sabato 11 luglio 2020

Il golpe liquido

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unnamed (1)Tutti sono d’accordo nell’avvertire gli enormi cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nella vita delle persone, nella politica, nelle istituzioni, nell’informazione, nella stessa vita di relazione, eppure questa consapevolezza sembra rimanere in una sorta di stadio larvale nel quale si fa molta fatica a riconoscere che le dinamiche tipiche degli eventi possono essere molto diverse da quelle storiche. E che un golpe non ha più alcun bisogno di truppe e di carri armati, né di pronunciamenti o di forestali, né di colonnelli e nemmeno di dittatori in pectore o di partiti di massa, può essere liquido come lo sono  del resto lo sono le nuove forme di fascismo: un golpe ha bisogno di giornali, di televisioni, di influencer e di tecnocrati e intellettuali disposti a stare al gioco e ha necessità di trovare un ambiente passivo sia dal punto di vista cognitivo che emozionale. Oggi un colpo di stato può anche non essere visibile e passare inosservato: di fatto noi stiamo vivendo una specie di golpe sanitario, nato nel cuore dell’impero per questioni che riguardano elite di comando contrapposte, ma subito trasferitosi in periferia, dove peraltro le dinamiche politiche sono in qualche modo comparabili, anche se su mappe sociali diverse. Una sindrome influenzale è stata mediaticamente trasformata in peste da alcune centrali di potere e ha reso possibile una  sorta di stato di eccezione permanente dove non più possibile la vita di relazione, la libertà sindacale e quella di associazione politica: da oggi in poi qualsiasi malanno stagionale di cui in passato non si teneva alcun conto può essere pretesto per fermare tutto e spazzare le sacche di resistenza che vengono da milioni di piccole attività e piccole imprese che sono il nerbo dell’economia, ma che verranno sostituite dai grandi gruppi globalisti.
E in effetti l’intenzione di prolungare l’emergenza fino al 31 dicembre di quest’anno con addirittura  una clausola che permette di estenderlo addirittura a tutto il 2021,  è chiaramente  un passo su questa strada.
In questi mesi si è mentito per la gola attribuendo qualsiasi decesso al Covid, ultimamente persino la scomparsa del campione italiano di poker deceduto per leucemia, un sigillo vergognoso per un’ informazione che utilizza le tragedie personali per questi sciacallaggi pandemici, per non parlare dei medici che per evitare grane o per partecipare al grande banchetto epidemico di soldi e carriere, avallano queste manipolazioni. E tuttavia non è la gravità fasulla ( non vendibile per sempre)  a costituire il potenziale golpista che si carica attorno al virus, anzi paradossalmente è proprio la scarsa letalità del Covid, assimilabile a una delle tante infezioni opportunistiche che di solito determinano il collasso di organismi gravemente malati o indeboliti, ad essere la chiave di volta della questione: permette infatti di poter riproporre a volontà, segregazioni, chiusure, interruzione delle scuole di ogni ordine e grado, divieto di riunione e di azione politica a fronte di qualsiasi evento sanitario,  anche circoscritto o stagionale compresa l’influenza che del resto nel 2015 ha fatto quasi il doppio dei morti di Covid e i due terzi se teniamo conto dell’abnorme ascrizione al coronavirus di decessi se non imminenti ormai attesi, come dice un documento del ministero della sanità tedesca tenuto segreto, ma venuto alla luce grazie a un funzionario che lo ha diffuso.
In termini politicanti la mossa di Conte e del suo ensemble ha il chiaro significato, non solo di portare irresistibilmente al Mes e quindi alla grecizzazione dell’Italia, ma anche di prolungare la propria sopravvivenza grazie allo stato emergenziale – il Covid per lui è vita – ma a un prezzo altissimo per il Paese: rimanere ancora nell’incertezza che il coprifuoco possa tornare in qualsiasi momento senza alcuna ragione, magari attraverso il banditismo acefalo di governatori con le mani in pasta negli affari sanitari,  significa buttare all’inferno milioni di piccole attività che non possono più reggere a questa incertezza per il futuro. E allora altro che il 13 per cento di pil in meno. Ecco perché l’intenzione di prolungare un’emergenza sanitaria che non esiste e con le terapie intensive vuote (anche se adesso sappiamo che non avrebbero mai dovuto riempirsi) risponde più a criteri di definitivo sfascio istituzionale che a necessità reali. E’ il Paese la vera vittima del Covid.

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