martedì 31 gennaio 2023

L’Oms pubblica un vademecum sulla guerra nucleare

 https://visionetv.it/

 

L’Oms (Organizzazione mondiale per la sanità) pubblica le istruzioni sulle scorte di medicinali necessarie per fronteggiare la guerra nucleare. Il rapporto aggiorna quello del 2007 ed è stato diffuso lo scorso venerdì 27 gennaio 2023. Arriva proprio mentre il mondo balla sull’orlo della Terza guerra mondiale e sull’Europa aleggia un tabù a forma di fungo aomico.

Il rapporto dell’Oms non è dedicato solo all’eventualità che scoppino le bombe nucleari. Dice che le raccomandazioni sono utili anche in caso di incidente in una centrale nucleare, in un deposito di combustibile, durante il trasporto di materiali radioattivi…

Tuttavia considera apertamente l’ipotesi della bomba atomica in un’area urbana. Calcola il numero di coloro che, nel caso, avrebbero bisogno di trattamenti sanitari e suggerisce agli Stati di regolarsi di conseguenza. Non specifica le quantità di farmaci di cui ogni paziente avrebbe bisogno, e in questo senso l’entità delle scorte opportune rimane nebulosa, ma fornisce la lista aggiornata dei principi attivi utili.

CHE COSA CONSIGLIA L’OMS

Si tratta di iodio e di chitochine, per contrastare, rispettivamente, i danni alla tiroide e al midollo osseo. Servirebbero inoltre agenti decorporanti della sabbia chelante e blu di Prussia, per agevolare l’eliminazione dei comporti radioattivi dall’organismo. Più medicinali contro vomito, diarrea e infezioni, che sono anch’essi effetti dell’esposizione ad alte dosi di radiazioni.

Quante persone avrebbero bisogno di cure in caso di bomba atomica? Ai numeri dell’Oms serve una premessa: gli scenari reali verosimilmente potrebbero essere ben più gravi rispetto ai due tratteggiati dal rapporto. Essi riguardano infatti lo scoppio di una bomba da uno e da 10 kiloton.

Le bombe di Hiroshima e Nagasaki, le uniche finora fatte esplodere, furono da 15 e 21 kiloton, altro che uno e 10! E se si pensa a tutta la strada che gli arsenali nucleari hanno fatto in questi 80 anni…

I POSTI IN OSPEDALE

Comunque una bomba da un kiloton in area urbana, secondo l’Oms, causerebbe immediatamente 7 mila morti. Inoltre, 19.500 persone in terapia intensiva, 33 mila persone in area critica, altre 66 mila persone  da ricoverare nei normali reparti ospedalieri. Per la bomba da 10 chiloton: 13 mila morti immediate, 79.400 persone in terapia intensiva, 108 mila in area critica, 70 mila nei reparti ospedalieri. Più, in un caso e nell’altro, migliaia e migliaia di feriti di varia gravità a causa dell’esplosione (non dalla radioattività) e più – ancora – le persone danneggiate dalla radioattività alle quali basterebbero cure non ospedaliere. Ma anch’esse avrebbero pur sempre bisogno di cure e di medicine.

L’Oms quindi consiglia che gli Stati abbiano scorte di medicinali tali da poter fronteggiare evenienze del genere. È appena il caso di ricordare le scorte raccomandate dall’Oms per fronteggiare l’improvviso diffondersi di una malattia infettiva e i medici chiamati a fronteggiare i primi casi di Covid che in Italia, per proteggersi dal contagio, dovevano usare i sacchi di plastica dell’immondizia.

Le decine di migliaia di posti in ospedale necessari per prestare soccorso in caso di scoppio di una bomba atomica, poi, farebbero più che comodo anche in tempi normali, visto il miserando stato della sanità pubblica italiana. Ma il governo preferisce largheggiare con gli aiuti all’Ucraina. Sottraggono una montagna di soldi ai servizi pubblici, sanità compresa, e rendono più probabile uno scenario analogo a quello che l’Oms consiglia di attrezzarsi a fronteggiare e per il quale l’Italia non sembra affatto pronta.

GIULIA BURGAZZI

 

Nessun commento:

Posta un commento