https://comedonchisciotte.org
Sono passati oltre 10 anni da quando nel lontano 16 giugno 2009 si tenne la prima riunione dei BRIC in Russia.
All’epoca il Sud Africa ancora non ne faceva parte, né questi Paesi erano potenze di spessore nel panorama internazionale, dominato dalla nazione più guerrafondaia della storia del mondo moderno: gli Stati Uniti d’America.
Oggi la situazione appare completamente ribaltata: i BRIC sono diventati BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) e le loro economie – così come la loro popolazioni – sono cresciute a dismisura in poco tempo.
Adesso tocca a loro imporsi in questo mondo e magari presto o tardi poterne prendere addirittura le redini, visto che l’Occidente ha deciso di suicidarsi economicamente isolandosi da tutto e tutti.
È la Russia che, in questo momento, sta guidando politicamente e militarmente la loro emancipazione, forte di un orgoglio nazionale che ha sempre visto il proprio popolo essere protagonista nella storia moderna. Serviva qualcuno che forzasse il corso dei tempi, che prendesse il toro per le corna e con questa guerra così è stato.
Forse però nulla sarebbe accaduto se Mosca non avesse avuto le spalle coperte, sapendo che chiudere una porta a Ovest avrebbe voluto dire spalancare un portone a Est. Lì infatti a sostenerla in questa guerra ci sono India e – soprattutto – Cina. Non certo militarmente, ma economicamente: e quale investimento migliore se non puntare su Paesi candidati a diventare le economie più importanti del globo, sganciandosi allo stesso tempo dall’ improduttivo Vecchio Continente? Due piccioni con una fava per la Russia, una grande opportunità per spostare il perno delle decisioni mondiali nell’estremo Oriente per Cina e India.
A sostegno di questa tesi le ultime notizie, e mi riferisco in particolare al sostituto russo del sistema di pagamento SWIFT, nonché all’idea di sviluppare una nuova valuta di riserva globale che sostituisca il dollaro negli scambi internazionali…due idee lanciate da Putin durante il BRICS Business Forum della scorsa settimana ospitato dalla Cina.
Rispetto al sostituto dello SWIFT, sistema dal quale le maggiori banche russe sono state tagliate fuori, Putin ha dichiarato che le banche dei Paesi BRICS potranno collegarsi liberamente al Sistema SPFS – sviluppato dalla Banca centrale della Federazione Russa nel 2014 dopo la guerra in Crimea e oggi in rampa di lancio: “il sistema russo per la trasmissione di pagamenti è aperto alla connessione delle banche dei cinque Paesi”.
In questo modo, nuovi circuiti economici, non soggetti ai capricci dei paesi Occidentali, potranno svilupparsi creando ulteriori sbocchi per le economie di chi li adotterà e aumentando i legami tra Paesi che già da adesso stanno incrementando l’uso delle valute locali negli scambi commerciali internazionali.
Venendo invece alla seconda e più importante notizia, sempre durante Forum, Putin ha dichiarato che i Paesi BRICS stanno attualmente lavorando alla creazione di una nuova valuta di riserva globale: “la questione della creazione di una valuta di riserva internazionale basata su un paniere di valute dei nostri Paesi è in fase di elaborazione“.
Per molti analisti, questa mossa più che mai segna il chiaro passaggio dal mondo unipolare a quello multipolare, dove a comandare non potrà più essere un solo Paese e una sola moneta, quanto piuttosto degli aggregati economici in continua evoluzione, e i primi passi in questa direzione vanno verso costruzione di una nuova architettura finanziaria comune.
In questa prospettiva, la volontà dei BRICS di creare alternative al sistema di Bretton Woods basato sul dollaro è una spinta straordinaria verso un riassetto generale dei rapporti di forza economici e finanziari, anche se ancora manca il tassello della forza militare. Da questo punto di vista infatti, a differenza del mondo Occidentale che ha un’alleanza militare (la NATO), i BRICS sono ancora scoperti, e questo è sicuramente un punto debole con il quale dovranno fare presto i conti. Non a caso ci ritroviamo in una situazione in cui l’India ha due piedi in una scarpa: economicamente sta con i BRICS, militarmente con l’Occidente attraverso l’Alleanza QUAD.
Che questa rinascita dei BRICS come attori non più secondari stia comunque già dando alcuni frutti è palese, e a confermarlo è la richiesta di partecipazione a questo circuito economico di due altre nazioni: Argentina e Iran.
Della prima si è parlato proprio durante il Forum, con il presidente Fernandez che – intervenendo in collegamento video – lo ha ufficializzato: “l’Argentina vuole essere un membro a pieno titolo dell’alleanza delle economie emergenti”.
Fernandez ha dichiarato inoltre che il gruppo “costituisce una piattaforma con enormi capacità per discutere e attuare un’agenda per il futuro che porterà a un’epoca migliore e più giusta. […] Il peso istituzionale ed economico dei BRICS può diventare un fattore di stabilità finanziaria” e l’espansione della “Nuova Banca di Sviluppo del blocco può essere uno strumento utile per rafforzare le infrastrutture nazionali; [per questo] l’Argentina vuole unirsi e offrire il suo contributo come membro”.
Riguardo all’Iran la notizia è ancora più fresca. Il Ministero degli Esteri di Teheran ha annunciato (27 giugno), che la Repubblica islamica ha presentato ufficialmente la domanda di adesione ai BRICS. Essi rappresentano un “meccanismo molto dinamico con molteplici prospettive”, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri Saeed Khatibzadeh, aggiungendo che Teheran ha già avuto “una serie di consultazioni” con i leader dei Paesi in merito alla propria candidatura. L’adesione dell’Iran “apporterebbe un valore aggiunto” a tutte le parti coinvolte, ha continuato Khatibzadeh, sottolineando che i membri dei BRICS rappresentano fino al 30% del PIL mondiale e il 40% della popolazione globale.
L’ingresso dell’Iran potrebbe aprire le porte a nuove prospettive nell’ottica di una difesa comune, soprattutto data la storica alleanza con la Russia e la necessità della Cina di trovare alleati: un possibile scontro tra Superpotenze per la supremazia sul globo sembra molto lontano – e speriamo improbabile -, ma la sua ombra minacciosa rimane sullo sfondo. Gli Stati Uniti molleranno tanto facilmente il loro status?
Ciò che conta è che il mondo sta cambiando velocemente e nuove forze si stanno imponendo. Dopo aver goduto di privilegi a discapito di tutti gli altri, adesso la ruota sta iniziando a cambiare verso e, in men che non si dica, ci stiamo ritrovando dalla parte sbagliata.
A dimostrazione di quest’ultima affermazione, il tweet di Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, pubblicato martedì 28 giugno:
Massimo A. Cascone per ComeDonChisciotte.org
Nessun commento:
Posta un commento