Nelle urne Alitalia riscoppia il malessere del Paese. A cinque mesi dal referendum costituzionale un secondo avvertimento alla politica.
Forse sono illusi questi lavoratori. Forse credono che saranno salvati comunque.
Ma in ogni caso quello che lasciano sul tavolo e' una indicazione forte proprio perche' cosi' radicale. Un vero voto di sfiducia nei confronti dello Stato, dei manager, e dei sindacati. Cioe' di tutte le istituzioni che a lungo hanno costituito la controparte e la difesa dei lavoratori, e di tutti I cittadini.
E nemmeno questo e' bastato. L'Alitalia Etihad nel suo mancato sviluppo continua a perdere denaro, ma anche rotte rilevanti, slot negli aeroporti internazionali, e si avvia ad essere una costosa ma piccola compagnia regionale. Tutto il kamasutra di mosse fatte, di alleanze, posizioni, cambi di manager, non l'hanno salvata. E siamo di nuovo a quella che viene descritta come l'ultima spiaggia.
Chi e' il responsabile di tutto cio'? La risposta non l'abbiamo mai sentita. In compenso siamo alle solite: ci dicono che la societa' si salva solo se I lavoratori accettano dei sacrifici. Accidenti che novita'. E' la solita risposta cui si trova davanti ogni singolo lavoratore italiano oggi. C'e' davvero da meravigliarsi che alla fine nelle urne vinca la piu' forte, la piu' radicale, la piu' rabbiosa risposta di un emerito Vaff? Sì, cito il Grillo dei Vaff a proposito, e non mi sono iscritta di notte ai Pentastellati.
Il fatto e' che non e' difficile immaginare nel cuore di ogni singolo lavoratore italiano, di ogni singolo piccolo imprenditore, di ogni singolo cittadino di questo paese quel senso di misura colma per ogni giorno che nasce tra lo scontento, e tra lo scontento muore.
Dal 4 dicembre della sconfitta del Referendum costituzionale sono passate circa 20 settimane, nemmeno cinque mesi, e sull'Italia del sistema che si culla nella sicurezza recuperata di una smemorata rimozione, si abbatte un nuovo No, risultato di un nuovo referendum. Meno generale di quello sulle riforme , ma piu' preciso e piu' doloroso da scegliere, per chi ha votato. Un nuovo No che prova che sotto la cenere della vita pubblica italiana covano ancora le braci dello stesso scontento, della stessa furia che si riaccende in fuoco ogni volta che al Paese gli si rida' parola.
E' lo stesso No che anima i populismi di ogni paese europeo oggi. E che definisce l'agenda pubblica di ognuno di questi paesi anche quando le urne sembrano fornire una strada d'uscita, come in Francia.
Le cinciallegre della politica italiana che hanno trovato un equilibrio formulaico per tenere in piedi un Governo qualunque, e i leader politici sconfitti dal primo No e che oggi si ripresentano come se nulla fosse successo, dovrebbero ascoltare il secondo avvertimento che viene loro dalle urne dei nostri aeroporti. Magari riescono ancora a comprare un paracadute prima che il loro aereo elettorale faccia definitivamente un brusco atterraggio.
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