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Pochi
giorni fa è ricaduto il terzo anniversario della morte di Paolo
Villaggio, il visionario artista che ha dato vita al tragicomico
personaggio di Fantozzi, il ragioniere più famoso d’Italia nonché eroe
della mediocrità. Tutti amano Fantozzi ma non tutti sanno che quel
personaggio era il frutto del genio visionario di colui che lo aveva
ideato e che dietro ogni sua macchietta si nasconde una realtà nuda e
cruda.
L’Intellettuale Dissidente, noto blog divenuto punto di riferimento
di quei cittadini che non si riconoscono nella visione globalista del
mondo e mia fonte di ispirazione personale, lo celebra con un
meraviglioso articolo in cui lo definisce: “Tesoro dell’ironia
nazionale”, disegnandolo come un amatissimo poveretto che ha incarnato
la quintessenza delle disgrazie, dei vizi, delle miserie della piccola
borghesia italiana, oltre che dell’inferiorità congenita, della
codardia, della sfiga, del servilismo, della goffaggine, dell’ignoranza,
della meschinità, dell’impiegatismo brutto, dell’arrivismo, delle
cambiali e della televisione, pur riuscendo tuttavia a conservare
un’immensa simpatia di fondo.
Ebbene sì, Fantozzi ci è simpatico perché quel mondo selvaggio che è
tanto crudele con lui in fin dei conti è il nostro stesso mondo;
quell’inferno insaziabile perfettamente incarnato dalla figura
mitologica della “Megaditta”, l’immane mostro aziendale nel quale il
ragioniere ed altre migliaia di dipendenti non solo lavorano, ma
consumano le loro vite nel corpo e nell’anima.
La Megaditta può essere paragonata sia al frutto dell’immaginazione
di Villaggio, una creatura cioè fatta di piani, ascensori e portieri
armati di mitra dove si praticano punizioni corporali; sia alla società
moderna dove si parla inglese, o un osceno miscuglio di inglese e
italiano per impiegati “smart”, dove si è costituito ed è cresciuto un
sistema che non è solo “multi” ma anche e soprattutto “sovranazionale”;
un potere che supera quello dei vecchi Stati e che opera ovunque gli
sembri conveniente. Un sistema insaziabile di profitto e non
riconducibile più a nessuna precisa posizione geografica o bandiera. Una
società dove con il pretesto di un’ipocrita uguaglianza si elimina
qualsiasi tipo di differenza in modo da creare il docile consumatore
perpetuo, e realizzare l’aspirazione del Fantozzi che è in ognuno di
noi: diventare un buon “dipendente fedele”.
Grazie all’Intellettuale Dissidente per averci regalato questo spaccato memorabile.
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