“Domani scatta la prescrizione ma oggi c’è ancora tempo per fare giustizia”, aveva detto il pg Antonio Mura nella sua requisitoria, chiedendo l’accoglimento del ricorso della procura di Roma.
Dopo una Camera di Consiglio di circa 3 ore, i giudici della I sezione penale presieduti da Antonella Mazzei gli hanno dunque dato ragione. “La mia giustizia consiste nel fatto che tutti hanno capito come e perché è morto Stefano Cucchi, questo ora l’hanno capito anche nelle aule di giustizia. È un grande segnale di speranza per tutte le persone che attendono giustizia ed è la dimostrazione che vale la pena non smettere mai di credere nella giustizia”, ha commentato Ilaria Cucchi, sorella del giovane.”‘È la prima vittoria morale della lunga battaglia per la verità sulla morte di Stefano Cucchi. La prescrizione la dobbiamo ai medici legali e periti che sono intervenuti in quel processo di parte pubblica”, ha detto invece il suo legale, l’avvocato Fabio Anselmo.
“La corte di assise d’Appello di Roma ha sovrapposto indebitamente il suo giudizio, non scientifico, a quello del collegio di periti costituito da luminari che hanno affermato che Stefano Cucchi poteva essere salvato, o il suo decesso ritardato, se le terapie adeguate fossero iniziate il 19 ottobre“, ha sottolineato Mura. Il pg, infatti, aveva sottolineato come il verdetto raggiunto dal secondo processo d’appello il 18 luglio 2016 – arrivato dopo il primo rinvio della Suprema Corte – presentasse “molteplici aspetti critici”: Per scioglierli occorreva ordinare “una nuova perizia che però non è stata disposta”. “Non ci può essere una resa cognitiva e non è accettabile che un processo si arresti senza aver percorso tutte le strade per l’accertamento della verità, in questo caso per accertare il nesso causale tra la morte di Cucchi e la non somministrazione di adeguate cure. Dal 19 ottobre se i medici avessero letto congiuntamente tutti i dati disponibili delle analisi di Stefano Cucchi, avrebbero potuto chiamare un nutrizionista e apprestare le cure necessarie”.
Nessun commento:
Posta un commento