Invitalia, la società pubblica “per attrarre investimenti” creata dal governo D’Alema nel 1999 ma diventata tale solo nel 2008, afferma di avere contatti con “nove potenziali acquirenti” ma solo a fine luglio sarà in grado di fornire maggiori dettagli.
Che la Whirlpool stia giocando sporco emerge da molti dettagli.
Ultimo in ordine di tempo è quanto denunciato dal presidente dell’Autority Antitrust, Roberto Rustichelli, il quale ha sottolineato come la multinazionale statunitense stia agendo per privilegiare gli impianti nell’est Europa avvantaggiandosi di un cuneo fiscale e contributivo più basso rispetto all’Italia definendolo un caso paradigmatico di dumping sociale ai danni dell’industria italiana.
Gli operai dello stabilimento Whirlpool di via Argine venerdi sono usciti dalla fabbrica in corteo dopo aver convocato un’ora di sciopero a causa del nulla di fatto del tavolo di giovedi a Roma, e si sono diretti in strada.
Percorrendo via Argine hanno raggiunto via delle Repubbliche marinare.
I lavoratori hanno provato a quel punto ad entrare in autostrada dall’ingresso di via delle Repubbliche marinare, ma sono stati fermati da un cordone di agenti di polizia che hanno impedito loro di occupare l’autostrada, come è invece accaduto durante altre manifestazioni, in passato.
Gli operai chiedono il rispetto degli accordi sottoscritti tra la multinazionale americana e il governo nell’ottobre 2018, “Soluzioni concrete” per salvaguardare i livelli occupazionali. Se davvero la fabbrica, così come prospettato dall’azienda, dovesse chiudere il prossimo 31 ottobre, resterebbero senza lavoro circa 430 operai.
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