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di Gilberto Trombetta
Mentre il governo giallo-rosa ci racconta che per aumentare di poco i
salari agli insegnanti dovremmo tassare merendine, bibite e biglietti
aerei*, mentre ci dicono che l’unico modo per affrontare il problema
ambientale è concentrarsi sull’aspetto climatico, pagare nuove eco-tasse
e comprare auto elettriche, mentre si affannano a recuperare uma
manciata di miliardi di euro con la sempreverede lotta al contante,
mentre arriva l’ennesima letterina da Bruxelles, la Banca Centrale
Europea ha ripreso le operazioni di QE al ritmo di 20 miliardi di euro
al mese.
In italia mancano milioni di dipendenti pubblici (almeno 2,5 rispetto a Francia e Inghilterra).
In italia mancano quasi del tutto infrastrutture degne di un Paese
civile, in tutto il centro-sud. Non c’è una rete autostradale degna di
questo nome, sotto Roma. Della rete ferroviaria, meglio non parlare.
Non ci sono fabbriche e industrie a sufficienza nel Sud Italia.
Non c’è lavoro, nel Sud. E quando c’è, i salari sono indecenti.
Ecco perché ogni anno circa 250.000 giovani sono costretti a scappare
dal Sud al Nord del Paese. Questo mentre altrettanti giovani del Nord
sono costretti a scappare all’estero.
A volte a fare la fortuna di un Paese straniero, a volte a fare i
lavapiatti, ma con la paura e la vergogna di tornare indietro dopo aver
fallito. Quando a fallire è stata la classe politica che li ha costretti
a fuggire.
Una insopportabile beffa che si aggiunge al danno di spendere milioni
di euro per i nostri giovani, per il futuro del Paese, e lasciare poi
che vadano a fare le fortune di altri Paesi. Perdendoci doppiamente.
L’aumento della produzione di energie rinnovabili, la riconversione
di industrie e fabbriche, la drastica riduzione del trasporto merci via
aerea e marittima (due, quelle sì, grandi cause di inquinamento
atmosferico), l’aumento esponenziale, di linee e di mezzi, del trasporto
pubblico nei grandi centri abitati per combattere davvero i danni
dell’inquinamento atmosferico laddove necessario.
Avremmo da fare per le prossime 5 generazioni, almeno. Avremmo gli
uomini, le competenze, le materie per costruire un novo Paese,
finalmente unito. Da Nord a Sud.
Unito con le autostrade, unito con i treni, ma soprattutto unito nei salari e nel benessere.
Ci dicono, da anni, da troppi anni, che tutto questo non sia possibile per mancanza di soldi.
Perché il debito dello Stato è troppo alto. Perché, in fondo, abbiamo per decenni vissuto al di sopra delle nostre possibilità.
Hanno progressivamente cancellato ogni traccia di lotta di classe per
sostituirla con una guerra generazionale fratricida. Stano aizzando i
giovani contro i loro genitori e i loro nonni.
E lo stanno facendo portando avanti questa assurda narrazione della scarsità. Una scarsità, però, non reale ma auto-indotta.
E così, dal 1992 anni, guidato dalla peggior classe politica che si
sia mai vista, lo Stato italiano ci toglie più di quanto ci dia: si
chiama avanzo primario. È lo stato che da protettore dell’uguaglianza e
della popolazione si fa invece boia e strozzino.
Oggni anno, tranne
nel 2009. Tra il 1995 e il 2015 lo scarto tra quanto lo Stato ci ha dato
e quello che ci ha tolto è stato di 700 miliardi di euro. Circa 35
miliadi di euro l’anno sotratti a famiglie e imprese. Ogni anno. Mentre
si alternavano Governi di centrodestra, di centrosinistra, gialloverdi e
giallorosa. Per 20 anni.
Mentre la BCE continua a emettere, dal nulla, 20 miliardi di euro al
mese. Venti miliardi di euro. Ogni maledettissimo mese. Più di un
miliardo di euro ogni due giorni.
Quella della mancanza di soldi è la scusa più vecchia del mondo. È
quella che usano per giustificare il nostro progressivo impoverimento
mentre loro aumentano indegnamente la percentuale di ricchezza sul
totale.
È una balla che non si regge più sulle gambe. Una balla che era già stata smontata decenni fa.
In un’intervista alla BBC radio del 1942, all’intervistatore che gli
chiedeva da dove provenissero i soldi necessari, Keynesrispose:
«Vi racconterò come risposi a un famoso architetto che aveva dei
grandi progetti per la ricostruzione di Londra, ma li mise da parte
quando si chiese: ”Dov’è il denaro per fare tutto questo?”.
“Il denaro? – feci io – non costruirete mica le case col denaro?
Volete dire che non ci sono abbastanza mattoni e calcina e acciaio e
cemento?”.
“Oh no – rispose – c’ è abbondanza di tutto questo.
“Allora intendete dire che non ci sono abbastanza operai?”.
“Gli operai ci sono, e anche gli architetti”. ”Bene, se ci sono
mattoni, acciaio, cemento, operai e architetti, perché non trasformare
in case tutti questi materiali?”. Insomma possiamo permetterci tutto
questo e altro ancora».
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