A settembre arriverà la sentenza della Corte di giustizia per la mancata messa in sicurezza dei 218 impianti abusivi. Intanto “l’accusa” ha chiesto una sanzione esemplare: 75 milioni per i ritardi, più 257 mila euro per ogni giorno di inadempienza.
Settantacinque milioni una tantum, più altri 94 milioni l’anno. È la cifra monstre che l’Italia rischia di dover pagare a partire dal prossimo autunno per l’incapacità di mettere in sicurezza le 218 discariche abusive censite, 16 delle quali contaminate anche da rifiuti pericolosi. Una vecchia storia che si trascina dal 2003, anno in cui fu aperta la procedura d’infrazione e che ha visto la Commissione europea chiedere la condanna definitiva del nostro Paese davanti alla Corte di giustizia europea.
La sentenza dovrebbe arrivare fra tre mesi (le conclusioni dell’avvocato generale sono previste per il 4 settembre) ma intanto Bruxelles ha presentato l’entità della multa che vorrebbe comminata: 28.090 euro per ogni giorno di persistenza dell’infrazione. Considerando che la prima condanna (non rispettata e da cui è scaturito questo secondo processo) è del 26 aprile 2007, a oggi il conto è già di 72 milioni, che in autunno lieviterebbero ulteriormente a quota 75. Una cifra alla quale aggiungere una penalità di mora da 256.819 euro al giorno, da pagare finché il problema non sarà risolto. Ovvero altri 94 milioni l’anno.
Va detto che la richiesta dell’“accusa” dovrà poi passare al vaglio dei giudici del Lussemburgo, che potrebbero anche ridurre la somma. Il rischio di una multa da decine di milioni di euro resta comunque assai concreto. Finora, infatti, Roma ha fatto davvero poco per sanare la situazione. Tanto che per 5 delle 218 discariche illegali - ha osservato la Corte - ancora non sono stati presentati o approvati i necessari piani di riassetto, rendendo così impossibile la chiusura.
L’eventuale condanna arriverebbe nel bel mezzo del semestre di presidenza. Un danno d’immagine che metterebbe in discussione la prova dell’affidabilità italiana, di cui il premier Matteo Renzi vuole far vanto.
Per quanto primatista per infrazioni (eravamo a 104 a inizio anno e ora siamo saliti a 116, nessuno di noi fa peggio), finora infatti il nostro Paese è stato condannato in via definitiva solo un’altra volta: nel 2011, per il mancato recupero di aiuti di Stato a favore dell’occupazione erogati fra il 1995 e il 2000. Una sanzione che è già costata alle casse dell’Inps circa 50 milioni di euro.
Senza contare che a breve potrebbe arrivare a sentenza anche un altro procedimento legato alla questione della monnezza: l’emergenza rifiuti in Campania. Un’altra potenziale mazzata da circa 150 milioni dovuta alla mancata esecuzione della prima sentenza di condanna, emessa dalla Corte del Lussemburgo nel 2010.
Più indietro come tempistica ma ugualmente pericolosa è invece la possibile sanzione dovuta alla mancanza di accesso, per migliaia di comuni, agli impianti di depurazione. Una infrazione che, come ha raccontato l’Espresso , potrebbe arrivare a costare la bellezza di 660 mila euro al giorno.
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