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Si chiamavano Queen e Ibrahim i due braccianti 32enni ritrovati morti lunedì 23 gennaio a seguito di inalazioni di monossido di carbonio. I due, rispettivamente originari del Ghana e del Gambia, avevano acceso un braciere nella loro baracca la sera prima, per contrastare le gelate che stanno investendo lo stivale in questi giorni.
A dare l’allarme a seguito di un incendio sono stati altri abitanti della cosiddetta pista, un ghetto formato da baraccopoli in cui vivono 1500 braccianti stranieri, che, come la coppia, lavorano nelle campagne del mezzogiorno. All’arrivo dei soccorsi, la coppia era già deceduta, leggermente intossicati altri due inquilini che dormivano nella stessa baracca.
Questi sono i gelidi fatti che descrivono una tragedia tutt’altro che inaspettata, ma che ha, al contrario, una lunga lista di precedenti.
Nel 2019 stesse dinamiche nello stesso luogo: un braciere, due ragazzi – Elvis camerunese ed Emmanuel nigeriano – e monossido di carbonio, anche in questo caso morte per asfissia. Nel dicembre 2022 scoppia un incendio causato da una stufa elettrica, un nuovo tentativo per riscaldare una baracca, un tentativo di sopravvivenza che non è stato fatale solo grazie all’intervento tempestivo dei vigili del fuoco.
Il ghetto nel Borgo di Mezzanone, così come tanti altri agglomerati
di baraccopoli che costellano le campagne della Puglia, della Campania e
della Calabria, sono da troppo tempo teatro di numerose tragedie a
scapito delle vite invisibili dei braccianti; spesso raccontati in un
breve trafiletto di un articolo, spesso senza un nome, spesso utilizzati
per la notizia sensazionale del momento, spesso strumentalizzati nella
propaganda, ma sempre e comunque dimenticati.
La morte di Queen e
Ibrahim, gli ultimi di una lunga lista di invisibili, è una tragica
conseguenza di un problema strutturale che vede sovrapporsi il tema del
lavoro nelle campagne e quello dell’abitare. Il Made in Italy, a cui si
fa riferimento quando si parla del settore agroalimentare nel Sud, sta
costruendo il suo primato grazie a un sistema di sfruttamento e
progressivo impoverimento dei piccoli produttori, andando ad incidere
sulla condizione lavorativa dei braccianti, dei veri propri schiavi nei
campi in questo secolo. Il lavoro sfiancante, la presenza costante del
caporalato e soprattutto il salario misero limitano anche le possibilità
abitative, impedendo a migliaia e migliaia di braccianti di poter avere
un tetto effettivo sopra la testa sotto il quale riposare fra una
giornata lavorativa e l’altra. Da questa stortura nascono i ghetti,
luoghi simbolo di come l’assenza di diritto lavorativo, abitativo ed
anche sanitario sia tollerato.
«È un problema a cui vanno date
risposte definitive affinché vengano garantite dignità umana e
lavorativa a migliaia di invisibili della periferia. Ed è su questi
principi che si basa il progetto di ampio respiro presentato lo scorso
10 gennaio da questa Amministrazione al Ministero dell’Interno
nell’ambito del bando PNRR per il superamento dei ghetti e della lotta
al caporalato» afferma il Sindaco di Manfredonia. Attraverso il PNRR,
infatti, sono stati stanziati per il risanamento dell’ex pista – così
viene chiamato il ghetto a Borgo Mezzanone – e per il Gran Ghetto – a
San Severo – rispettivamente 53 milioni e 28 milioni di euro. Per quanto
la presenza di questo fondo sembri rendere migliori alcune prospettive
rispetto alla critica situazione dei campi del Mezzogiorno, non bisogna
dimenticare che non basta un singolo intervento circoscritto ad un
ambito, né è sufficiente stanziare fondi per bonificare i ghetti in cui
vivono i braccianti (che magari restano inutilizzati per anni). E’
l’intera filiera della produzione e della distribuzione agroalimentare
che tende ad alimentare il sistema di sfruttamento nelle campagne e a
contenere il più possibile i costi del lavoro.
Il 24 Gennaio, successivamente alla morte di Queen e Ibrahim, è stato indetto uno sciopero da Cgil e Flai di Puglia e Foggia, le quali richiedono un incontro urgente con la Prefettura del Capoluogo dauno. I sindacati insistono anche sul destino dei fondi del PNRR «Le tante troppe vittime che determinano quelle condizioni al limite di vita reclamano che non un solo euro vada perso, e che ogni sforzo sia indirizzato nella costruzione di percorsi di emersione dai ghetti e dallo sfruttamento del caporalato che a partire da quei luoghi costruisce il proprio potere di ricatto nei confronti di lavoratori e lavoratrici.» e concludono «Se non otterremo i risultati da tutti sperati investiremo direttamente le responsabilità di Governo e Ministero del Lavoro, se necessario anche chiamando tutti i lavoratori alla mobilitazione».
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