“Io penso sia un errore gravissimo di Zelensky, ma soprattutto un errore tragico della Rai.
(DI TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano)
A livello mediatico è controproducente per entrambi”. È un Carlo Freccero fluviale, come sempre, quello che commenta l’imminente ospitata sanremese del presidente dell’Ucraina. “Credevano di rendergli un omaggio, al contrario non fanno altro che compattare le voci di quelli che si oppongono alla guerra, con varie posizioni e vari punti di vista. Infatti la piattaforma che manifesta contro Zelensky a Sanremo tiene insieme personalità molto diverse” (ci sono, tra gli altri, Alessandro Di Battista, Franco Cardini e Moni Ovadia, ndr).
Per quale motivo? In fondo la copertura mediatica di Zelensky è sempre stata abbondante e trasversale.
Raffigurare la guerra in un musical di canzoni e siparietti di costume significa superare un limite, andare oltre ciò che è concepibile. È vero che Zelensky si esibisce praticamente su ogni palcoscenico, le sue apparizioni hanno una forma cinematografica: se ci fa caso, sono pochissime le immagini “sporche”, da telegiornale; in genere invece viene rappresentato con una luce perfetta, vestito da attore, sempre allo stesso modo. Ma partecipando al festival di Sanremo si ridicolizza, scende nella categoria del musical. Si mescola alle musichette, mentre sul terreno di guerra si accumulano i morti.
Il salto di qualità, in sostanza, è l’accostamento tra guerra e canzoni?
Mi ricorda da vicino quello che avveniva durante la pandemia, quando tra terrore e farsa, nel mezzo dei bollettini di morte, medici e paramedici si esibivano in balli di gruppo sulle note di Jerusalema. Nei momenti più tragici, per far diminuire l’ansia allo spettatore, al terrore vanno alternati momenti assurdi di non senso, che ricordano i musical.
Se è un tragico errore, come dice, a chi va attribuita la sciagurata idea?
Penso sia l’iniziativa di Bruno Vespa, che confonde l’informazione con lo spettacolo: è nella sua natura. Da uomo di potere, voleva fare un favore alla Meloni. Un omaggio per lei, che si presentava come la più grande sovranista ed è diventata invece la più grande alleata del globalismo e degli Stati Uniti. Un tale servizio di propaganda, credo, non se lo aspettava nemmeno lei. Al punto che si stanno scatenando contro questa scelta anche i suoi alleati.
Pure Salvini, proprio in queste ore.
Salvini dice le stesse cose che dico io: parla anche lui di un musical. Se non è un paradosso questo… Quest’operazione è un errore colossale: un grande aiuto a chi è contro la guerra.
L’opposizione alla guerra, come dice lei, aveva davvero bisogno di questo?
La guerra è un eccellente esempio di costruzione della propaganda. È avvenuta quella che Leo Strauss definisce la reductio ad Hitlerum: Putin è stato assimilato al dittatore nazista e tutto il discorso si riduce a questo, come era già successo con Saddam Hussein e Gheddafi, quando serviva giustificare le invasioni di Iraq e Libia. È vero ed evidente che c’è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma come si fa a omettere il contesto? Non appena iniziata l’operazione di Putin, l’informazione è stata colta da amnesia sugli 8 anni precedenti, sulla guerra in Donbass e sulle violenze ucraine sulla popolazione russofona. Anzi, per paradosso, anche le stragi ucraine poi sono state attribuite all’invasore russo. È come iniziare la lettura del Conte di Montecristo dal momento del suo ritorno in scena per vendicarsi. Come in 1984 di Orwell, la stampa non svolge il ruolo di informare ma di riscrivere la storia, per indirizzare l’odio delle masse nella direzione voluta dal potere.
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