Il presidente ucraino Petro Poroshenko e il leader del Cremlino Vladimir Putin hanno trovato un accordo per un "cessate-il-fuoco-permanente" nell'Ucraina orientale. La notizia è stata diffusa stamattina dal sito della presidenza ucraina. Poco dopo, però, lo staff della presidenza ha apportato una significativa modifica: la parola "permanente" è stata fatta scomparire. "Il colloquio tra Poroshenko e Putin - si legge ora - si è concluso con un accordo su un processo per il cessate-il-fuoco nella regione del Donbass".
Più tardi, durante il suo volo verso la Mongolia, è lo stesso Putin a precisare i sette punti su cui si baserebbe l'accordo. Un accordo non ancora raggiunto, ma che potrebbe concludersi venerdì 5 settembre durante l'incontro con il gruppo di contatto a Minsk. Parlando con il pool di giornalisti che lo ha accompagnato in aereo, il presidente russo ha elencato le azioni che entrambe le parti dovrebbero concordare e attuare per fermare lo spargimento di sangue e stabilizzare la situazione nel sud-est ucraino.
"La prima è fermare le operazioni offensive delle forze armate e delle milizie nel sud-est dell'Ucraina nelle direzioni di Donetsk e Lugansk", ha affermato Putin. "In secondo luogo, ritirare le unità armate delle strutture di sicurezza ucraine, precludendo la possibilità di sparare con artiglieria e con tutti i tipi di lanciarazzi. Terzo, prevedere l'attuazione di un controllo internazionale, completo e imparziale" istituendo una zona di sicurezza. "Quarto: escludere l'uso di aerei militari contro i civili e gli insediamenti umani nella zona di conflitto". Organizzare inoltre la liberazione degli ostaggi, grazie "allo scambio di persone forzatamente detenute, senza precondizioni". Poi "aprire corridoi umanitari per il movimento dei profughi e la consegna di aiuti umanitari per le città e cittadine del Donbass, Donetsk e Lugansk. E, infine, fornire la possibilità di inviare alle località colpite nel Donbass squadre di riparazione per ripristinare le infrastrutture distrutte", necessarie per il supporto alla vita di tutti i giorni e per gli aiuti.
Dopo l'escalation dei giorni scorsi, con i successi sul campo dei ribelli filorussi sostenuti da Mosca e la linea dura assunta dalla Nato, inizia una guerra di posizione in cui le parti in gioco cercano di rosicchiare qualche risultato sullo scacchiere politico. Solo in quest'ottica è possibile inquadrare le incoerenti dichiarazioni che arrivano dall'est. Dove annunci 'risolutivi' come quello di Poroshenko si mescolano alle intenzioni del premier Yatseniuk di costruire un "muro" tra Russia e Ucraina.
La Russia - ha detto Yatseniuk durante una riunione del suo governo trasmessa in diretta tv - "è uno Stato terrorista e aggressore, il solo responsabile del conflitto nell'est dell'Ucraina". Ma non è tutto: il premier ha anche manifestato l'intenzione di far costruire una "barriera", un muro tra Ucraina e Russia per proteggere la frontiera dal pericolo di infiltrazioni e contrabbando di armi.
Per il momento non sono noti i dettagli dell'intesa. L'annuncio dell'accordo arriva proprio mentre il presidente americano Barack Obama è in visita a Tallinn, dove incontrerà i presidenti di Estonia, Lettonia e Lituania per rassicurarli sulla volontà della Nato di difenderli in caso di aggressioni da parte della Russia. La telefonata distensiva tra Putin e Poroshenko cambia anche le carte in tavola in vista del summit Nato che si terrà domani e dopodomani (4-5 settembre) in Galles, vertice da cui i 28 paesi membri dovrebbero uscire con un piano di intervento rapido di cui le esercitazioni in corso, a cui partecipa anche l'Italia, non sono che un assaggio.
Dai segnali positivi di oggi Mosca ha da guadagnare un possibile rallentamento nella comminazione delle nuove sanzioni annunciate dall'Unione europea, decisione che i leader Ue dovrebbero prendere entro venerdì prossimo. Inoltre, si tratta di un messaggio alla Nato in vista del summit. Come dire: noi non siamo parte di un conflitto che riguarda solo l'Ucraina, quindi di cosa state parlando?
I separatisti filo-russi stanno combattendo da mesi le forze di Kiev a Donbass, regione a prevalenza russofona che ospita la maggior parte dell'industria pesante e rappresenta circa il 18% della produzione economica del paese.
Da mesi l'Ucraina e l'Occidente accusano la Russia di inviare soldati e armi ai separatisti filorussi che combattono contro le forze di Kiev da metà aprile, ma Mosca ha sempre respinto le accuse. Secondo la Bbc, dall'inizio del conflitto in aprile sono morti più di 2.600 civili e combattenti, e oltre un milione di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case.
Alla notizia dell'accordo tra Russia e Ucraina le principali borse europee aumentano i loro guadagni: Londra avanza dello 0,91%, Parigi dell'1,35%, Francoforte dell'1,33%, Milano dell'1,7%.
Oltre a confermare il raggiungimento di un accordo per il cessate-il-fuoco, Putin ha anche espresso il suo cordoglio per la morte di Andrei Stenin, fotoreporter dell'agenzia di stampa russa Ria Novosti. Stenin, 33 anni, è stato trovato morto in un veicolo bruciato dopo un attacco dell'esercito ucraino ai separatisti filo-russi nelle vicinanze di Donetsk, ha riferito il direttore dell'agenzia Dmitry Kisilev.
Il direttore di Ria Novosti, Dmitry Kiselyov, ha fatto sapere in una nota che un corpo trovato in un'auto carbonizzata vicino alla città di Donetsk, roccaforte dei separatisti filorussi, è stato identificato come quello di Stenin. Il veicolo, ha riferito Kiselyov, aveva probabilmente preso fuoco dopo essere stato colpito da forze ucraine. Il reporter era scomparso ad agosto e da allora non c'erano notizie sulle sue condizioni. I colleghi di Stenin in Russia avevano organizzato una campagna per chiedere il rilascio del 33enne, che si credeva fosse stato detenuto da soldati ucraini. Il governo di Kiev aveva insistito di non avere informazioni su Stenin, che lavorava al fianco dei separatisti.
"Credevo che Andrei alla fine sarebbe tornato dalla sua famiglia e dagli amici, ma l'amara notizia ha distrutto queste speranze. È morto svolgendo il suo dovere giornalistico e umano. Ha fatto tutto il possibile per la gente di tutto il mondo: per far conoscere la verità sui tragici eventi a donetsk", si legge nel telegramma inviato dal Cremlino alla famiglia del reporter ucciso.
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