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Cinque milioni e mezzo di visualizzazioni, in poche ore, nella sola Italia. Ma quel video – gongola Massimo Giletti – è stato visto e rivisto in tutto il mondo, all’indomani dello strano arresto di Matteo Messina Denaro. Motivo: il filmato era stato diffuso due mesi prima. E conteneva l’inspiegabile “profezia” di Salvatore Baiardo sulla fine imminente della clandestinità del presunto capo di Cosa Nostra. Si domanda ora Giletti: perché quindi “sporcare” in quel modo un arresto così eclatante, dopo trent’anni di teorica caccia all’uomo?
Intanto come faceva, Baiardo, a “sapere” che il super-ricercato fosse in precarie condizioni di salute? Ma soprattutto: chi è la fonte di Baiardo? Manco a dirlo, l’ex uomo di fiducia dei fratelli Graviano evita di rivelarlo, limitandosi ad alludere ad “ambienti palermitani”. Preferisce semmai elogiare Giletti, con franchezza, per il suo coraggio giornalistico. «Lei sta rischiando parecchio», gli dice: «Sta rischiando a 360 gradi, non solo a livello “mafia”». Si potrebbe essere più espliciti?
IL VERO POTERE CHE SOVRASTA LA MAFIA
In attesa che i contorni della vicenda si chiariscano, specie dopo i dubbi espressi ad alta voce da personaggi come l’ex pm antimafia Roberto Scarpinato (convinto che l’arresto di Messina Denaro sia il frutto di una precisa trattativa dopo tre decenni di latitanza inconfessabilmente “protetta”), restano nell’aria messaggi inquietanti e forse ancora da decifrare. Date, simboli, coincidenze: la cronologia dei grandi arresti eccellenti disegnerebbe una trama di segnali politici che sembrano nascere da quell’ambigua zona grigia dove tutti i ruoli possono sempre confondersi.
Emerge cioè l’ombra di un potere sovrastante, rispetto a quello criminale dei mafiosi e a quello degli investigatori. Un potere sovranazionale, dunque di matrice presumibilmente massonica, capace di condizionare dall’alto la stessa politica, anche usando – all’occorrenza – la spietata ferocia di una mafia che per trent’anni è stata regolarmente rappresentata come inafferrabile e pressoché invincibile, nonostante la periodica, roboante cattura di qualche boss.
PERCHÉ “SPORCARE” L’ARRESTO DI MESSINA DENARO?
Centrale, quindi, la domanda di Giletti: chi è stato a informare Baiardo e a spingerlo ad affidargli una simile anticipazione, che avrebbe inevitabilmente finito col rendere meno credibile la cattura di Messina Denaro come semplice risultato di serrate indagini?
Menti raffinatissime: così Falcone definiva certi poteri, lasciando supporre che sovrastassero la mafia e pure gli altri attori coinvolti nel dramma (detective, magistrati e politici). Raffinatissime: come le menti superiori che – giusto trent’anni fa – fabbricarono certe tempeste giudiziarie a orologeria, facendo finire l’Italia nella gabbia dell’ordoliberismo eurocratico? Risultato: le privatizzazioni selvagge, il pareggio di bilancio, lo spread e la religione del rigore, il Pilota Automatico evocato da Draghi.
Menti raffinatissime: sempre le stesse? Anche quelle che fornirono la verità ufficiale sull’11 Settembre, per poi arrivare fino agli orrori dell’Isis? Quanto poi alla cronaca dell’ultimo triennio, ogni commento è superfluo. I fatti parlano da soli: il panico mediatico, il disastro sanitario, il siero salvifico. E le persecuzioni dei dissidenti, le menzogne dei media, la censura imposta ai social. Ora siamo all’ultimo capitolo, la demonizzazione di Putin.
DAL BRITANNIA AL COVID, 30 ANNI DI FIABE: CADE IL VELO?
Per analogia, è come se Giletti (e Baiardo, in primis) stessero rendendo un servizio prezioso: il possibile disvelamento del carattere illusionistico di certi eventi. In questo caso il tema di partenza è quello mafioso, certo: ma, per estensione, forse il metodo potrebbe abbracciare ben altri ambiti. Specie tenendo conto della cronologia, ancora una volta non casuale: trent’anni. Qualcuno – a tre decenni di distanza dal Britannia – sta forse cercando di farci aprire gli occhi? In altre parole: l’arresto di Messina Denaro (“annunciato” clamorosamente dal tandem Giletti-Baiardo) potrebbe coincidere con l’inizio della fine di una lunghissima stagione di nefandezze, non solo mafiose, sempre propiziate da una narrazione fuorviante?
Negli ultimi giorni si moltiplicano gli avvertimenti: a cominciare da quelli di Elon Musk sul potere invasivo di Davos. Come dire: non crediate a tutte le storielle che vi raccontano. Esempio: quelle climatiche, affidate alla piccola Greta, innescano un business colossale che poi, per poter decollare, magari ha bisogno persino di una guerra. Menti raffinatissime, appunto. Quelle che fabbricano determinate narrative mediatiche, tutte basate su dogmi. E poi le altre menti, quelle che oggi si premurano – con altrettanta raffinatezza – di fornire un clamoroso controcanto: sicuri che non vi abbiano sempre presi in giro, in tutti questi anni?
GIORGIO CATTANEO
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