https://www.sinistrainrete.info
di Nico Maccentelli
Dopo l’autorizzazione alla farina di grillo (Regolamento del 3 gennaio 2023), motivata da una folle “transizione alimentare”, siamo ormai a due passi dalla rapina del secolo delle “case green”, giustificata dalla cosiddetta “transizione ecologica”.
Il primo voto avverrà il 9 febbraio prossimo nella Commissione industria del Parlamento europeo, ma la bozza della Direttiva in discussione è fin troppo chiara. Con il pretesto di rendere più confortevoli le case e di ridurre l’uso delle fonti fossili, l’obiettivo è chiaro: deprezzare al massimo il patrimonio edilizio, specie quello delle fasce più povere, per darlo in pasto ai grandi gruppi immobiliari.
Il dispositivo previsto è infatti implacabile, specie per l’Italia. Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà addirittura obbligatorio passare alla classe D. Poiché (dati Ance – Associazione nazionale costruttori edili) più di 9 milioni di edifici residenziali su un totale di 12,2 milioni sono al di sotto della soglia prevista (e tantissimi si trovano in classe G), questo significa che il 74% delle case degli italiani dovrà essere ristrutturato entro la fine del 2029!
Questi passaggi di classe saranno possibili solo con la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuovi sistemi di riscaldamento e con la posa del cappotto termico. Tutti questi interventi richiedono una spesa di almeno 100mila euro a casa. E poiché in Italia ci sono 31 milioni di case, la ristrutturazione del 74% di queste significherebbe un costo di 2.200 miliardi di euro. Più di un anno di Pil! A questa cifra bisognerebbe poi aggiungere la spesa per gli immobili pubblici e non residenziali…
Si tratta chiaramente di una follia, di un obiettivo impossibile da realizzare in questi termini, non solo per i costi ma anche per le carenze di materiali e di forza lavoro che si determinerebbe. C’è però del metodo in questa follia, il cui vero scopo è la drastica svalutazione del patrimonio immobiliare.
Nelle bozze precedenti della Direttiva, gli eurofolli di Bruxelles e Strasburgo erano arrivati ad ipotizzare il divieto sia di vendita che di locazione per immobili privi del “bollino verde” che l’Ue rilascerà solo a quelli ristrutturati. In questo modo milioni di persone si sarebbero trovate nell’impossibilità di acquistare, di vendere e di affittare i loro beni immobiliari. Adesso queste sanzioni sono scomparse, ma il fatto stesso che siano state pensate ci dice chiaramente dove si vuole arrivare.
Anche senza impedimenti formali alla vendita ed all’affitto, è chiaro però come la nuova normativa europea produrrà una svalutazione secca delle case non ristrutturate. Una svalutazione che colpirà soprattutto la piccola proprietà, i milioni di famiglie italiane che hanno investito tutti i loro risparmi nella casa, spesso contraendo mutui, oggi resi ancor più onerosi dalla politica di aumento dei tassi decisa dalla Bce.
L’obiettivo dell’Unione Europea è dunque quello di favorire la svendita delle case, a tutto vantaggio di una grande proprietà immobiliare che non avrà difficoltà a ristrutturare dopo aver acquistato a prezzi irrisori.
Se questo disegno andrà in porto, il risultato sarà che la piccola proprietà immobiliare (in Italia l’83% della popolazione vive in abitazioni proprie) verrà espropriata dai fanatici del clima. Ecco a cosa serve la narrazione catastrofista sul “riscaldamento globale”!
Questa rapina va fermata. Il governo e il parlamento italiano devono bloccare la nuova normativa Ue!
Ma questa vicenda ci parla di un problema più generale, di una gabbia chiamata Unione Europea. Così come bisogna bloccare la Direttiva sulle case, bisogna fermare un Pnrr che serve solo ad imporci nuovi ed inaccettabili vincoli, bisogna impedire che passi il nuovo Mes che invece il governo Meloni pare intenzionato ad approvare.
Se ci pensate, questa predazione pianificata che colpisce la stragrande maggioranza di quello che noi comunisti, antagonisti, libertari chiamiamo "proletariato" (per non parlare dei ceti medi), non viene presa minimamente in considerazione da gran parte dei partitini e sindacatini che che vanno in piazza un giorni sì e l'altro pure, che continua a blaterare di epiche lotte operaie per non si sa quale cazzo di rivoluzione. Con la pandemia avevo dei sospetti, ma ora si stanno trasformando in certezze: nel non affronrare certi nodi sociali non c'è solo dogmatismo, vetero-pensiero e cialtroneria. C'è di fatto complicità, che voglio ancora qualificare come inconsapevole.
Nessun commento:
Posta un commento