giovedì 26 gennaio 2023

Brics verso allargamento e moneta comune

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Siamo ormai oltre i Brics Plus. C’è praticamente la coda per entrare a far parte dei Brics, i cinque Paesi descritti come emergenti all’inizio del millennio e di fatto impermeabili alle sanzioni occidentali contro la Russia, e cioè Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica.

I cinque Brics potrebbero presto diventare 11, dato che sei Paesi hanno fatto domanda di entrare. Senza contare quelli che, pur non ufficializzando, si sono detti interessati.

Il blocco dei Brics ora cerca di redigere i criteri per l’ammissione di nuovo membri: esiste dal 2001, ma finora non era stato necessario porsi il problema dell’allargamento salvo che per l’ingresso, nel 2010, del Sudafrica.

VERSO UNA MONETA COMUNE

In agosto inoltre i Brics cominceranno a discutere la moneta comune per gli scambi commerciali di cui da tempo si parla. Sarebbe un altro, forse definitivo, chiodo sulla bara del dollaro come moneta dell’economia globale.

I Brics, nel formato attuale, rappresentano circa il 40% della popolazione mondiale e il 30% del Pil mondiale. Sono nati per offrire occasioni di sviluppo ed investimento, ma sempre più vanno somigliando ad un blocco geopolitico.

Un’ulteriore espansione trasformerebbe definitivamente i Brics nel contrappeso al blocco occidentale sul quale regnano gli Stati Uniti e del quale l’Unione Europea (e l’Italia) fanno parte. I Paesi del G7, il cuore del contrapposto blocco occidentale, hanno meno del 10% della popolazione mondiale e il 30% del Pil mondiale.

I PAESI CHE VOGLIONO ENTRARE NEI BRICS

A quanto si sa, sei Paesi hanno fatto richiesta ufficiale di entrare nei Brics. Sono Algeria, Egitto, Iran, Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti. Altri Paesi hanno mostrato interesse all’adesione: Turchia, Indonesia, Argentina, Kazakistan, Nicaragua, Nigeria… Tuttavia, per ora, nulla di formalizzato.

Nel formato attuale, i Brics producono un terzo dei raccolti mondiali di cereali. Comprendono la fabbrica del mondo, cioè la Cina, e l’hub planetario delle materie prime e dell’energia, cioè la Russia.

Figurarsi quale diventerebbe il loro peso nel dettare le leggi del commercio globale se accogliessero dei pezzi da 90 del petrolio e del gas come l’Arabia Saudita, l’Iran, gli Emirati.

GIULIA BURGAZZI

 

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