sabato 28 gennaio 2023

Giorno della Memoria e crimini dell'Ucraina. Il discorso completo di Vladimir Putin

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Oggi si celebra la Giornata Internazionale della memoria dell'Olocausto, come ogni anno il 27 gennaio, secondo la risoluzione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1° novembre 2005.

Il termine Olocausto deriva dall'antico greco holocaustosis, che significa "distruzione mediante il fuoco", "sacrificio nel quale la vittima veniva arsa completamente sull’altare”

Nella moderna letteratura scientifica e nel giornalismo, il termine si riferisce alla politica della Germania nazista, dei suoi alleati e complici nella persecuzione e nello sterminio di massa degli ebrei nel 1933-1945.

Alla base dell’Olocausto vi è la teoria razziale del nazismo, l'idea della superiorità della razza ariana sulle altre razze, parificate a razze "inferiori", sulla rappresentazione dell'"ebraismo mondiale" come principale nemico della nazione tedesca.

Il termine fu usato per la prima volta nei primi anni ’60 dal futuro scrittore, vincitore del premio Nobel per la pace, Elie Wiesel, come metafora dell'incendio di un'intera nazione nei crematori dei campi di sterminio nazisti. Nel 1978, negli Stati Uniti dopo l’apparizione dell'omonima serie televisiva americana, il termine "Olocausto" acquisì fama mondiale e sia in America che in altri paesi cominciarono a sorgere numerosi centri e musei dell'Olocausto.

In Israele e in alcuni altri paesi viene utilizzato anche il termine Shoa (Shoax), che denota la "catastrofe degli ebrei europei".

La data del giorno della commemorazione non è stata scelta a caso. Il 27 gennaio 1945 l'esercito sovietico, l’Armata Rossa, liberò il più grande campo di sterminio nazista, Auschwitz. Questa fabbrica della morte fu creata nella primavera del 1940 sul territorio della Polonia occupata dai nazisti tedeschi, inizialmente destinata ai prigionieri politici polacchi, ma dall’estate del 1941 venne trasformata nell’ultimo punto di destinazione per milioni di persone. Dopo il 22 giugno 1941, quando la Germania Nazista aggredì e attaccò l’Unione Sovietica, i tedeschi cominciarono a inviare ad Auschwitz i prigionieri sovietici e poi i cittadini civili.

Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma a partecipanti e organizzatori degli eventi, dedicati alla Giornata Internazionale della Memoria delle Vittime dell'Olocausto e al 78° anniversario della liberazione da parte dell'Armata Rossa dei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau (Auschwitz).

Il fatto che fu liberato dai soldati dell’Unione Sovietica in Occidente “si dimenticano” di specificarlo, perché la verità viene manipolata, il revisionismo storico lo si può vedere anche nel film di Benigni “La vita è bella”, dove alla fine ad Auschwitz entra il carro armato con la bandiera degli Stati Uniti…

Ma ecco la mia traduzione del messaggio di Putin:

Cari amici,

Oggi, nella Giornata Internazionale della Memoria per le Vittime dell'Olocausto, ricordiamo una delle pagine drammatiche della Seconda Guerra Mondiale: la liberazione dei prigionieri dei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau (Auschwitz) da parte dell'Armata Rossa. E, naturalmente, piangiamo i milioni di persone morte, che non avevano colpa di niente: ebrei, persone di altre nazionalità - che sono state fucilate, torturate, morte di fame e malattie.

Allora, nel 1945, fu prima di tutto il popolo sovietico a porre fine ai barbari piani dei nazisti, il popolo sovietico che difese la libertà e l'indipendenza della Patria, salvò gli ebrei e gli altri popoli dallo sterminio totale e dalla schiavitù.

Dobbiamo essere pienamente coscienti che qualsiasi tentativo di rivedere il contributo del nostro Paese alla Grande Vittoria significa giustificare i crimini del nazismo, apre la strada alla rinascita della sua ideologia mortale.

Dimenticare le lezioni della storia porta al ripetersi di terribili tragedie. Ne sono prova i crimini contro la popolazione inerme, le pulizie etniche, le azioni punitive che organizzano in Ucraina i neonazisti. È proprio contro questo Male che combattono coraggiosamente, fianco a fianco i nostri soldati.

(Vladimir Putin, 27 gennaio 2023)

 

L'ambasciatore russo in Polonia Sergej Andreev ha dichiarato al quotidiano Izvestia che la Polonia non ha invitato i rappresentanti della Federazione Russa all'anniversario della liberazione del campo di concentramento Auschwitz da parte dell'Armata Rossa.

Ciò si ripete dall’anno scorso, dal 27 gennaio 2022, cioè da prima dell’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina –  è bene specificarlo.

Fino al 2021 invece la Russia era inclusa nel programma di commemorazione, insieme ai rappresentanti dell’ambasciata di Israele. La scusa è che nella sala in cui si tiene l'evento “il numero di posti è limitato e sono destinati principalmente agli ex prigionieri del campo di sterminio invitati”.

"Non ci sarà nessuno a ricordare che Auschwitz è stato liberato dall'Armata Rossa", ha detto Andreev.

Le autorità polacche nella loro estrema russofobia hanno tagliato fuori la Russia da quasi tutti gli eventi commemorativi.

Perciò nel Giorno della Memoria per le Vittime dell'Olocausto, il Console Generale della Federazione Russa a Cracovia potrà solo deporre le corone di fiori sulle tombe dei soldati sovietici morti durante la liberazione di Auschwitz.

Giorni fa, il Congresso ebraico europeo ha invitato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a scusarsi per aver confrontato le politiche degli Stati Uniti e dei suoi alleati con le azioni di Adolf Hitler. Lavrov aveva affermato che gli Stati Uniti hanno formato la coalizione per la "soluzione finale della questione russa" e ha paragonato la politica di Washington di sostegno dell'Ucraina a quella di Adolf Hitler riguardo la "questione ebraica". Alla Casa Bianca, le parole di Lavrov sono state definite “offensive”.  Ma dal Ministero degli Esteri russo hanno fatto sapere che non hanno alcuna intenzione di scusarsi.

Non è possibile che la Russia – baluardo della verità storica, possa rimangiarsi un’affermazione che è sotto gli occhi di tutti, cioè di chi la vuole vedere, beninteso.

 

 

Marinella Mondaini


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