Buccarella e De Petris chiedono (invano) di sostituire i testi sulle riforme con quelli che devono introdurre tra l'altro autoriciclaggio e falso in bilancio. Il governo: "Siamo in fase di consultazione".
Autoriciclaggio, falso in bilancio e prescrizione possono aspettare. La conferenza dei capigruppo del Senato ha nuovamente rimandato la discussione dei ddl anticorruzione. “Rinviati, in attesa della definizione dei testi” si legge nella nota di Palazzo Madama. A nulla sono valse le proteste del senatore Maurizio Buccarella, del M5S, e della senatrice Loredana De Petris (Misto-Sel) che hanno denunciato la scomparsa del testo anticorruzione dal calendario delle discussioni. Buccarella ha chiesto una nuova data per la discussione del disegno di legge entro il 15 luglio, ma la proposta è stata respinta dalla maggioranza. “Siamo fermi – ha dichiarato De Petris – in attesa di un provvedimento del governo che neanche loro sanno più se è un ddl o un decreto. Il sottosegretario Luciano Pizzetti (Pd) ci ha solo detto che sono ‘in fase di consultazione’”.Durante la conferenza dei capigruppo gli esponenti di Cinque Stelle e Sel hanno chiesto di sostituire, nel calendario, il progetto di riforma costituzionale con i testi per la lotta alla corruzione e il provvedimento sui reati ambientali, di cui le commissioni competenti hanno già discusso gli emendamenti. Ma le loro proposte sono state respinte. “Mentre tentano di forzare la mano sul ddl riforme, il testo anticorruzione sparisce dal calendario dei lavori del Senato” denuncia la De Petris che parla di “mortificazione dell’iniziativa legislativa parlamentare e il tentativo di comprimere i tempi di esame della riforma costituzionale”.
Quel che sta succedendo l’aveva già profetizzato il capogruppo di Scelta civica Gianluca Susta che il 3 giugno scorso, dopo il primo rinvio della discussione, aveva dichiarato: “Non ci sarà alcun voto sugli emendamenti”, ormai il ddl “è finito su un binario morto“. Del resto l’ennesimo slittamento era già stato implicitamente annunciato la scorsa settimana anche da una nota di Palazzo Madama che in merito alla discussione in aula del ddl anticorruzione, prevista per il prossimo 25 giugno, specificava che era subordinata ad una precisa condizione: “ove concluso l’esame in Commissione”. Condizione che evidentemente non si verificherà dato che il Governo non è pronto.
Con questo ennesimo rinvio la previsione del senatore Susta diventa una certezza. La maggioranza spazza via l’iniziativa parlamentare e aspetta la mossa del governo. Ma con il naufragio del ddl a firma Grasso, divenuto ddl Nico D’Ascola (Ncd) ed emendato sull’autoriciclaggio dal Governo, naufraga anche il tentativo del Movimento Cinque Stelle di tendere la mano al Pd sulla giustizia. Solo qualche giorno fa una delegazione del Movimento aveva incontrato il ministro Andrea Orlando dichiarandosi pronta a votare il ddl anticorruzione in discussione in Senato, su cui c’era una certa convergenza di intenti, a patto che il Governo non presentasse un proprio ddl sulla stessa materia. Orlando aveva promesso di parlarne a Renzi e oggi è arrivata la risposta: niente da fare, il Governo va avanti. Quello che retrocede è semmai proprio il ddl anticorruzione.
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