Sembrava il migliore dei mondi possibili, quello che l’Europa aveva di fronte a sé fino al 2001, precisamente il 20 luglio, quando al G8 di Genova esplose la follia opaca della violenza e a lasciarci la pelle fu Carlo Giuliani, immortalato mentre col suo estintore minaccia i carabinieri intrappolati in un gippone. Ma Genova era solo l’antipasto dell’inferno: due mesi dopo, crollarono di colpo le Torri Gemelle di Manhattan. Tremila vittime l’11 settembre, e altre 12.000 negli anni seguenti a causa dei tumori provocati dalla nube d’amianto. Nel 2003, in Italia, le prime ipotesi sul possibile auto-attentato vennero avanzate da Giulietto Chiesa, nel bestseller “La guerra infinita”, ignorato dai media. Nel 2005, a “Matrix”, in prima serata su Canale 5, Enrico Mentana ebbe il coraggio di trasmettere “Inganno globale”, esplosivo documentario in cui Massimo Mazzucco dimostra che la versione ufficiale (terrorismo islamico) è integralmente falsa. Era già cominciata, la grande retromarcia dell’Occidente, ma pochissimi se n’erano accorti. Tra questi Bettino Craxi, che da Hammamet spiegò che l’euro-finanza avrebbe spolpato l’Italia. E prima ancora l’economista keynesiano Federico Caffè, sparito nel nulla nel 1987. E così Olof Palme, l’inventore del welfare svedese, ucciso l’anno prima a Stoccolma. Doveva aver capito tutto anche Aldo Moro, minacciato di morte da Henry Kissinger poco prima che di lui si occupassero, teoricamente, le Brigate Rosse.
Il migliore dei mondi possibili, nell’Italia degli anni Novanta che si era lasciata alle spalle il terrorismo brigatista, aveva comunque imposto il suo tributo di sangue: Falcone e Borsellino, le bombe di Milano e Firenze, le mattanze a orologeria della sedicente Falange Armata. Nell’altro mondo, la Russia, il presidente-oligarca Boris Eltsin aveva creato il suo auto-terrorismo interno, addebitandolo ai ceceni, per poter scatenare nel Caucaso quella che immaginava sarebbe stata una guerra-lampo, pensata solo per risalire nei sondaggi. E in quegli anni l’Europa era rimasta a guardare (in apparenza, almeno), di fronte allo smembramento della Jugoslavia truccato da guerra civile di stampo etnico. Risultato: Croazia e Slovenia incorporate nella Grande Germania mercantilista, e Kosovo trasformato in succursale imperiale degli Usa, con l’aeroporto di Pristina ridotto a scalo commerciale per la tratta della droga proveniente da Kabul. Era il migliore dei mondi possibili? Simpatica canaglia, quel Bill Clinton alle prese con la famosa stagista nello Studio Ovale. Chilometri di carta sul patetico sexgate, e poche righe per raccontare l’atto politico epocale del presidente, ricattato e costretto a firmare la revoca del Glass-Steagall Act, cioè il via libera ai mostri onnivori che dal 2007 avrebbero raso al suolo i risparmi di mezzo mondo, con l’esplosione della bolla di Wall Street e i derivati ultra-tossici finiti nella pancia di tutte le banche del pianeta.
Il piano, in realtà, era stato preparato con larghissimo anticipo. Paolo Barnard, nel saggio “Il più grande crimine”, cita il profetico Memorandum del 1971 in cui Lewis Powell, avvocato di Wall Street ingaggiato dalla Camera di Commercio Usa, spiega – in poche, chiarissime pagine – come distruggere la sinistra, corrompere i sindacati, piegare gli Stati e impoverire il 99% della popolazione, facendo sparire la classe media, a esclusivo vantaggio dell’élite. Carlo Azeglio Ciampi aveva l’aria del vecchio saggio, prima ancora di finire al Quirinale: nel lontano 1981 firmò il divorzio tra Bankitalia e Tesoro che avrebbe “privatizzato” il debito pubblico, impiccando il paese all’austerity eterna. Dieci anni dopo, azzerati dai magistrati di Mani Pulite i politici della Prima Repubblica, fu il giovane Mario Draghi a salire a bordo del Britannia, a prendere ordini: dal Tesoro avrebbe diretto la grande svendita dell’Italia, coadiuavato da Romano Prodi che stava finendo di rottamare l’Iri, cioè l’azienda più grande d’Europa. Chiusa la pittoresca e irrilevante parentesi di Berlusconi, la verità è franata addosso al Belpaese di colpo, fuori tempo massimo, con la maschera di Monti e quella di Elsa Fornero, il culto del sadismo di massa, il delirio del rigore. Fiscal Compact, pareggio di bilancio in Costituzione. Vietato spendere, vietato sperare, vietato vivere.
Già non sembrava più il migliore dei mondi possibili, eppure Napolitano – supremo regista della premiata macelleria italiana – veniva acclamato come salvatore della patria e clamorosamente rieletto al Quirinale, in attesa che i vari replicanti (Letta, Renzi, Gentiloni) riprendessero a intonare il vecchio ritornello sul migliore dei mondi possibili, insieme al coro dei piccoli cantori dell’epoca, da Roberto Saviano a Fabio Fazio, mentre l’eroe nazionale Sergio Marchionne portava via i resti della Fiat sparpagliandoli tra Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti. Nel frattempo l’Italia aveva perso il 25% del suo potenziale industriale, scivolando nella tragedia sociale della disoccupazione. Che stesse quasi per finire, il migliore dei mondi possibili, lo si capì quando la Troika europea chiuse i bancomat della Grecia e costrinse i bambini di Atene a morire, dentro ospedali senza più medicine. Agli euro-strozzini interessavano le strutture turistiche, gli aeroporti, il Pireo. Un test istruttivo: oltre a vivisezionare la vittima inerme, gli sciacalli hanno preso nota del fatto che nessuno, dei valorosi partner europei, s’è mai sognato di muovere un dito per salvare i greci, le famiglie sfrattate, i pensionati alla fame. Che fortuna, essere cittadini dell’Unione Europea.
Negli ultimissimi anni, larghi strati della popolazione – anche in Italia, e forse soprattutto in Italia – si sono accorti che quello non era affatto il migliore dei mondi possibili. Troppo dolore gratuitamente inferto, troppi morti. Gli iracheni, i libici, i siriani. Le disastrate famiglie palestinesi di Gaza bombardate col fosforo bianco, in barba a tutte le convenzioni internazionali, dal sempre impunito governo israeliano. Lentamente, è affiorato dalla clandestinità un comune sentire fatto di timida consapevolezza. Domande: perché l’Isis ha sparato nel mucchio, nelle città europee, anziché colpire i simboli del presunto potere nemico? Perché all’Italia vengono imposti 10-12 vaccini di punto in bianco, senza nessuna emergenza sanitaria in corso? E perché l’attuale governo italiano, nato dagli strepiti di Grillo e dalle ciance di Salvini, non riesce a combinare niente per invertire il corso delle cose? In altre parole: si può uscire, dal tunnel, o si tratta di una maledizione insuperabile? Il web è diventato una miniera di informazioni libere, non a caso prontamente imbavagliato dalla Commissione Europea con la scusa della tutela del copyright. E’ il web a proclamare, oggi, che questo è di gran lunga il peggiore dei mondi possibili. Per una ragione drammaticamente evidente: non è mai stato così ricco di risorse, eppure queste risorse restano – più che mai – nelle mani di pochissimi, gli stessi che ricattano gli Stati con la minaccia dello spread.
Si sono fatti avanti svariati, prestigiosi economisti: finalmente, hanno trovato le parole giuste (naturalmente sul web, non sui grandi media) per spiegare anche ai non-addetti la natura della cosiddetta crisi, che è interamente politica e non economica. Trattasi di imbroglio: regole truccate, imposte con la forza, per drenare miliardi dal basso verso l’alto. Leggende: l’immaginifica “austerity espansiva” teorizzata ad Harvard, in base a cui il sistema migliore per crescere è amputarsi mani e piedi, senza anestesia. C’è una fetta rilevante di europei che ormai manifestano la loro insofferenza – i Gilet Gialli in Francia, gli elettori leghisti in Italia – ma poi a Bruxelles va sempre a finire nello stesso modo: a vincere è il banco. Fioriscono associazioni e gruppi di studio, si stampano instant-book, si sprecano le conferenze visionabili su YouTube – analisi acuminate, precisissime. E poi? E poi niente, tutti a casa: con le idee chiare su movente, mandanti ed esecutori, ma senza sapere come rispondere alla domanda più scomoda: che fare. Come agire, da dove cominciare. Al punto che si consolida il sospetto che, dal peggiore dei mondi possibili, non si possa venir fuori mai più, come fosse una specie di destino maledetto. Il che è esattamente quello che loro, i cavalieri dell’apocalisse, vorrebbero farci credere.
Hanno ragione? La storia sembra dalla loro parte, se uno va a vedere che fine hanno fatto John Kennedy e suo fratello Robert, Martin Luther King, Salvador Allende, gli eroi africani come il comunista Patrice Lumumba e il coraggiosissimo Thomas Sankara, che voleva l’azzeramento universale del debito. La Francia tuttora schiavizza 14 ex-colonie, Gheddafi è stato ucciso insieme all’idea di una banca panafricana che sostituisse il Fmi e la Banca Mondiale, e tutto l’Occidente democratico paga i suoi dittatori per continuare a depredare il continente nero, nei paesi dove non si è ancora insediata la nuova dominazione cinese. La farsa della geopolitica ripropone un copione da Prima Guerra Mondiale – gli ottomani e l’impero russo, gli angloamericani, i persiani – mentre Vladimir Putin e la signora Merkel discutono tra loro, privatamente, per capire cosa fare dell’Europa senza irritare troppo gli altri azionisti, americani e cinesi. Sfortunatamente non è all’ordine del giorno l’unico modello di prosperità diffusa che il gregge umano abbia sperimentato in venti secoli, cioè la dottrina keynesiana adottata da Roosevelt quando ancora i mulini erano bianchi: oggi, senza una ferrea legislazione tecno-ecologica, un boom economico per quasi 8 miliardi di persone impatterebbe come mille atomiche su un pianeta dove galleggiano, negli oceani, isole di plastica vaste quanto l’Australia. Ma niente paura, a vigilare sulla salute della Terra c’è la minorenne svedese Greta Thunberg.
Da qualche parte, si dice, bisogna pur cominciare. Sembrava si fosse candidato a farlo l’anomalo governo italiano insediatosi nel 2018, preso dannatamente sul serio più dagli avversari europei che dai suoi stessi ministri. Esaurita la teorica spinta propulsiva, i nano-leader grillini e leghisti non trovano di meglio che prendersi a sberle ogni giorno, pur di nascondere il loro fallimento. Come anticipato dallo stesso Barnard un anno fa, il flop gialloverde rischia di tagliare le gambe a qualunque ulteriore tentativo: vedete, nemmeno loro – i rivoluzionari – sono riusciti a cavare un ragno dal buco, dunque l’impresa è impossibile. Domina la paura, l’arma più antica: il fantasma della scarsità. Uno spettro orrendo e impresentabile, oggi che la scarsità di beni è stata eliminata dalla faccia della Terra. La grande paura nasce dalla scarsità di denaro, che è artificiale, organizzata dagli stessi detentori della moneta. Guai, se entrasse nella testa di tutti l’idea che sono le banche, di fatto, a emettere denaro, creandolo dal nulla ogni volta che concedono credito: denaro fabbricato a costo zero, da restituire però con sudore e sangue.
Spiragli? Uno: sempre lei, la paura. Non la nostra, ma quella degli egemoni. Investono trilioni, per eternizzare il grande letargo. Vigilano, manipolano, dominano i media, colonizzano i governi. Cosa temono, che qualcuno si svegli? Dunque sanno – loro, non noi – che potrebbe essere un guaio, se le moltitudini scoprissero che si potrebbe metter fine, davvero, al peggiore dei mondi possibili? Una delle faglie che si vanno aprendo riguarda la mitologia su cui si basa l’impero, che ormai narcotizza i sudditi marcandoli a uomo con i social network e con gli smartphone, con i chip sottopelle e la sparizione del cash, con “l’Internet delle cose” in arrivo con l’inesorabile wireless 5G. Il capolavoro della mitografia consiste nell’indurre a credere che, in fondo, sia sempre andata così, dai tempi di Noè. C’è chi riflette proprio sul peso inaudito delle religioni, storicamente manipolate dal potere, per rendere eterno il sonno del gregge. Per secoli, i cristiani sono cresciuti con la favola di Mosè che attraversa il Mar Rosso. Miracolo: il Dio degli eserciti, capace di separare le acque. Peccato che nella Bibbia, come gli ebrei ben sanno, c’è scritto solo che il popolo dell’Esodo si limitò a guadare un canneto. Non c’è mai stato nessun Mar Rosso, nella Bibbia, così come non c’è nessuna legge divina dietro al peggiore dei mondi possibili. Sbaraccabile teoricamente in un solo modo: sgonfiando la paura su cui campa, alle spalle di tutti.
(Giorgio Cattaneo, “Il peggiore dei mondi possibili, nutrito dalla nostra paura”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 agosto 2019).
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