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martedì 20 agosto 2019
Ci salverà la scienza?
A proposito di «Sunfall», scritto da Jim Al-Khalali, e di «Genesi», scritto da Guido Tonelli
«Ogni volta che la scienza, oggi (prima erano la religione o la filosofia), offre una diversa visione del mondo, cambia tutto» [nota 1]. Il fisico Guido Tonelli non ha dubbi su questo e dopo aver portato come esempio illustre Galileo, non resiste a rincarare la dose: «una volta che la scienza cambia la sua visione, l’intera società cambia approccio con la realtà». È da questo assunto, probabilmente, che si riscontra nella grande maggioranza degli scienziati odierni un certo malcelato astio nei confronti della filosofia, di quei loro concorrenti che vorrebbero relegare a un’era antica del pensiero insieme alla sorella religione. Come sopportare infatti il presupposto inverso, di chiara matrice filosofica, che sia stato il cambiamento dell’idea di Natura ad aver reso possibile la rivoluzione scientifica e non il contrario? Come allontanare da sé quel sospetto inquietante che la scienza si fondi su una mitologia, una nuova mitologia che ha soppiantato quelle vecchie e messo in un angolo, a occuparsi di un ipotetico aldilà, quella religione cristiana che ancora oggi si ostina a sopravvivere?
«Io sono uno scienziato, un razionalista, un umanista. Non sono una persona religiosa», afferma il fisico inglese di origine irachena Jim Al-Khalali. Ed è buffo che entrambi abbiano sentito l’esigenza, per affermare meglio il loro ruolo di scienziati, consapevoli dei limiti della loro materia che non può essere utilizzata «in aree in cui gli elementi non sono riproducibili» – come la politica, l’economia e la psicologia – di affidarsi a uno strumento così poco “scientifico” come l’opera letteraria. E per di più proprio del genere meno blasonato nel vasto campo della letteratura: quello della fantascienza.
Al-Khalili con «Sunfall» (edito da Bollati Boringhieri, 416 pagine) ha immaginato l’ennesima catastrofe pronta a investire il pianeta Terra, mentre Tonelli con «Genesi» (Feltrinelli, 224 pagine) offre un saggio divulgativo ma sempre sul versante della catastrofe. Entrambi hanno parole più che elogiative per la fantascienza e ciò un tempo, quando ancora poteva considerarsi un genere letterario vivo, sarebbe stata cosa grave per uno scienziato (già rivelare di esserne un lettore, figuriamoci poi di scriverne).
Ma Al-Khalili chiarisce subito che c’è fantascienza e fantascienza: la buona è quella «di scrittori-scienziati come Isaac Asimov o Arthur Clarke: loro hanno scritto fantascienza che ha una base solidamente scientifica, ma che è anche capace di predire il futuro». E prosegue Tonelli: «Come nel caso di Al-Khalili, se non perdi un approccio rigoroso, se cerchi di essere il più vicino possibile a ciò che la fisica e la scienza sanno oggi della realtà, e poi usi l’immaginazione per fare qualche balzo nel futuro, è un approccio utile».
Ma anche nel proprio campo la fantascienza deve inchinarsi alla scienza che oggi va «molto oltre la fantasia di molti autori di fantascienza». E Al-Khalili ribadisce «sono più che d’accordo: molto spesso gli science fact sono più incredibili delle science fiction».
Ed ecco fatto: la scienza, che in sé non ha nulla di costitutivamente fantastico essendo composta di fatti sperimentali, di “fatticci” per dirla con Bruno Latour, diventa la verità del mondo e in quanto tale capace anche di immaginare di andare oltre sé stessa nel terreno dell’ancora ignoto.
Ci salverà, allora, la scienza? No! Perché nessuna entità a noi esterna ci può salvare, che sia religiosa, utopica o scientifica. La scienza ci potrebbe aiutare, ma solo a condizione di riuscire a emanciparsi da quella pretesa scientificità del suo atto fondativo. La pretesa della verità assoluta e unica insita in quella Razionalità da cui deriverebbe il metodo conoscitivo proprio del fare scienza.
E la fantascienza? Ebbene questa non è mai stata “buona” fantascienza. Ha sempre rimescolato le carte e creato paradossi ma soprattutto ha sempre, anche negli esempi più “buoni”, mostrato la propria opera di occultare e palesare, al contempo, le angosce della modernità per le proprie origini manifestamente mitiche. È la religione scientista che si rifiuta di cedere terreno di fronte a una scienza autenticamente laica, capace di soppesare la storicità delle proprie fondamenta e di conseguenza capace di considerarsi una forma di conoscenza tra le altre, per quanto importante, potente, nostra cioè di noi bianchi occidentali.
Nota 1: «Ci salverà la scienza, conversazione fra Jim Al-Khalili e Guido Tonelli» a cura di Ida Bozzi su «La Lettura» (domenica 9 giugno 2019) supplemento de «Il corriere della sera».
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