Mille miliardi in nuove bombe atomiche. E’ l’inferno nucleare appena finanziato da Barack Obama, Premio Nobel per la Pace, fino all’altro ieri sostenitore del disarmo. Ora siamo all’inversione di rotta, verso lo spettro dell’apocalisse: il “New York Times” rivela che gli Usa hanno deciso di investire 335 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, che salirebbero a mille nei prossimi trenta, per realizzare ordigni atomici più moderni, 12 nuovi sottomarini nucleari, 100 bombardieri atomici e 400 silos di lancio di Icbm. Nessuno, come è noto, minaccia gli Stati Uniti. Il nuovo arsenale sarebbe quindi un immenso dispositivo intimidatorio nei confronti del resto del mondo, in primo luogo la Cina, massimo creditore degli Usa. In Italia, «la notizia non è stata ripresa da giornali, né emittenti Tv», protesta l’ingegner Roberto Vacca, matematico e saggista. C’è chi ha già proposto che a Obama si revochi il Nobel solo perché sta armando curdi e iracheni contro l’Isis, dopo aver armato sottobanco l’Isis stesso, ma «questa decisione di rimodernare l’arsenale nucleare Usa è motivo molto più forte per revocargli il premio».
Di quei mille miliardi, spiega Vacca su “Megachip”, si parlava già a gennaio. Sarebbero stati ripartiti fra missili balistici intercontinentali, sottomarini e bombardieri capaci di trasportare e lanciare armi atomiche ovunque nel mondo. Nella campagna per il suo primo mandato, Obama aveva dichiarato che il suo obiettivo era un pianeta libero dall’incubo delle armi nucleari: «Con il piano attuale, dimostra di aver rinunciato del tutto a quel sogno». Più tardi, aggiunge Vacca, il presidente americano aveva precisato che ci sarebbero voluti molti decenni per un disarmo totale. Sbagliava: l’inferno si è rimesso a correre veoce. «Il piano attuale implica che per i prossimi tre decenni gli Stati Uniti non muoveranno nemmeno un passo per quella lunga strada», visto che saranno impegnati in un’inquietante campagna di riarmo, non motivata da alcuna reale minaccia. Da non sottovalutare, infine, il profilo della sicurezza degli stessi stabilimenti: in mezzo secolo, dal 1950 al 2003, negli Usa ci sono state 121 “frecce spezzate”, cioè gravi incidenti coinvolgenti bombe nucleari. Dal 2003, invece, più nessuna notizia.
Oltre 2 incidenti nucleari all’anno per 53 anni e poi nessuno per 10 anni? «C’è da temere – scrive Vacca – che la censura blocchi informazioni che, se fossero note, proverebbero che il rischio sia maggiore di quanto sostenuto». Nel mondo, gli arsenali nucleari contengono ancora 5 miliardi di tonnellate equivalenti di alto esplosivo, pari a 700 chili per ogni essere umano: è un potenziale oltre centomila volte maggiore di quello delle due bombe di Hiroshima e Nagasaki che nel 1945 uccisero circa 300.000 giapponesi. A conti fatti, 300.000 moltiplicato 100.000 fa 30 miliardi, annota Vacca, e oggi al mondo siamo in 7 miliardi. «Non si è fatto un passo verso un mondo senza armi nucleari, e ora Obama aggrava i rischi invece di ridurli». Anche l’Europa è gremita di missili: 180 testate nucleari tattiche sono già dislocate in Belgio, Germania, Olanda, Turchia e anche in Italia. Le testate europee diventeranno 400, secondo alcuni esperti, calcolando lo stanziamento Usa di 80 miliardi di dollari programmato già nel 2010 per ricerche su armi atomiche.
In più, il governo americano ha deciso di ridurre del 15% gli stanziamenti mirati a proteggere le armi nucleari da tentativi di impossessarsene da parte di eventuali terroristi. «Quest’altra misura rende ancora più imminente un rischio gravissimo – l’entità del quale è segreta e, forse, nemmeno valutabile», scrive Roberto Vacca. La storia recente è punteggiata da incidenti anche gravissimi: lacatastrofe di Chernobyl nel 1986 «fu causata da ingegneri elettrotecnici che in assenza di esperti nucleari tentarono un esperimento temerario e assurdo». Il disastro di Fukushima è invece avvenuto «perchè la centrale era sorta in zona sismica, soggetta notoriamente, più di una volta ogni secolo, a tsunami di decine di metri». Nonostante ciò, la centrale giapponese «era stata protetta da un muro di soli 8 metri». In questi due incidenti, ricorda Vacca, sono morte circa 30.000 persone, un decimo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki. Cifre approssimative, «perché gli effetti delle radiazioni possono essere letali a notevole distanza di tempo». Nonostante ciò, nel mondo si stanno costruendo altre 60 centrali, in aggiunta alle 435 esistenti. Rischio altissimo, poi, in caso di guerra: «Anche se un conflitto si scatenasse per errore, potrebbe estendersi al pianeta e segnare la fine della nostra civiltà». I favorevoli all’energia nucleare considerano che gli eventuali incidenti futuri sarebbero “accettabili”, perchè quelli finora avvenuti non sono stati molto più gravi di quelli di Bhopal (15.000 morti nel 1984) e del Vajont (2.000 morti nel 1963). «Le armi nucleari vanno smantellate tutte», insiste Vacca. Ma evidentemente Barack Obama ha ben altri piani, per tutti noi.
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