lunedì 6 giugno 2022

Il “Corriere” scheda tutti quelli che non osteggiano Putin per partito preso

Preoccupante episodio di censura: elencati autori, studiosi e politici non allineati sulla guerra. E la democrazia dov’è?


(Francesco Borgonovo – laverita.info)

Le sfumature eccessivamente grottesche della faccenda producono un duplice effetto. Da una parte mostrano il livello pietoso del sistema mediatico-politico italiano, suscitano risate di scherno e fanno comprendere ai connazionali più avveduti quanto siamo caduti in basso. Dall’altro però i toni da barzelletta ci fanno correre il rischio di sottovalutare lo slittamento autoritario in corso, di liquidare con un sogghigno quella che, a tutti gli effetti, è una manifestazione cristallina di arroganza e violenza del potere. I due aspetti si presentano sempre assieme, e in realtà non si temperano a vicenda ma si alimentano. Più la faccia del regimetto è cattiva, più è ridicola; più la persecuzione è ottusa e stupida, più è pervasiva.

Il Corriere della Sera pubblica un succinto elenco di «putiniani italiani» comprensivo di giornalisti, docenti universitari, politici, vari ed eventuali. È una lista di proscrizione raffazzonata, scombinata, al limite della presa per i fondelli. C’è l’immancabile Alessandro Orsini (se non ce lo infilano non sono contenti), ma ci sono pure Claudio Giordanengo, dentista di 65 anni candidato tre anni fa con la Lega, e il pericolosissimo ottantaquattrenne Manlio Dinucci, promotore del comitato No guerra no Nato. Eccola la temibile armata al soldo di Mosca che, secondo il Corrierone, «è ormai una realtà ben radicata in Italia che allarma gli apparati di sicurezza».

Per individuare il feroce dentista rossobruno e gli altri suoi compagni, pensate, si è dovuta mobilitare l’intelligence, è stato necessario che intervenisse il Copasir. E qui ci sentiamo di esprimere tutta la nostra solidarietà ai preziosi uomini dei servizi. Con tutta evidenza i nostri politici ritengono che i bravi 007 italici, gente che ha fronteggiato terroristi di levatura internazionale, non abbia di meglio da fare che compilare elenchi di dentisti e pensionati putiniani. In pratica li hanno costretti a comportarsi come dei Gianni Riotta qualsiasi, per citare uno che si diverte da settimane – come un bambino – a catalogare gli opinionisti a lui sgraditi solo per poter utilizzare con gusto una parola recentemente inventata: Putinversteher (starebbe a indicare i conniventi con Mosca).

Per altro, non si capisce che cosa ci fosse da indagare. Tutte le persone presenti nella lista pubblicata dal Corriere non fanno mistero delle loro idee, le esprimono in libri, articoli, interventi televisivi. Nulla di segreto, nessun complotto. Gli unici che vedono trame oscure sono appunto i complottisti di regime impegnati da tempo a insultare chi si permette di ragionare autonomamente. Non potendo le bestie da soma godere della libertà, cercano di rendere il loro giogo meno gravoso prendendosela con gli animali che scorrazzano liberi nei prati.

Fin qui, la parte penosa e per questo comica degli eventi. La quale tuttavia non deve mettere in ombra l’elemento raccapricciante. Sarà pur ridicola la schedatura, ma pur sempre di schedatura da parte dell’intelligence si tratta. E quando si comincia a schedare giornalisti e autori che non piacciono al governo, di solito si imbocca una strada che non porta in luoghi radiosi. Alla lista di proscrizione, inoltre, si accompagna il pubblico linciaggio. La presunta grande stampa italiana si rende complice di un attacco feroce alla libertà di pensiero ed espressione, riducendosi a fare da manganellatrice per conto di qualche politicante in preda a eccessi di zelo. L’articolo del Corriere è macelleria mediatica un tanto al chilo. Tira in mezzo, ad esempio, inviati che raccontano la guerra sul campo – rischiando la pellaccia – come Maurizio Vezzosi. Infierisce su professionisti come Giorgio Bianchi, persona schietta che da anni documenta ciò che avviene in Donbass in maniera limpida e precisa. Sul suo conto a via Solferino hanno diffuso bugie, forse limitandosi a ricopiare qualche informativa. Hanno scritto che gestisce il canale Telegram Giubbe Rosse
(falso). Hanno affermato che egli «ha preso di mira più volte il presidente del Copasir Adolfo Urso», ed è lo stesso reporter a rispondere sul punto: «Ma come si fa a scrivere una roba del genere? Sì è no di Urso ne avrò scritto una volta… Sarei andato in Donbass per svolgere attivismo politico-propagandistico», continua Bianchi. «Ma se per otto anni qui in Italia non mi si è filato nessuno!».

Riecco di nuovo il miscuglio di comicità e violenza, il regime che si fa caricatura ma resta regime. Si ride per non piangere, e si scuote la testa sconfortati. Ma certe frasi stampate sul Corriere mettono i brividi. Secondo il giornale infatti i putiniani italiani sarebbero pericolosi perché tentano di «orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo». Signori, forse vi è sfuggito che in una democrazia la popolazione ha il diritto di orientare e, se vuole, di boicottare il governo. Laddove si deve concordare e obbedire, non c’è più democrazia, ma dittatura. Che sia questa la deriva presa dal sistema italiano ce ne siamo accorti da almeno un paio d’anni. Ma eviteremo di comporre elenchi di giornalisti conniventi: individuarli è fin troppo facile. Molti di loro, per giunta, si riconoscono agevolmente per l’abuso che fanno del termine «putiniano».

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