martedì 17 giugno 2014

Giovani, di “garanzia” c’è ben poco.

Com­pi­lano moduli e atten­dono il loro turno, non sanno bene che cosa aspet­tarsi. Ieri al cen­tro per l’impiego di Cine­città, a Roma, erano stati con­vo­cati in 200, i primi under 30 iscritti al pro­gramma Garan­zia Gio­vani nel cen­tro.

Il Manifesto Valerio Renzi
Si sono pre­sen­tati, forse com­plice il mal­tempo, solo in qual­che decina, per lo più neo­lau­reati in cerca di un’occasione. «Mi sono appena lau­reato in Filo­so­fia – spiega Paolo – Mi sono iscritto al pro­gramma come tanti altri dopo che ne abbiamo sen­tito par­lare o ne abbiamo letto sui gior­nali di annunci per cer­care un lavoro. Spe­riamo esca fuori qual­cosa anche se per oggi non ci hanno pro­po­sto nulla». Paolo vor­rebbe inse­gnare, ma sa che quella della scuola per lui che ha vent’anni è una via tutta in salita, con i tagli e la pro­spet­tiva di un’intera vita da pre­ca­rio. «Ci hanno sot­to­po­sto a un col­lo­quio col­let­tivo, spie­gan­doci cos’è la garan­zia gio­vani e poi ci hanno dato que­sto modulo da com­pi­lare chie­dendo se fos­simo inte­res­sati a un per­corso d’inserimento lavo­ra­tivo o di formazione».
Quello che i ragazzi mostrano è un “patto di ser­vi­zio”, ma che asso­mi­glia più a una maniera per pren­dere tempo. Annun­ciato per gen­naio ma par­tito solo in mag­gio, con il lan­cio in pompa magna del pre­mier Mat­teo Renzi nel giorno della festa dei lavo­ra­tori, il pro­gramma di Garan­zia gio­vani impe­gne­rebbe i cen­tri per l’impiego a chia­mare gli iscritti e a pro­porre un “cata­logo” di pos­si­bi­lità: stage, tiro­cini, per­corsi di for­ma­zione, ser­vi­zio civile. Pec­cato però che siamo ancora in alto mare, le con­ven­zioni con enti e aziende ancora non esi­stono, così alla fine del col­lo­quio c’è solo una stretta di mano e un «a risen­tirci nei pros­simi mesi».
«Credo che que­sta ini­zia­tiva possa essere utile per sbloc­care le cose», dice Paola, 26 anni, che si dice dispo­ni­bile anche «a fare sacri­fici o a lavo­rare gra­tis per impa­rare», se ci fosse poi «una reale pro­spet­tiva lavo­ra­tiva». Men­tre Carlo, cap­pello da base­ball ben cal­cato in testa spiega che «lavo­rare gra­tis è sfrut­ta­mento non è lavoro. Spero che mi pro­pon­gano qual­cosa di vera­mente for­ma­tivo ma che mi per­metta di gua­da­gnare anche qualcosa».

Vale­rio è il più disil­luso, lavora da anni nei cen­tri com­mer­ciali come pro­mo­ter assunto da un’agenzia inte­ri­nale: «Sono al nono con­tratto pre­ca­rio, ogni volta per non assu­mermi l’agenzia mi cam­bia catena com­mer­ciale dove andare. Ricevo una paga al di sotto della soglia del con­tratto del com­mer­cio e solo i week-end. Se penso che cam­bierà qual­cosa venendo qua? No, non credo, l’ho fatto solo per capire di che si trattava».
Sono tante le spe­ranze che hanno accesso le pro­messe di Renzi per con­tra­stare la disoc­cu­pa­zione gio­va­nile, ormai giunta a livelli record, men­tre poca è l’informazione sulla natura del pro­gramma e delle offerte che rice­ve­ranno. Intanto dall’Unione euro­pea è arri­vata solo due giorni fa la prima bac­chet­tata all’Italia sull’attuazione della Youth gua­ran­tee: «Ci sono sostan­ziali pre­oc­cu­pa­zioni che la soste­ni­bi­lità della Garan­zia sia com­pro­messa dalla man­canza di una pro­spet­tiva di attua­zione di lungo ter­mine», ha spie­gato il com­mis­sa­rio Ue per il Wel­fare, László Andor, pre­oc­cu­pato anche della qua­lità dell’offerta che rice­ve­ranno gli 82.713 ragazzi e ragazze che in 44 giorni si sono iscritti al programma.
Uno dei rischi è che il miliardo e mezzo di euro in tre anni stan­ziati per l’Italia, risorse già insuf­fi­cienti a far fronte alla pla­tea dei poten­ziali bene­fi­ciari, fac­ciano la for­tuna di aziende ed enti di for­ma­zione, ma che siano solo un pal­lia­tivo di un lavoro sot­to­pa­gato per migliaia di gio­vani che poi si tro­ve­ranno da capo a dodici senza prospettive.
Fuori dal cen­tro per l’impiego un gruppo di gio­vani e stu­denti si è orga­niz­zato per volan­ti­nare e pro­vare a coin­vol­gere i loro coe­ta­nei: «La verità è che siamo con­dan­nati alla pre­ca­rietà e al lavoro sot­to­pa­gato, que­sta garan­zia gio­vani a noi non garan­ti­sce nulla, per que­sto vogliamo orga­niz­zarci per chie­dere un red­dito di base, per rifiu­tare lo sfrut­ta­mento e il lavoro semi gra­tuito che ci pro­pon­gono». Sono i ragazzi e le ragazze del Neet Bloc, delle Camere del Lavoro Auto­nomo e Pre­ca­rio e dei col­let­tivi della Sapienza: «Nei pros­simi giorni tor­ne­remo ancora per moni­to­rare cosa ci pro­pone dav­vero que­sta garan­zia e l’11 luglio saremo a Torino per con­te­stare il ver­tice sulla disoc­cu­pa­zione giovanile».

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