giovedì 22 agosto 2019

Una penosa crisi di governo ne prepara un altro peggiore. Non faremo sconti.


Adesso o lo attende il calvario dei decaduti o “scatena” le sue piazze. Ma su questa seconda ipotesi nutriamo seri dubbi. I governatori leghisti e gli industrialotti preferiscono stare o influenzare il governo affinché faccia i loro interessi non, i like.
Contestualmente, questa pazza crisi di agosto conferma anche il bassissimo senso di qualità, progettualità e autonomia dei governi nel nostro paese. Un livello ormai talmente regredito che ha fatto apparire il premier Conte (che pure ha firmato tutte le leggi fino a metà agosto) come uno statista ed ha addirittura permesso a Renzi di riemergere come leader politico.
Il M5S si rimette una costola, tiene un profilo basso, ma rivela la pochezza della sua leadership pronta a cambiare forno passando dalla Lega al Pd.
Infine si conferma come le decisioni strategiche sulle priorità del paese non vengano prese nelle aule parlamentari o a Palazzo Chigi, ma nel combinato disposto tra Quirinale, Commissione Europea, investitori nei mercati finanziari.

Restano fuori, come sempre, le priorità per lavoratori e lavoratrici, precarie e disoccupati, migranti e giovani. Anzi, lo scenario che si annuncia sulla Legge di Bilancio in autunno prevede un governo, anche con “contratto a tempo”, che sappia gestire comunque l’adeguamento delle scelte economiche ai vincoli dell’obbligo di bilancio e ai parametri di Bruxelles.
Nella società crescono, si intersecano e si alimentano tra loro disillusione, rabbia, frustrazione per le aspettative tradite che trovano sfogo, per ora, solo nella regressione razzista e fascistoide alimentata e legittimata in questi mesi dall’alto, o nelle devianti iniziative contro una “casta politica” ormai già abbondantemente depotenziata rispetto al passato.
Proprio per queste ragioni riteniamo che vada riposto e perseguito con forza il terreno di una rappresentanza politica indipendente dei settori sociali e delle forze che perseguono una alternativa di sistema, di priorità e di rapporti sociali rispetto al desolante e inquietante scenario che ci si presenta davanti. Uno scenario dal quale non si sottrae e non si può sottrarre la visione del mondo e della società del Pd e dei suoi portatori d’, pronti ad accorrere.
Con alla testa del paese questa classe dirigente, che oscilla tra l’avventurismo e la totale subalternità ai poteri forti interni ed euroatlantici, non c’è futuro né tanto meno ci sono soluzioni credibili.
Noi la sfida per cambiare le cose l’abbiamo accettata diciotto mesi fa e intendiamo agirla fino in fondo, senza velleitarismo, ma senza fare sconti a nessuno.
Non intendiamo in alcun modo dimenticare che tutte le forze politiche – dal Pd alla Lega a Forza Italia – hanno sottoscritto nel 2011 la modifica in Costituzione dell’art.81 con l’introduzione del pareggio di bilancio che ha messo un cappio intorno al collo ad un welfare già agonizzante. Con la manovra di bilancio ci toccherà risentire la solita cantilena ipocrita de “i soldi non ci sono, l’Europa ci chiede di stringere la cinta”, e lo faranno ancora una volta sulle e contro le pensioni, la sanità, il reddito, il salario minimo.
Se ci chiedessero oggi quali sarebbero per Potere al Popolo le misure immediate per un governo di cambiamento, queste sarebbero l’abolizione del Decreto sicurezza bis e delle leggi Minniti e Bossi-Fini, abolire il jobsact e ripristinare l’articolo 18, non  fare il TAV e stoppare l’autonomia differenziata, preparare un cambiamento radicale della politica economica sociale e ambientale.
Diversamente non ci sarebbe alcuna discontinuità con il passato, ma anzi la continuazione delle politiche liberiste e di distruzione dei diritti finora perseguite da tutti i governi che si sono succeduti. E non si cambia se si continua ad accettare la logica nefasta del male minore, fondata su una paura della destra reazionaria che l’ha solo fatto crescere.
È necessaria un’alternativa di fondo a tutta la politica che finora, con diversi schieramenti, ha dominato il paese e PaP è nato per costruire questa alternativa, nel paese, nelle lotte, in eventuali elezioni. Noi non abbiamo paura.
Nelle prossime settimane Potere al Popolo sarà in campo per ridare dignità al lavoro e ai lavoratori e per sostenere con forza la redistribuzione delle ricchezze a fronte di disuguaglianze sociali diventate insopportabili.
Potere al Popolo!

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