari, mentre le due Camere hanno approvato il super piano di rilancio da più di 200 miliardi e il pacchetto di riforme gravi e importanti in esso contenuto (tra cui giustizia, appalti, concorrenza, ecc.) senza uno straccio di discussione ma semplicemente genuflettendosi alle scelte di Draghi e del gruppo ristretto di ministri che costituiscono il vero governo in carica.
La denuncia di Fedez dal palco del 1° Maggio richiama alla presenza di forze omofobe nella maggioranza di governo, argomento evidentemente tabù perché rischia di incrinare la scelta di garantire una maggioranza unanime al nuovo governissimo. E per questo dai telegiornali e dalla stampa di regime scompaiono le contestazioni del 25 aprile a Porta san Paolo (come si fa a celebrare il giorno della liberazione se poi si governa con i fascisti?).
Anche le manifestazioni dei lavoratori Alitalia, che da settimane attraversano le vie del centro di Roma, vengono sistematicamente oscurate. Accendere i riflettori su quella vicenda costringerebbe i partiti di governo a prendere posizione sulla UE e si aprirebbero contraddizioni.
Se l’argomento semplicemente non c’è perché i media lo ignorano, Draghi potrà agire indisturbato nella decisione di cancellare la compagnia di bandiera e consegnare il trasporto aereo alle grandi aziende europee.
Il palco di Cgil, Cisl e Uil ci racconta del regime nel quale hanno trascinato questo paese. Non ci ha mai convinto l’idea che una giornata di lotta quale è il Primo Maggio dovesse essere occupata da una maratona artistica.
Ora che è manifesto che anche la kermesse è sovradeterminata, controllata, irreggimentata, il re è definitivamente nudo.
Si chiama sistema e ne fanno parte partiti, aziende e sindacati di regime. Se non vuoi adeguarti, adesso è ancora più chiaro da che parte stare.
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