Passate le elezioni, l'esecutivo scopre le carte sull'ennesimo salvataggio della compagnia. E ammette i primi numeri sui tagli del personale che Lupi aveva negato vigorosamente.
Il dato non si discosta molto dalle cifre circolate nelle scorse settimane e sulle quali per il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, aveva sempre cercato di gettare acqua sul fuoco minimizzando. “Questi numeri enormi che si leggono sui giornali non li ho mai visti. Etihad è una prospettiva molto importante perché riporta il nostro sistema aeroportuale al centro di un mondo che è cambiato”, aveva per esempio detto il 24 aprile scorso. Concetto poi ribadito su Twitter: “Io ho letto bozze e linee guida del piano industriale di #Etihad e non ho visto gli esuberi che circolano sui giornali”.
Tornando al presente, l’ex numero uno delle coop ha quindi ricordato che “il confronto parte sotto la regia del ministero delle Infrastrutture e noi siamo a disposizione per la parte che ci compete sugli ammortizzatori sociali“. Poletti ha sottolineato infine che “il tema degli ammortizzatori ha situazioni diverse, c’è il personale di terra e di volo, poi c’è il piano precedente, ancora in piedi, con un nucleo di persone in cassa integrazione a zero ore“. Per queste ultime “bisognerà riconsiderare tutta la situazione”.
Passate le elezioni, dunque, il governo inizia lentamente far vedere le carte sul costo pubblico dell’ennesimo salvataggio della compagnia aerea nonostante sia ormai privata. Secondo i recenti calcoli de ilfattoquotidiano.it, l’operazione Etihad sulla carta nasce con un costo statale di almeno 210 milioni di euro. Settantacinque milioni sono arrivati dalle Poste, mentre l’Enav ha sborsato 61 milioni di incentivi pubblici al settore aereo. E se la rimodulazione dei contratti non andrà a buon fine, peseranno sulle casse pubbliche altri 128 milioni.
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