Via alle consultazioni. Dopo che il premier Giuseppe Conte ha ufficializzato le sue dimissioni davanti al Capo dello Stato, oggi i partiti cominciano a salire al Colle. Sergio Mattarella
vedrà i vari esponenti delle forze politiche e cercherà di capire se ci
sono le basi (e soprattutto i numeri) per sostenere una nuova
maggioranza o se è maggioritaria la volontà di andare a elezioni
anticipate. I segnali che arrivano dal Quirinale sono
molto chiari: non sarà il presidente della Repubblica a convincere i
partiti e le nuove alleanze non saranno sua iniziativa, ma soprattutto
chiunque si presenterà per guidare il Paese dovrà proporre “un progetto
serio e stabile”. Altrimenti, l’alternativa più credibile è quella di
avere un governo tecnico che porti alle elezioni nel giro di pochi mesi:
in ogni caso non sarà il governo gialloverde a gestire l’eventuale fase
elettorale. Una delle poche certezze è che questa volta Mattarella non
concederà lo stesso tempo di un anno fa, quando Lega e M5s ci misero
quasi tre mesi per arrivare alla nascita del governo gialloverde. La
strada quindi è molto stretta e, secondo le ricostruzioni, è difficile
che questa volta il presidente possa concedere la carta degli incarichi esplorativi.
I 5 punti Zingaretti per verificare se c’è una maggioranza –
Gli incontri si svolgeranno in due giorni: si inizia con i partiti minori e si chiude con gli ex soci di governo. Fondamentale, stando anche ai contatti di questi giorni, saranno i colloqui con il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Una parte del Pd, i renziani soprattutto, hanno già dato la loro disponibilità e i 5 stelle sembrano possibilisti. Il problema fondamentale rimangono le tensioni interne: sia tra i due avversari storici, ma anche all’interno degli stessi gruppi. Il segretario dem Nicola Zingaretti ieri è stato chiaro e dopo il discorso di Conte all’Aula lo ha accusato di “autoassolversi” per un’esperienza che comunque è, secondo lui, “fallita”. E oggi il segretario è andato oltre proponendo cinque punti di trattativa ai 5 stelle: “Appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo vasto della sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti”. Il documento del segretario è stato approvato per acclamazione, all’unanimità. “Abbiamo la responsabilità e il dovere di verificare se esiste una nuova maggioranza parlamentare. Serve un Governo forte: chiarezza e nessuna confusa ammucchiata”, ha ripetuto Zingaretti ai suoi.
M5s: “Noi primo partito, parliamo domani. Compatti con Di Maio” – Un
svolta, quella di Zingaretti e del Pd, che i 5 stelle per il momento
non commentano. In queste ore riceviamo appelli da più parti, il M5S
coglie dunque l’occasione per ricordare a tutte le forze politiche di
essere il primo partito in Parlamento, con una propria maggioranza
relativa. Domani, al termine delle consultazioni, comunicheremo le
nostre valutazioni. Questo è il momento del rispetto delle istituzioni”,
recita un comunicato dei 5 stelle, diffuso solo pochi minuti dopo
l’approvazione da parte dei dem dell’odg di Zingaretti. E proprio il
faccia a faccia con Mattarella potrebbe cambiare le carte in tavola.
Anche per questo motivo nel primo giorno di consultazioni i capigruppo
del M5s Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli
hanno diffuso una nota per spiegare che “si affideranno alla volontà
del presidente Sergio Mattarella che segnerà la strada da seguire dopo
che Matteo Salvini ha aperto un’assurda crisi di
governo in pieno agosto. Il MoVimento è unito e compatto intorno al capo
politico Luigi Di Maio. Siamo un monolite. E adesso siamo concentrati
sulle consultazioni”.
I 5 punti Zingaretti per verificare se c’è una maggioranza –
Gli incontri si svolgeranno in due giorni: si inizia con i partiti minori e si chiude con gli ex soci di governo. Fondamentale, stando anche ai contatti di questi giorni, saranno i colloqui con il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Una parte del Pd, i renziani soprattutto, hanno già dato la loro disponibilità e i 5 stelle sembrano possibilisti. Il problema fondamentale rimangono le tensioni interne: sia tra i due avversari storici, ma anche all’interno degli stessi gruppi. Il segretario dem Nicola Zingaretti ieri è stato chiaro e dopo il discorso di Conte all’Aula lo ha accusato di “autoassolversi” per un’esperienza che comunque è, secondo lui, “fallita”. E oggi il segretario è andato oltre proponendo cinque punti di trattativa ai 5 stelle: “Appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo vasto della sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti”. Il documento del segretario è stato approvato per acclamazione, all’unanimità. “Abbiamo la responsabilità e il dovere di verificare se esiste una nuova maggioranza parlamentare. Serve un Governo forte: chiarezza e nessuna confusa ammucchiata”, ha ripetuto Zingaretti ai suoi.
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