L'articolo 7 del dl che riforma la giustizia civile legalizza le transazioni e gli accordi raggiunti davanti a un legale. Tali conciliazioni finora erano considerate non valide e potevano essere impugnate entro 6 mesi. Per gli esperti il provvedimento mette a rischio le garanzie. Un esempio: il lavoratore sarà meno tutelato nel caso in cui l’azienda che lo ha assunto a termine, per concedere una proroga al contratto, gli chiede di rinunciare agli straordinari non versati in passato.
di Luigi Franco
Non solo Jobs act e articolo 18. Un pezzo di tutele ai lavoratori se l’è già portato via il decreto legge con cui il governo ha riformato la giustizia civile (d.l. 132 del 12 settembre 2014), un provvedimento che con il mondo dell’occupazione c’entra poco. E infatti la questione è passata sinora quasi del tutto sotto silenzio. Ma l’articolo 7 del decreto, che ancora deve essere convertito in legge dal Parlamento, inserisce la negoziazione assistita da un avvocato tra le procedure di conciliazione con cui un lavoratore può arrivare a una transazione con il datore di lavoro sui propri diritti o rinunciare ad alcuni di essi. Tali accordi, finora, erano considerati dal codice civile non validi, e potevano quindi essere impugnati entro sei mesi, a meno che venissero raggiunti davanti un terzo super partes: ungiudice, una commissione ministeriale istituita presso le direzioni territoriali del lavoro o unsindacato, sia esso datoriale o dei lavoratori.
Nessun commento:
Posta un commento