martedì 7 giugno 2022

Una lotta di lunga durata contro la Nato

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Voglio cominciare questo post notando che la Turchia ha attaccato la Siria, ufficialmente per stabilire una “zona di sicurezza”,  esattamente ciò che  sta facendo la Russia  in Ucraina: l’unica differenza è che alla Turchia, membro della Nato, sia pure disobbediente è consentito, ma alla Russia no. Credo che questo sia il nucleo per comprendere la guerra ucraina e anche i suoi tempi che tanto destano sorpresa e sconcerto in occidente, specie tra gli amici della Russia: ma è proprio nella  mancanza di regole, di etica e persino di onore degli Usa e del cosiddetto occidente complessivo  che risiedono le logiche di questa guerra. Anche una volta strappate all’Ucraina le zone russofone, dunque l’est e la fascia marittima, oltre alla Crimea, obiettivo che del resto è stato quasi raggiunto, anche una volta creato un Paese molto più piccolo e neutrale, sempre che Mosca non si trovi costretta ad occupare totalmente il Paese, non per questo la Nato cesserà di fare pressione, di installare missili, di creare incidenti, di abbaiare ai confini. Dunque l’operazione cominciata in Ucraina proseguirà fino a che non si ritornerà ad una situazione pre espansione della Nato con gli stati baltici, la Romania, la Bulgaria fuori dall’Alleanza atlantica e una completa ristrutturazione dei Balcani dopo le guerre americane.

Non c’è alcun bisogno che questo avvenga con mezzi militari perché nonostante il fatto che si parli in continuazione delle operazioni belliche  in Ucraina la Russia ha già vinto, anzi stravinto ed è anche per questo che può permettersi di risparmiare al massino i suoi uomini, mentre il regime fantoccio di Kiev manda i propri allo sbaraglio come carne da cannone: la vittoria essenziale è stata quella contro le sanzioni occidentali che dovevano distruggere Putin  e il suo governo, ma si sono rivelate un boomerang e invece di destabilizzare Mosca, stanno destabilizzando l’occidente. Questo ha invertito completamente i termini della questione: pareva che il tempo lavorasse per la Nato, ma si scopre che lavora per Putin.

Da una parte questo è in qualche nodo consolante  perché il potere globalista incistato a Washington ha commesso un errore madornale e allo stesso tempo assolutamente stupido per un’elite che intende governare l’intero pianeta: ha tentato di mettere in ginocchio l’economia più autosufficiente del mondo, quella dotata delle più ingenti risorse energetiche e minerarie, nonché un’economia che da una decina di anni è ormai abituata a sostituire le importazioni con produzioni interne. E per di più si è cercato di colpire la più grande potenza nucleare nonché  l’alleato principe della maggiore potenza manifatturiera del pianeta, ovvero la Cina che da questo conflitto riceve quasi un mandato al governo mondiale in sostituzione dei teppisti americani dai quali non ci si può aspettare nient’altro che violenza, stragi e ricatti.  Un vera follia probabilmente pensata sul modello Usa che senza importazioni collasserebbe in pochi mesi, una pensata da principianti che vogliono giocare con il mondo considerandosi il sale della terra mentre sono soltantodei cuori di cane.  La recessione innescata dal rifiuto vero o comunque dichiarato ( che per i mercati è quasi la stessa cosa) di importazioni energetiche dalla Russia, sta creando molti problemi in Usa, ma soprattutto sta falcidiando l’Europa: è significativo il dramma del cancelliere Scholz che le grandi imprese tedesche come Volkswagen e Mercedes esortano a non distruggere l’economia tagliando i rapporti energetici con la Russia, ma che è minacciato di crisi parlamentare da Verdi e ricattato per lo scandalo Wirecard se per caso osa staccarsi dalla politica Nato. Insomma o l’Europa si suicida o saranno gli stessi ceti produttivi interni a provocare le scintille necessarie a cacciare un milieu politico compromesso, ricattato o pagato a pie di lista da Washington. In entrambi i casi Mosca avrà raggiunto il suo scopo: quello di denazificare – pardon denatizzare, ma il concetto è così simile –  il continente: nel primo caso si troverà a che fare con Paesi zombificati e deindustrializzati il cui potere sarà ridotto al minimo e nella seconda ipotesi si troverà a parlare finalmente con interlocutori con cui raggiungere un accordo vero, senza le chiacchiere bugiarde che sono il senso della diplomazia statunitense.

E’ anche per questo che la governance di Mosca, pur avendo tutti i giorni occasione di sentirsi offesa e indignata dagli atteggiamenti dei nanetti europidi – ultimo episodio è il blocco di Lavrov-  cerca di portare pazienza e di conservare le basi per un dialogo futuro: se è vero che l’Europa senza la Russia o addirittura contro di essa sta rapidamente perdendo il suo peso internazionale è anche vero che alla Russia farebbe gioco un lato occidentale amichevole e sicuro che la renderebbe più autonoma rispetto alla cima. questo però non potrà avvenire senza  una profonda riassetto dell’intero continente e il crollo di quella oscena dittatura non dichiara, ma non per questo meno liberticida della Ue.  Insomma la guerra in Ucraina si concluderà probabilmente durante l’estate, ma sarà solo il primo capitolo di un grande cambiamento  mondiale.

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