Sono stati giorni concitati, gli ultimi dell’occupazione. Stretti nella morsa letale tra l’accettare una proposta senza discutere e il chiudersi in una difesa senza prospettiva, abbiamo tentato un’evoluzione verso l’alto. Un salto. Un cambio di prospettiva.
Fin
dall’inizio abbiamo affermato un rapporto non proprietario con lo
spazio: “questa lotta è nostra, questo teatro no”. Per questo è stato naturale aprire, spalancare le porte del teatro, chiamare a raccolta.
Se
l’amministrazione ha mostrato un atteggiamento autoritario e
paternalista, nelle discussioni aperte dei giorni d’agosto abbiamo visto
manifestarsi l’autorevolezza del fare comune, la maturità politica di tante cittadine e cittadini che cercano forme nuove nelle quali esprimere il proprio impegno.
Non
sappiamo ad oggi quale sarà l’esito della relazione tra l’istituzione
pubblica e un’istituzione del comune, creata dal basso. Ma desideriamo
costruire un percorso pubblico: con gli artisti, le
compagnie, i soci fondatori, gli attivisti dei beni comuni, gli spazi
informali della cultura, le associazioni e tutti gli intermittenti dello
spettacolo che danno vita al progetto del Valle Bene Comune.
Lunedì 1° settembre è stata convocata una prima assemblea aperta della
Comune per preparare l’incontro di martedì 2 settembre con il Teatro di
Roma. Nei prossimi giorni fisseremo un calendario aperto di incontri e
tavoli di lavoro per aprire una nuova fase costituente. Obbiettivo:
ottenere il convolgimento della Fondazione Teatro Valle Bene Comune
nella gestione futura del Teatro Valle e attuare così una
sperimentazione reale sullo statuto dei beni comuni e sui nuovi modelli
di produzione culturale. Consapevoli che nell’Italia di Renzi lo spazio per le politiche dei beni comuni si riduce sempre più. Per
questo dobbiamo tutelarne l’autonomia: l’arte e il pensiero germogliano
dove possono respirare liberamente, senza normative o costrizioni.
Ma l’esperienza di autogestione e di produzione culturale del
Valle non si esaurisce tutta nell’indeterminatezza della mediazione con
Teatro di Roma. Continuiamo a produrre, a immaginare, a creare
relazioni. Cambiando forma. Sovvertendo l’esistente.
L’esagramma 56 del libro dei I Ching descrive
l’archetipo del Viandante. È rappresentato da un’immagine potente: il
fuoco e, sopra il fuoco, la montagna. Indica la potenzialità dello spostarsi fuori dagli usuali punti di riferimento,
pur senza destabilizzarsi interiormente, per esplorare situazioni
nuove. Il Viandante invita a procedere oltre. È durante il cammino che
entriamo in relazione con nuovi luoghi, nuovi ospiti, nuovi paesaggi.
I teatri muoiono, le idee restano. Le pratiche e l’esperienza del Teatro Valle Occupato continuano in altre forme. Nasce la Carovana Valle: il
corpo creativo della Fondazione si fa nomade e adesso, fuori
dall’edificio Teatro, si diffonde, abita spazi diversi, crea più
profonde collaborazioni. Sarà in residenza in altri spazi occupati,
informali o indipendenti, rafforzando la rete di complicità e la
vocazione europea.
La tappa di partenza della Carovana Valle è Il Macello di Giobbe, la prima produzione teatrale del Teatro Valle Occupato con la regia di Fausto Paravidino. In questi giorni l’allestimento prosegue i lavori all’Angelo Mai (per l’ultima fase di costruzione delle scenografie). La messa in scena ha coinvolto decine di artisti, maestranze e operatori (foto). Ha previsto – e prevede –laboratori per maestranze, per attori, per i compositori delle musiche di scena. Il Macello di Giobbe nasce infatti anche dalla volontà di riconnettere formazione, creazione e produzione.
Una pratica di condivisione dei saperi e dei processi d’ideazione
iniziata nell’agosto del 2012 e ancora in atto, che ha superato la
tradizionale divisione dei vari reparti che formano uno spettacolo
teatrale.
Il lavoro
sarebbe dovuto andare in scena al Valle dopo l’allestimento e le prove.
Abbiamo deciso di mantenere il debutto internazionale del 15 e 16
ottobre 2014 presso il Teatro Bozar – Le Palais des Beaux Arts – di
Bruxelles e, vista la particolarissima fase di transizione, di tutelare
la completa autonomia di questa creazione.
La Carovana Valle proseguirà
con una seconda e una terza tappa in altri spazi per la registrazione
delle musiche e le prove ultime con gli attori e la scenografia insieme.
In
un anno in cui la produzione culturale indipendente a Roma è stata
letteralmente perseguitata da accuse – ancora in piedi – di associazione
a delinquere, da ultimatum di abbandono dello spazio in piena estate,
da sgomberi e soprattutto da miopia prospettica di Stato (che è
esattamente il contrario della cultura), il Valle continua il proprio
cammino abitando luoghi diversi, con la complicità di tutte quelle
esperienze che portano avanti il discorso dei beni comuni e della
cultura libera.
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