domenica 26 giugno 2022

Editoriale: “Tenetevi liberi per l’autunno”

 https://www.attac-italia.org

 

di Vittorio Lovera (Attac Italia)

La costruzione di un’alternativa di Società richiede il saper affrontare e risolvere tutti i danni che quarant’anni di turboliberismo hanno creato, gettandoci in pasto a una serie interminabile, sistemica, di “crisi ed emergenze“ da affrontare: quella sociale, quella ambientale, quella finanziaria, quella pandemica e ora quella di guerra.

Questo numero del Granello di sabbia è stato concepito per affrontare in modo sistematico quella che riguarda i migranti, a nostro modo di interpretare le dinamiche in atto e gli scenari geopolitici, le prime vittime designate a pagare lo scotto della guerra.

Lo scenario apertosi con l’invasione russa dell’Ucraina ha spalancato le porte alla complessità della situazione internazionale, dove non c’è più un ordine mondiale definito e dove le diverse potenze sono in conflitto per la definizione di un nuovo ordine internazionale.

La guerra stessa sembra il concentrato di molte guerre, come una sorta di matrioska, al cui interno troviamo: un conflitto civile interno all’Ucraina determinato dalle spinte separatiste delle regioni del Donbass; un conflitto fra Stati, determinato dall’invasione russa dell’Ucraina; un conflitto fra imperialismi e blocchi militari che vede la Russia da una parte e Usa, Nato e governi europei dall’altra; infine, si intravede la possibile guerra futura che vedrà in campo i veri contendenti dell’egemonia mondiale, ovvero Usa e Cina.

In un mondo globalizzato come il nostro, la guerra in Ucraina porta con sé conseguenze globali e il blocco delle catene di approvvigionamento, già messe a dura prova durante la pandemia, rischia di provocare crisi alimentari spaventose, in particolare nel continente africano e nella regione del Medio Oriente. E naturalmente ineludibili nuove migrazioni di massa.

Già la gestione del flusso di profugh* dall’Ucraina (5 milioni in un mese, 3 milioni dei quali in Polonia, dal cui accesso sono esclusi quelli di origine non ucraina) ha sancito l’inizio di una politica di accoglienza su base razziale nel nostro continente, come ben sostiene anche Guido Viale (leggi il suo contributo in questo Granello).

Questo fenomeno è reso ancora più chiaro dal proseguimento della triplice, violentissima strategia basata sui tre assi: respingimenti, riammissioni, confinamenti. Che poi ha come obiettivo il rendere impossibile l’esigibilità di quel diritto di asilo che le molte convenzioni internazionali e costituzioni nazionali tuttora riconoscono in molti Stati membri.

La guerra continua con il suo carico di morti, distruzione, devastazione. Nessun attore istituzionale sembra volerla fermare, praticando davvero e con coerenza quello che sarebbe da subito necessario: il cessate il fuoco e l’avvio di veri negoziati.

La guerra continua e investe le nostre vite. Aumenta le diseguaglianze  sociali, ingabbia la cultura e sottrae democrazia. Chiude tutte le faglie aperte dalla pandemia e rimette in un angolo ogni possibile trasformazione sociale. Persino il Recovery Plan, che abbiamo contestato contrapponendo ad esso il nostro Recovery Planet, viene completamente rimosso e ormai Governo e Confindustria (davvero difficile capire chi impone a chi, oppure….. fin troppo semplice!) parlano apertamente di Recovery di guerra.

Tagli alla sanità e all’istruzione e corsa al riarmo, aumento delle spese militari e apertura di nuove basi militari, come quella a Coltano, dentro un parco nazionale. Nessuna transizione ecologica all’orizzonte, ma “più carbone, più trivellazioni e rilancio del nucleare”. Nessuna sovranità alimentare, ma nuovi finanziamenti all’agro-business e via libera agli OGM. Nessuna tutela dei beni comuni, ma lancio di una nuova stagione di privatizzazioni.

Al rancoroso Recovery di guerra del governo Draghi e della Ue contrapponiamo un’Economia di Pace, che si fonda su orizzonti e tinte di speranza: disarmo, natura, accoglienza.

Sull’Economia di Pace, attraverso il grande lavoro del nostro Antonio De Lellis ( leggete il suo articolo in questo Granello), stanno lavorando una serie di realtà, da Attac a Pax Christi, da Rete Pace a Cadtm, per dare centralità all’elaborazione e alla diffusione di questa impostazione, secondo le nostre valutazioni uno degli assi nodali per un’alternativa di Società. Che poi, per tornare al tema migranti, sono la riproposizione del 5° articolo del Manifesto della Cura:

La pandemia non ha rispettato alcuna delle molteplici separazioni geografiche e sociali e alcuna delle gerarchie costruite dagli esseri umani: dalle frontiere alle classi sociali, passando dal falso concetto di razza. Ha dimostrato che la vera sicurezza non si costruisce contro, e a scapito degli altri: per sentirsi al sicuro bisogna che tutt* lo siano.

Affinché questo accada, occorre che a ogni popolazione venga riconosciuto il diritto a un ambiente salubre, all’uguaglianza sociale, all’accesso preservativo alle risorse naturali. 

Occorre porre termine a ogni politica di dominio nelle relazioni fra i popoli, facendo cessare ogni politica coloniale, che si eserciti attraverso il dominio militare e la guerra, i trattati commerciali o di investimento, lo sfruttamento delle persone, del vivente e della casa comune. Non possiamo più accettare che i nostri livelli di consumo si reggano sullo sfruttamento delle risorse di altri Paesi e su rapporti di scambio scandalosamente ineguali, né l’esistenza di alleanze militari che hanno l’obiettivo del controllo e dello sfruttamento di aree strategiche e delle loro risorse.

La società della cura rifiuta l’estrattivismo perché aggredisce i popoli originari, espropria le risorse naturali comuni e moltiplica la devastazione ambientale. Per questo sostiene l’autodeterminazione dei popoli e delle comunità, un commercio equo e solidale, la cooperazione orizzontale e la custodia condivisa e corresponsabile dei beni comuni globali.

La guerra contro i migranti è ormai uno degli elementi fondanti del sistema globale attuale. Intere aree del pianeta – mari, deserti, aree di confine – sono diventati giganteschi cimiteri a cielo aperto, luoghi in cui si compiono violenze e vessazioni atroci, e dove a milioni di esseri umani viene negato ogni diritto e ogni dignità. 

La società della cura smantella fossati e muri e non costruisce fortezze. Rifiuta il dominio e riconosce la cooperazione fra i popoli. Affronta e supera il razzismo istituzionale e il colonialismo economico e culturale, attraverso i quali ancora oggi i poteri dominanti si relazionano alle persone fisiche, ai saperi culturali e alle risorse del pianeta.

La società della cura rifiuta ogni forma di fascismo, razzismo, sessismo, discriminazione e costruisce ponti fra le persone e le culture praticando accoglienza, diritti e solidarietà.”

Poiché da parte delle Istituzioni Internazionali non è in atto alcun processo concreto teso a creare i presupposti per la fine del conflitto, dobbiamo immaginare uno scenario di lungo periodo.

Le conseguenze degli scenari bellici si presenteranno nell’autunno ancora più nette e pesanti, con aumento dei tassi, crisi occupazionali diffuse, caro bollette.

Il percorso di convergenza lanciato dalla Società della Cura sta creando tangibili riscontri e il seminario on line di giovedì 23 Giugno:

Contro la guerra, un’altra società

“teniamoci liberi in autunno” 

ne è stata l’ennesima riprova, il segnale che l’accumulazione di forze su obiettivi radicali e comuni, non solo prosegue ma si intensifica con geometrica progressione. Usciamo da questa assise con una certezza: saremo tutte e tutti liberi in autunno per una grande e visibile presa di parola , che sappia mettere nell’angolo le politiche di guerra e del rancore e sappia invece incanalare positivamente la tanta rabbia repressa in socialità e speranza.

Parole di forte apertura verso una grande mobilitazione, prima locale poi nazionale, per il prossimo Ottobre (magari in occasione della presentazione della Legge di Bilancio) sono emerse chiare, speriamo ferme. Grande apprezzamento in particolare per gli interventi delle realtà sindacali, Piero Bernocchi (Cobas), Barbara Tibaldi (Fiom), Luca Scacchi (FLC –CGIL) che – esprimendo apprezzamento per le iniziative del collettivo di Fabbrica GKN  – hanno concretamente aperto alla possibilità che qualcosa di realmente unitario ed incisivo possa finalmente trovare contenuti e pratiche comuni. Come spesso ci ricorda Dario Salvetti (GKN) “aver ragione non basta“  e “occorre utilizzare ogni minimo spiraglio per gettare germogli , localmente e nazionalmente”: a noi attivare tutte le lotte e le vertenze locali verso una grande mobilitazione comune che sappia incidere.

Basta settarismi: radicale (ma non ecumenica) convergenza!!!

Come Sdc stiamo collaborando sia alla tappa del nuovo “Insorgiamo tour” a Genova, nell’anniversario dell’assassinio di Carlo Giuliani, sia soprattutto nella realizzazione del ventennale di Firenze 2002-2022.

Con Tommaso Fattori, Massimo Torelli, Jason Nardi, Roberto Spini, Sdc Firenze e moltissime compagne/i fiorentini e toscani stiamo creando i presupposti per 4 giorni  (10-13 novembre) di eventi, iniziative ed assemblee.

Non si tratta di celebrare il passato ma di fare memoria orientata al futuro. A partire dalla necessità di alzare una voce forte per la pace e contro la guerra.

Il Social Forum di Firenze 2002 fu un momento di grande forza e convergenza dei movimenti e degli attori sociali di tutta Europa, e di un’analoga forza e convergenza c’è molto bisogno anche oggi, di fronte alle immense e drammatiche sfide del presente.

Il ventennale del FSE può dare un contributo al superamento della grande frammentazione geografica e tematica che ha caratterizzato gli ultimi anni, e lo stesso processo preparatorio che ci condurrà verso Firenze 2022 può divenire parte essenziale di questa riconnessione.

Dal 10 al 13 novembre Firenze ospiterà un grande incontro nazionale ed europeo dei movimenti e degli attori sociali, per ricostruire una rete di comunicazione, collaborazione e possibile convergenza all’altezza del tempo tragico che stiamo vivendo: la guerra, la crisi eco-climatica, l’aumento esponenziale delle diseguaglianze sociali e di genere, la crisi democratica.

Il 10 e 11 novembre si svolgeranno a Firenze tante iniziative auto-organizzate e auto-finanziate dalle diverse reti nazionali ed europee, in modo anche da favorire l’arrivo a Firenze di attivisti e attiviste di tutta Europa, e del Mediterraneo, e dei movimenti di nuova generazione.

Il 12 e il 13 novembre si terrà un’assemblea di convergenza nazionale ed europea sulle grandi questioni di questo tempo.

Non per aree tematiche ma su domande nodali che – in via di definizione tra tutte le realtà coinvolte/coinvolgibili – sostanzino questi aspetti :

a) dove va l’Europa, dove andiamo noi;

b) Come uscire dalle politiche del “rancore” e orientare percorsi collettivi di “speranza”;

c) Aver ragione non basta. Come i movimenti sociali possono tornare ad essere trainante fenomeno di massa?

Per quelle giornate, come Attac/Cadtm stiamo verificando la fattibilità di organizzare una giornata che rilanci il tema dei debiti illegittimi – l’inflazione si avvicina alle due cifre, lo spread torna a salire, i debiti nazionali sono fuori controllo – con la presenza di Eric Toussaint, di Ramiro Chimuris, del Prof. Maddalena e della Consulta Audit del Comune di Napoli, delle reti di auditoria europee, coniugandoli con le riflessioni sull’economia di pace.

Posticiperemo di una settimana la tradizionale Università estiva di Attac (Cecina Mare, 16-17-18 Settembre) per non creare sovrapposizione con il decennale della Decrescita a Venezia (7-8-9-10 Settembre “ Decrescita: se non ora quando?”).

Infine, a partire dall’autunno Attac Italia e tutte le realtà aderenti a Riprendiamoci il Comune (le due leggi di iniziativa popolare sulla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e sulla riforma della finanza pubblica locale) inizieranno il percorso che ci vedrà impegnati da Gennaio a Luglio 2023 nella raccolta firme.

Sì, perché noi siamo perennemente in “Insorgiamo tour”,  localmente e nazionalmente: per avere un’alternativa di società occorre lottare in tanti, tutti i santi giorni.

Un numero sui migranti non si può chiudere senza un plauso di cuore a tutte le organizzazioni che, per mare e per terra, alleviano le tribolazioni dei migranti, a Mimmo Lucano, ad Andrea Costa e a tutte/i quelli che – in uno stato sempre più autoritario e repressivo – per propugnare i propri valori rischiano il gabbio.

Noi almeno teniamoci liberi per l’autunno!!!

Foto: la Società della Cura.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 50 di Giugno-Luglio 2022: “Guerra e migranti, guerra ai migranti

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