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Riformare la governance globale, elaborare un sistema di pagamento alternativo allo Swift, creare una nuova valuta di riferimento internazionale: sono alcuni dei punti più importanti emersi ieri al XIV summit dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), tenutosi quest’anno sotto la presidenza cinese di Xi Jinping. A conclusione del Vertice – intitolato “Rafforzare la partnership BRICS di alta qualità, entrare in una nuova era di sviluppo globale” – i cinque Paesi hanno adottato la Dichiarazione di Pechino del XIV Summit BRICS che tra i punti più importanti comprende quello intitolato “Rafforzare e riformare la governance globale”: ciò implica ripensare gli assetti di potere e richiede necessariamente un ridimensionamento del ruolo del dollaro, con l’obiettivo di abbandonare il sistema unipolare “americanocentrico” per orientarsi maggiormente verso un modello geopolitico multipolare. Il leader cinese ha dichiarato che le cinque principali economie emergenti «devono agire con senso di responsabilità per portare una forza positiva, stabilizzante e costruttiva nel mondo».
Nato ormai quasi vent’anni fa, il gruppo dei BRICS rappresenta una coalizione economica e geopolitica il cui peso è cresciuto notevolmente negli anni sia dal punto di vista economico che politico: i cinque Paesi hanno un’economia più grande di quella di tutti i paesi occidentali messi insieme alla fine della Seconda guerra mondiale e rappresentano il 40% della popolazione del mondo, il 23% del PIL globale e il 18% del commercio internazionale. Infine, contribuiscono alla crescita economica complessiva per il 50%.
Nel tempo il principale obiettivo dei BRICS è diventato quello di porsi come polo alternativo internazionale a quello occidentale dominato dall’anglosfera e, dunque, di rappresentare un’alternativa al G7. Tanto che dalla stampa occidentale il vertice è già stato ribattezzato come “contro G7”: una delle finalità delle cinque potenze è quello di smantellare la globalizzazione così come è stata architettata dal sistema economico-finanziario occidentale – che ha comportato immensi divari tra le economie del Sud del mondo e quelle occidentali avanzate – per costruirne una più equilibrata all’insegna di un paradigma politico, economico e geopolitico più equo che rispetti le singole sovranità nazionali.
Il presidente russo Vladimir Putin, nel corso del suo intervento di ieri al vertice, ha dichiarato che «Siamo convinti che ora più che mai la leadership dei paesi BRICS nello sviluppo di un percorso unificante e positivo verso la formazione di un sistema veramente multipolare di relazioni interstatali basato su norme di diritto internazionale universalmente riconosciute e sui principi chiave della Carta delle Nazioni Unite è richiesta». Ha contestato quindi le politiche macroeconomiche di alcuni Stati, con un implicito riferimento al sistema economico-finanziario occidentale: «solo sulla base di una cooperazione onesta e reciprocamente vantaggiosa possiamo cercare vie d’uscita dalla situazione di crisi che si è sviluppata nell’economia mondiale a causa delle azioni mal concepite ed egoistiche dei singoli Stati, che, utilizzando meccanismi finanziari diffondono i propri errori a tutto il mondo nella politica macroeconomica» ha asserito.
Dal canto suo, il presidente cinese ha condannato fermamente le sanzioni unilaterali occidentali e l’espansione sconsiderata di certe alleanze militari, con riferimento indiretto alla NATO, rinsaldando così quell’amicizia “senza limiti” sancita con la Russia all’apertura dei giochi olimpici di Pechino lo scorso febbraio. Il leader cinese ha affermato quindi che bisogna «abbandonare la mentalità della Guerra Fredda, bloccare il confronto e opporsi alle sanzioni unilaterali e all’abuso delle sanzioni», con l’obiettivo di superare «i piccoli circoli egemonici per formare una grande famiglia appartenente a una comunità con un futuro condiviso per l’umanità».
Il club delle potenze emergenti sta lavorando già da tempo ad un sistema di pagamenti alternativo allo Swift, nonché alla creazione di una nuova valuta di riserva internazionale, basata sulle monete di ciascuno dei Paesi membri in aperta funzione anti-dollaro. È proprio sulla divisa americana, infatti, che si fonda gran parte del potere occidentale e che si basa altresì la facoltà di utilizzare le sanzioni come arma politica e geopolitica.
Questa iniziativa suona come una vera e propria provocazione nei confronti dell’asse occidentale, il quale non accetta di vedere ridimensionato il proprio ruolo nello scacchiere internazionale. Per quanto, infatti, l’operazione di creazione di una nuova valuta sia un processo ancora mediamente lungo, ciò appare sempre più inevitabile sull’onda dei grandi cambiamenti della storia. A riguardo, Wang Lei, direttore del Center for BRICS Cooperation Studies presso la Beijing Normal University, ha dichiarato al giornale cinese Global Times che «questa è una chiara tendenza al cambiamento nell’equilibrio di potere globale, che mostra come il potere non sia più monopolizzato dagli Stati Uniti. L’Occidente avrebbe bisogno di abituarsi a questa tendenza e abbracciarla, piuttosto che contenerla».
Ad accomunare i Paesi BRICS vi è poi il fatto che nessuno di essi ha condannato l’operazione militare speciale russa in Ucraina, continuando, al contrario, a rafforzare i legami politici ed economici con Mosca. Alla luce di questo, la teoria dell’isolamento della Russia, propagandata incessantemente dal blocco atlantico, risulta come la conseguenza più vivida della convinzione dei Paesi liberal-democratici, secondo cui il mondo si riduce alla sola sfera occidentale. La questione ucraina ha confermato inequivocabilmente che si tratta di un grave errore di prospettiva dietro il quale si nasconde probabilmente una sorta di egocentrismo delle nazioni del “primo mondo”, incapaci di ripensare il proprio ruolo nel teatro internazionale per non dover perdere lo “scettro di comando”.
Nella Dichiarazione finale, i BRICS hanno ribadito la loro apertura ai colloqui tra Russia e Ucraina per una soluzione diplomatica, condannando anche l’uso delle armi nucleari: “il nostro impegno è per un mondo libero da armi nucleari. Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”. In generale, la gran parte dei contenuti del vertice è orientata a ripensare l’ordine mondiale e può essere considerata un messaggio al club del G7, il cui vertice si aprirà domenica in Germania, e al summit della NATO previsto la prossima settimana.
[di Giorgia Audiello]
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