mercoledì 14 agosto 2019

La fame continua a crescere, ma anche l’obesità.


A lanciare l’allarme è il rapporto congiunto delle Nazioni Unite sullo stato dell’alimentazione mondiale che, per il terzo anno consecutivo, denuncia un peggioramento della sicurezza alimentare.
Una sfida che appare immensa di fronte all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile “Fame Zero”, indicato nell’Agenda 2030.

La fame continua a crescere, ma ancheLa prevalenza della denutrizione sta aumentando in Africa (oggi colpisce il 20% della popolazione), in America Latina e Caraibi (7%), e in Asia occidentale (12%), ma a destare preoccupazione è anche la crescita dell’insicurezza alimentare, caratterizzata dal mancato accesso regolare a cibo sufficiente e nutriente, che riguarda oggi oltre un miliardo di persone (compreso l’8% della popolazione europea e nordamericana).

Fame e insicurezza alimentare non dipendono dalla capacità produttiva del sistema agricolo mondiale, ma da precarietà economica, disuguaglianze, condizioni ambientali avverse.
Negli anni ’80, il premio Nobel Amartya Sen metteva in guardia dalle cause strutturali della fame facendo riferimento alla condizione di entitlement (letteralmente, diritto) delle persone ad avere accesso al cibo, sottolineando il ruolo della povertà, del basso livello di istruzione e della disuguaglianza di genere (anche all’interno di una stessa famiglia).
Le Nazioni Unite sottolineano il ruolo del rallentamento dell’economia, specialmente nei paesi a medio-reddito, e del persistere di conflitti e instabilità, ad esempio, nella Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo ed in particolare nel Sud Sudan.
Da evidenziare l’impatto della variabilità del clima e dell’esposizione agli eventi estremi come siccità e alluvioni che mettono a rischio le rese agricole, con conseguenze molto negative sul reddito degli agricoltori.
La recente siccità ha pregiudicato la produzione agricola in molti stati dell’Africa meridionale, aumentato la dipendenza dalle importazioni di cereali e lo stato di insicurezza alimentare della popolazione.
I più vulnerabili sono i piccoli agricoltori, responsabili della produzione di oltre il 70% del cibo e custodi preziosi delle risorse naturali del pianeta.
L’insicurezza alimentare gioca un ruolo fondamentale anche nel determinare sovrappeso e obesità, in aumento in tutti i paesi del mondo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa due miliardi di adulti sono in sovrappeso (2 su 5), oltre 650 milioni sono obesi.
Questa pandemia non risparmia neanche bambini e adolescenti: dalla metà degli anni ’70 ad oggi, la sua incidenza è cresciuta di oltre 10 volte.
Tra le cause principali, il consumo eccessivo di junk food e quello insufficiente di frutta e verdura, uno stile di vita sedentario.

L’eccesso di peso in Italia riguarda il 46% degli adulti e il 24% di bambini e adolescenti (6-17 anni), con profondi divari a seconda dell’area geografica di appartenenza (per i giovani l’eccesso di peso e la sedentarietà è più marcata al Sud), del genere (le donne hanno un tasso di obesità inferiore rispetto agli uomini), del livello di istruzione (un elevato titolo di studio dei genitori è associato ad una minore incidenza dell’obesità nei bambini).
L’attuale crisi nutrizionale e ambientale è stata definita come il costo reale del cibo.
Un’alimentazione poco sana rappresenta una determinante importante per lo sviluppo di malattie croniche (es. diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumori) che, nel 2010, rappresentavano quasi l’80% delle malattie presenti su scala globale.
Un consumo insufficiente di cibi sani come ad esempio, frutta secca e semi, legumi, fibre vegetali e omega-3, ha causato oltre una morte su cinque nel 2017 – una cifra superiore alle vittime del tabacco.
È urgente dare priorità a questi temi nell’agenda politica nazionale e sovranazionale, promuovendo politiche integrate e di connessione tra agricoltura, nutrizione, istruzione, salute, e protezione sociale.

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