Monsignor
Wesolowski, 66 anni, polacco, è stato nunzio apostolico a Santo
Domingo. E' il più alto in grado mai indagato in Santa Sede per abusi
sessuali. Bergoglio lo aveva richiamato a Roma nel 2013 proprio in
seguito alle accuse di violenze su minori emerse nella capitale della
Repubblica Dominicana. Anche l'Onu aveva chiesto di intervenire. L'uomo è
agli arresti domiciliari.
Un fulmine a ciel sereno in Vaticano. Agli arresti domiciliari l’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, monsignor Jozef Wesolowski, condannato in primo grado alla dimissione dallo stato clericale dalla Congregazione per la dottrina della fede per gravi reati di pedofilia. L’arresto dell’ex diplomatico della Santa Sede, annunciato per primo dal Tg La7 di Enrico Mentana, è stato deciso direttamente da Papa Francesco, come ha spiegato ai giornalisti il portavoce della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi e si tratta del più alto in “grado” mai indagato presso la Santa Sede per abusi sessuali. “Il promotore di giustizia del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano
– ha precisato Lombardi – ha convocato l’ex nunzio monsignor
Wesolowski, a carico del quale aveva avviato un’indagine penale. Al
prelato, già condannato in prima istanza dalla Congregazione della
dottrina della fede alla riduzione allo stato laicale al termine di un
processo amministrativo penale canonico, sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana”.Il portavoce vaticano ha inoltre precisato che “la gravità degli addebiti ha indotto l’Ufficio inquirente a disporre un provvedimento restrittivo che, alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari, con le correlate limitazioni, in locali all’interno dello Stato della Città del Vaticano”. Wesolowski, dunque, non occuperà la cella della Gendarmeria dove fu imprigionato per diversi mesi, nel 2012, l’ex maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, condannato dal Tribunale vaticano a seguito dei ripetuti furti dei documenti riservati del Papa tedesco, e poi graziato dallo stesso Ratzinger alla vigilia del suo ultimo Natale da Pontefice. L’ex nunzio, secondo quanto apprende l’Ansa, è stato posto agli arresti domiciliari nei locali del Collegio dei Penitenzieri, nel Palazzo del tribunale vaticano, all’interno delle mura leonine. Padre Lombardi ha spiegato anche che l’arresto di Wesolowski “è conseguente alla volontà espressa da Papa Francesco, affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede”. Un’ulteriore dimostrazione della linea della tolleranza zero assunta da Bergoglio nel contrasto della pedofilia.
Ma anche la prova di ciò che il Papa ha spiegato più volte e cioè che nel trattare i procedimenti sugli abusi sui minori non ci sarà nessuna attenuante, e ciò vale anche per gli altri due vescovi attualmente sotto processo per gli stessi reati, di cui però non si conoscono ancora le identità. Wesolowski, il 25 agosto scorso, ha presentato appello alla sentenza di primo grado dell’ex Sant’Uffizio e il relativo giudizio è previsto entro il prossimo mese di ottobre. Francesco, però, non ha voluto attendere la sentenza di appello per dare il via libera agli arresti domiciliari dell’ex nunzio. Wesolowski, inoltre, fa sapere il Vaticano, avendo cessato le funzioni diplomatiche con la connessa immunità, potrebbe in futuro essere soggetto a procedimenti giudiziari anche da parte di altre magistrature che ne abbiano eventuale titolo. E comunque il procedimento penale presso gli organi giudiziari civili vaticani proseguirà non appena la sentenza canonica sarà definitiva.
Sulla pedofilia la posizione di Francesco è chiara ed è stata espressa alcuni mesi fa alle sei vittime di abusi ricevute nella sua residenza a Casa Santa Marta. In quell’occasione Bergoglio chiese loro perdono condannando duramente quei sacerdoti e vescovi che si erano macchiati di questo “culto sacrilego” dal Papa paragonato alle “messe nere”. Ma il Pontefice chiese anche “perdono per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso”. Un’omissione che Bergoglio ha deciso di combattere istituendo una Pontificia Commissione per la tutela dei minori, coordinata dal cardinale cappuccino di Boston Sean Patrick O’Malley. Nell’organismo fa parte anche una vittima della pedofilia, l’irlandese Marie Collins che, secondo alcune indiscrezioni de ilfattoquotidiano.it, sarà presto affiancata da nuovi membri nominati tra le vittime degli abusi. Una decisione che dovrebbe essere presa nella terza riunione della commissione in programma per il 4 e il 5 ottobre prossimi.
Twitter: @FrancescoGrana
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