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Tutti
sono d’accordo nell’avvertire gli enormi cambiamenti intervenuti negli
ultimi decenni nella vita delle persone, nella politica, nelle
istituzioni, nell’informazione, nella stessa vita di relazione, eppure
questa consapevolezza sembra rimanere in una sorta di stadio larvale nel
quale si fa molta fatica a riconoscere che le dinamiche tipiche degli
eventi possono essere molto diverse da quelle storiche. E che un golpe
non ha più alcun bisogno di truppe e di carri armati, né di
pronunciamenti o di forestali, né di colonnelli e nemmeno di dittatori
in pectore o di partiti di massa, può essere liquido come lo sono del
resto lo sono le nuove forme di fascismo: un golpe ha bisogno di
giornali, di televisioni, di influencer e di tecnocrati e intellettuali
disposti a stare al gioco e ha necessità di trovare un ambiente passivo
sia dal punto di vista cognitivo che emozionale. Oggi un colpo di stato
può anche non essere visibile e passare inosservato: di fatto noi stiamo
vivendo una specie di golpe sanitario, nato nel cuore dell’impero per
questioni che riguardano elite di comando contrapposte, ma subito
trasferitosi in periferia, dove peraltro le dinamiche politiche sono in
qualche modo comparabili, anche se su mappe sociali diverse. Una
sindrome influenzale è stata mediaticamente trasformata in peste da
alcune centrali di potere e ha reso possibile una sorta di stato di
eccezione permanente dove non più possibile la vita di relazione, la
libertà sindacale e quella di associazione politica: da oggi in poi
qualsiasi malanno stagionale di cui in passato non si teneva alcun conto
può essere pretesto per fermare tutto e spazzare le sacche di
resistenza che vengono da milioni di piccole attività e piccole imprese
che sono il nerbo dell’economia, ma che verranno sostituite dai grandi
gruppi globalisti.
E in effetti l’intenzione di prolungare l’emergenza
fino al 31 dicembre di quest’anno con addirittura una clausola che
permette di estenderlo addirittura a tutto il 2021, è chiaramente un
passo su questa strada.
In questi mesi si è mentito per la gola attribuendo qualsiasi decesso
al Covid, ultimamente persino la scomparsa del campione italiano di
poker deceduto per leucemia, un sigillo vergognoso per un’ informazione
che utilizza le tragedie personali per questi sciacallaggi pandemici,
per non parlare dei medici che per evitare grane o per partecipare al
grande banchetto epidemico di soldi e carriere, avallano queste
manipolazioni. E tuttavia non è la gravità fasulla ( non vendibile per
sempre) a costituire il potenziale golpista che si carica attorno al
virus, anzi paradossalmente è proprio la scarsa letalità del Covid,
assimilabile a una delle tante infezioni opportunistiche che di solito
determinano il collasso di organismi gravemente malati o indeboliti, ad
essere la chiave di volta della questione: permette infatti di poter
riproporre a volontà, segregazioni, chiusure, interruzione delle scuole
di ogni ordine e grado, divieto di riunione e di azione politica a
fronte di qualsiasi evento sanitario, anche circoscritto o stagionale
compresa l’influenza che del resto nel 2015 ha fatto quasi il doppio dei
morti di Covid e i due terzi se teniamo conto dell’abnorme ascrizione
al coronavirus di decessi se non imminenti ormai attesi, come dice un
documento del ministero della sanità tedesca tenuto segreto, ma venuto
alla luce grazie a un funzionario che lo ha diffuso.
In termini politicanti la mossa di Conte e del suo ensemble ha il
chiaro significato, non solo di portare irresistibilmente al Mes e
quindi alla grecizzazione dell’Italia, ma anche di prolungare la propria
sopravvivenza grazie allo stato emergenziale – il Covid per lui è vita –
ma a un prezzo altissimo per il Paese: rimanere ancora nell’incertezza
che il coprifuoco possa tornare in qualsiasi momento senza alcuna
ragione, magari attraverso il banditismo acefalo di governatori con le
mani in pasta negli affari sanitari, significa buttare all’inferno
milioni di piccole attività che non possono più reggere a questa
incertezza per il futuro. E allora altro che il 13 per cento di pil in
meno. Ecco perché l’intenzione di prolungare un’emergenza sanitaria che
non esiste e con le terapie intensive vuote (anche se adesso sappiamo
che non avrebbero mai dovuto riempirsi) risponde più a criteri di
definitivo sfascio istituzionale che a necessità reali. E’ il Paese la
vera vittima del Covid.
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