La differenziata, la nostra disperazione. Tempo e fatica per dividere tutto in più contenitori, quando prima ne bastava uno, fino al momento assegnato dall'AMA per il conferimento.
E a questo si aggiunga la confusione del non sapere dove vanno buttate le tante cose che consumiamo, dai vasetti dello yogurt al tetrapack Carta, plastica, alluminio o indifferenziato?
E se pure puoi chiedere, informarti, diventa più difficile e imbarazzante quando si tratta di altri materiali, come possono essere rifiuti medici (garze, lacci, siringhe) o anche un preservativo usato.
Eppure ci sono altre parti del mondo in cui si fa tutto con un cassonetto solo. Butti dentro e non ci pensi più. Spreco, danno all'ambiente, inciviltà? Niente di tutto questo. Si chiama raccolta differenziata anche quella, ma a valle...
Per capire al meglio questo sistema si deve partire dal principio che per quanto possa essere attento e preparato il cittadino nel differenziare la sua selezione dei rifiuti non sarà mai perfetta. Pensate, ad esempio, alle bottiglie della minerale con l'etichetta di carta. Quanti dividono i due materiali? Ma gli esempi sono innumerevoli. Perciò il rifiuto così raccolto dovrà per forza di cose essere lavorato da impianti appositi che riselezioneranno i materiali e li avvieranno al recupero.
Un doppio lavoro che prevede a monte diverse linee di raccolta (con mezzi, cassonetti e personale specifici) e a valle diversi anche gli impianti per processare i rifiuti. Uno spreco di risorse e mezzi dal costo altissimo e dall'impatto sul cittadino devastante che non ha ragion d'essere, visto che la tecnologia oggi ci permette di fare tutto in una volta in un unico processo e con una resa migliore (fino al 90%) della differenziata fatta con metodi tradizionali più accurata.
Fantascienza? No, è quanto si sta facendo in varie parti del mondo con impianti appositi, i TMB (Trattamento Meccanico Biologico a freddo), che partendo dal rifiuto indifferenziato separano la carta dalla plastica, dai metalli e finanche la parte organica per farne compost.
La novità per noi è che finalmente anche il comune di Roma sembra aver scoperto questa tecnologia e sta pensando di utilizzarla per i nostri rifiuti, così come il comune di Civitavecchia che dovrebbe essere il primo a dotarsi di un impianto del genere per la modica cifra di 20 milioni di euro.
Se pensate che sono tanti considerate che un inquinante inceneritore o termovalorizzatore, come piace chiamarlo a chi ci vuole indorarci la pillola, costa all'incirca 500 milioni di euro, venticinque volte di più, e bisogna fare comunque la differenziata a monte.
Resta un mistero sul perché il comune e il sindaco Alemanno si siano rivolti a una ditta israeliana, la ArrowBio, quando quel tipo di tecnologia è disponibile da tempo in varie parti d'Europa e anche in Italia (vedi centro di Vedelago, che però non processa l'umido).
Non ci sono diritti di copyright da pagare per l'uso di un ventilatore, di una calamita e di un ruscelletto d'acqua. In quanto alla selezione dei materiali in base al principio del diverso peso specifico, come mostrato nel video, i diritti bisognerebbe pagarli ad Archimede ed è difficile che li pretenda.
Ancora più strano però è stato scoprire che questa stessa modalità di raccolta a valle, con macchinari del tutto simili, la si faceva addirittura a Milano già nel 1939 e che a Roma c'erano impianti molto sofisticati ed efficienti che sono rimasti in funzione sino agli anni '60.
Ma vabbè, prendiamo quello che c'è di positivo, la scoperta da parte della classe politica di un modo diverso e pulito per sbarazzarsi dei rifiuti senza per forza sotterrarli o incenerirli.
Aspettiamo comunque che agli annunci seguano i fatti. E soprattutto auspichiamo che questa indicazione significhi anche la rinuncia al contestatissimo inceneritore di Albano a favore di un metodo questo sì non inquinante né invasivo né costrittivo verso i cittadini qual è quello dei TMB e della raccolta a valle.
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