«Ma il negoziato non può essere
trasparente al 100% — ha precisato il sottosegretario allo
Sviluppo economico Carlo Calenda rispondendo a un’interpellanza
presentata dal deputato ex movimento 5 Stelle (oggi nel gruppo misto
alla Camera) Adriano Zaccagnini — Perché altrimenti la
controparte potrebbe venire a conoscenza di tutte le strategie che
vengono messe in campo per ottenere quello che si vuole. Con la
pubblicazione del mandato negoziale, invece, vengono informati i
cittadini di qual è il limite delle proposte, cioè su quello in cui
non si può trattare».
Calenda ha ammesso che le pubblicazione comporterebbe comunque
alcuni rischi: «Equivarrebbe ad un precedente — ha aggiunto —
imponendo la pubblicazione di tale mandato per tutti gli accordi di
libero scambio e scoprendo la posizione negoziale». Nel semestre
di presidenza dell’Unione Europea il governo italiano «ritornerà
sull’esigenza di rendere pubblico il mandato negoziale del Ttip». Il
sottosegretario ha sostenuto che la convergenza dei
regolamenti del settore commerciale tra Europa e Stati Uniti «non
mette in discussione gli standard sociali, ma si cerca invece
l’omologazione dei prodotti» e all’eliminazione di quelle che sono
state definite «difficoltà burocratiche nelle esportazioni», in
particolare delle piccole e medie imprese.
Per Calenda, il negoziato tra Ue e Usa «non riguarderà gli Ogm nè i mercati finanziari, perché gli Usa ritengono la loro normativa più stringente rispetto alla nostra». «Il Ttip — ha precisato — non è un accordo al ribasso ma al rialzo. È un modo diverso di vedere la globalizzazione». La risposta del governo non ha soddisfatto Zaccagnini che, tra gli altri, ha aderito all’appello rivolto ai parlamentari italiani da 60 organizzazioni, sindacati, movimenti, associazioni, vertenze locali che aderiscono alla campagna nazionale «Stop Ttip Italia».
«Quella del governo è una difesa scontata del Ttip — afferma — Devono essere innalzati gli standard qualitativi anche nelle modalità di contrattazione e questo lo si può fare dando più voce e partecipazione ai cittadini. Il mandato negoziale che ha la Commissione è un mandato non legittimato da una votazione democratica. Per Zaccagnini «l’uniformazione dei regolamenti commerciali tra Usa e Ue produrrà tendenzialmente una uniformazione al ribasso. Una stortura tipica del modello liberista». Sul sito stop-ttip-italia.net, Monica Di Sisto (Fairwatch) haraccontato gli esiti dell’ultimo round negoziale Usa-Ue tenutosi a Arlington in Virginia.
Gli Usa hanno presentato le prime offerte di liberalizzazione di servizi, tariffe e appalti pubblici. L’Ue è rimasta immobile. Da quel poco che si sa, l’Europa avrebbe proposto l’abbattimento del 95% delle sue tasse solo sulle importazioni di servizi dagli Usa, gli Usa avrebbero concesso appena il 69%.
Per Calenda, il negoziato tra Ue e Usa «non riguarderà gli Ogm nè i mercati finanziari, perché gli Usa ritengono la loro normativa più stringente rispetto alla nostra». «Il Ttip — ha precisato — non è un accordo al ribasso ma al rialzo. È un modo diverso di vedere la globalizzazione». La risposta del governo non ha soddisfatto Zaccagnini che, tra gli altri, ha aderito all’appello rivolto ai parlamentari italiani da 60 organizzazioni, sindacati, movimenti, associazioni, vertenze locali che aderiscono alla campagna nazionale «Stop Ttip Italia».
«Quella del governo è una difesa scontata del Ttip — afferma — Devono essere innalzati gli standard qualitativi anche nelle modalità di contrattazione e questo lo si può fare dando più voce e partecipazione ai cittadini. Il mandato negoziale che ha la Commissione è un mandato non legittimato da una votazione democratica. Per Zaccagnini «l’uniformazione dei regolamenti commerciali tra Usa e Ue produrrà tendenzialmente una uniformazione al ribasso. Una stortura tipica del modello liberista». Sul sito stop-ttip-italia.net, Monica Di Sisto (Fairwatch) haraccontato gli esiti dell’ultimo round negoziale Usa-Ue tenutosi a Arlington in Virginia.
Gli Usa hanno presentato le prime offerte di liberalizzazione di servizi, tariffe e appalti pubblici. L’Ue è rimasta immobile. Da quel poco che si sa, l’Europa avrebbe proposto l’abbattimento del 95% delle sue tasse solo sulle importazioni di servizi dagli Usa, gli Usa avrebbero concesso appena il 69%.
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