Il
penoso spettacolo offerto da Salvini al Senato conferma come il
pericolo rappresentato dal leader della destra fosse stato ampiamente
sopravvalutato e con fini strumentali dal Pd o dal partito de La Repubblica.
Adesso
o lo attende il calvario dei decaduti o “scatena” le sue piazze. Ma su
questa seconda ipotesi nutriamo seri dubbi. I governatori leghisti e gli
industrialotti preferiscono stare o influenzare il governo affinché
faccia i loro interessi non, i like.
Contestualmente,
questa pazza crisi di agosto conferma anche il bassissimo senso di
qualità, progettualità e autonomia dei governi nel nostro paese. Un
livello ormai talmente regredito che ha fatto apparire il premier Conte
(che pure ha firmato tutte le leggi fino a metà agosto) come uno
statista ed ha addirittura permesso a Renzi di riemergere come leader
politico.
Il
M5S si rimette una costola, tiene un profilo basso, ma rivela la
pochezza della sua leadership pronta a cambiare forno passando dalla
Lega al Pd.
Infine
si conferma come le decisioni strategiche sulle priorità del paese non
vengano prese nelle aule parlamentari o a Palazzo Chigi, ma nel
combinato disposto tra Quirinale, Commissione Europea, investitori nei
mercati finanziari.
Restano
fuori, come sempre, le priorità per lavoratori e lavoratrici, precarie e
disoccupati, migranti e giovani. Anzi, lo scenario che si annuncia
sulla Legge di Bilancio in autunno prevede un governo, anche con
“contratto a tempo”, che sappia gestire comunque l’adeguamento delle
scelte economiche ai vincoli dell’obbligo di bilancio e ai parametri di
Bruxelles.
Nella
società crescono, si intersecano e si alimentano tra loro disillusione,
rabbia, frustrazione per le aspettative tradite che trovano sfogo, per
ora, solo nella regressione razzista e fascistoide alimentata e
legittimata in questi mesi dall’alto, o nelle devianti iniziative contro
una “casta politica” ormai già abbondantemente depotenziata rispetto al
passato.
Proprio per queste ragioni riteniamo che vada riposto e perseguito con forza il terreno di una rappresentanza politica indipendente dei settori sociali e delle forze che perseguono una alternativa di sistema,
di priorità e di rapporti sociali rispetto al desolante e inquietante
scenario che ci si presenta davanti. Uno scenario dal quale non si
sottrae e non si può sottrarre la visione del mondo e della società del
Pd e dei suoi portatori d’, pronti ad accorrere.
Con
alla testa del paese questa classe dirigente, che oscilla tra
l’avventurismo e la totale subalternità ai poteri forti interni ed
euroatlantici, non c’è futuro né tanto meno ci sono soluzioni credibili.
Noi
la sfida per cambiare le cose l’abbiamo accettata diciotto mesi fa e
intendiamo agirla fino in fondo, senza velleitarismo, ma senza fare
sconti a nessuno.
Non
intendiamo in alcun modo dimenticare che tutte le forze politiche – dal
Pd alla Lega a Forza Italia – hanno sottoscritto nel 2011 la modifica
in Costituzione dell’art.81 con l’introduzione del pareggio di bilancio
che ha messo un cappio intorno al collo ad un welfare già agonizzante.
Con la manovra di bilancio ci toccherà risentire la solita cantilena
ipocrita de “i soldi non ci sono, l’Europa ci chiede di stringere la
cinta”, e lo faranno ancora una volta sulle e contro le pensioni, la
sanità, il reddito, il salario minimo.
Se
ci chiedessero oggi quali sarebbero per Potere al Popolo le misure
immediate per un governo di cambiamento, queste sarebbero l’abolizione
del Decreto sicurezza bis e delle leggi Minniti e Bossi-Fini, abolire il
jobsact e ripristinare l’articolo 18, non fare il TAV e stoppare
l’autonomia differenziata, preparare un cambiamento radicale della
politica economica sociale e ambientale.
Diversamente
non ci sarebbe alcuna discontinuità con il passato, ma anzi la
continuazione delle politiche liberiste e di distruzione dei diritti
finora perseguite da tutti i governi che si sono succeduti. E non si
cambia se si continua ad accettare la logica nefasta del male minore,
fondata su una paura della destra reazionaria che l’ha solo fatto
crescere.
È
necessaria un’alternativa di fondo a tutta la politica che finora, con
diversi schieramenti, ha dominato il paese e PaP è nato per costruire
questa alternativa, nel paese, nelle lotte, in eventuali elezioni. Noi
non abbiamo paura.
Nelle
prossime settimane Potere al Popolo sarà in campo per ridare dignità al
lavoro e ai lavoratori e per sostenere con forza la redistribuzione
delle ricchezze a fronte di disuguaglianze sociali diventate
insopportabili.
Potere al Popolo!
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