Ma resta il buco nero della condizione dei
precari e freelance. Rsf attacca M5S e Grillo sulle liste di
proscrizione dei giornalisti: “Non esitano a comunicare pubblicamente
l’identità di quelli che gli danno fastidio”. L’ex comico ironizza e
contrattacca: «Smontiamo le bufale contro di noi»
Reporter senza frontiere (Rsf) ha denunciato le liste di proscrizione
dei giornalisti sul blog di Beppe Grillo nel rapporto annuale sulla
libertà di informazione. «Il livello di violenza contro i giornalisti,
incluse intimidazioni e minacce verbali e fisiche, è allarmante» a causa
di «politici come Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle, che non esitano a
diffondere l’identità di giornalisti sgraditi» si legge nella sezione
italiana del rapporto diffuso ieri. I giornalisti inoltre subiscono
«pressioni» da tutti i politici e o «optano sempre di più per
l’auto-censura»
. Nel mirino di Rsf c’è anche il nuovo testo di legge sulla diffamazione contro i politici, magistrati o funzionari che prevede pene da sei fino a nove anni di prigioni. Infine, sono ancora sei i giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata, «in particolare nella capitale e nel sud del paese». L’ultimo episodio è stato quello dell’incendio a Gaeta della macchina dell’avvocato di Federica Angeli, giornalista di Repubblica che fa inchieste sulla mafia di Ostia. A dispetto di questi elementi, il piazzamento dell’Italia nella «classifica» internazionale sulla libertà di stampa è migliorata: dal 77esimo posto dell’anno scorso, quest’anno l’Italia si ritrova al 52esimo posto.
La scheda-paese di Rsf non si sofferma sulle cause di questa scalata di 25 posti. La federazione nazionale della stampa (Fnsi) deduce che sia il frutto di «un rapporto positivo tra istituzioni e rappresentanze dei giornalisti», a partire dal confronto in atto «sulla riforma dell’editoria». Dall’indagine non risultano riferimenti alla condizione materiale dei giornalisti italiani. Nel 2015, sostiene l’osservatorio Lsdi, sono aumentate le dichiarazioni a zero reddito dei giornalisti non contrattualizzati, due su tre degli iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inpgi. Il 56% dei precari ha dichiarato meno di 5 mila euro di reddito annuo. L’estrema debolezza economica, e la quasi totale assenza di tutele e norme a sostegno di precari e freelance, possono essere considerati un attentato alla libertà di opinione, come una minaccia mafiosa o una querela temeraria da parte di un politico. L’inefficace presidio sindacale, oltre che politico, a favore della stragrande maggioranza dei giornalisti può avere portato al non proprio onorevole 52esimo posto.
L’attacco di Rsf a quello che è considerato il primo partito in Italia – il Movimento 5 Stelle (M5S) – ha provocato ieri una risposta a colpi di cannone da parte di Grillo. Sul suo mlog il capo pentastellato ha provato a usare l’ironia: «Ho scoperto di essere io la causa del problema di libertà di stampa in Italia» ha scritto. Quanto alle liste di proscrizione Grillo ha puntualizzato che «non viene pubblicata l’identità dei giornalisti sgraditi, viene smentita la balla che diffondono o viene risposto alle loro offese gratuite». Le liste, con i nomi ben in chiaro, i pedinamenti dei direttori, e altre soluzioni di questo tipo, sarebbero dunque le «risposte» contro le «bufale» diffuse dai giornalisti per attaccare il movimento. Nulla però si dice sulle bufale prodotte dal blog, su migranti, vaccini e quant’altro. Chi denuncia le «fake news», di solito è il primo ad usarle. Il caso di Trump ha fatto scuola.
Una parte del successo del movimento è tuttavia alimentato dalla richiesta di verità, informazione e partecipazione negate ad ogni livello in Italia. Una parte importante di questa domanda sociale passa anche dalla rete e M5S, o meglio dal suo avatar. Grillo ha richiamato questo elemento invocando il nome del guru di Wikileaks Julian Assange per il quale M5S avrebbe addirittura «squarciato il velo dei filtri della vecchia stampa mainstream corrotta». Il problema è complesso, e occorrerebbe da parte di Rsf un maggiore approfondimento su un movimento fondato sul «populismo digitale». Non tre righe di commento.
L’uscita di Rsf contro Grillo ha alimentato lo scontro politico con il Pd. «Tra i problemi della libertà di opinione c’è Grillo e noi lo denunciamo da tempo» sostiene Ettore Rosato, presidente dei deputati Pd. «Temono la libertà di stampa e con il loro capo usano il manganello contro chi ha il compito di informare» aggiunge Andrea Romano, deputato Pd, già condirettore de L’Unità. «Un anno fa citava Rsf per attaccare la stampa – aggiunge Lorenza Bonaccorsi (Pd) – Oggi Grillo lo citerà contro se stesso?». Ed è subito campagna elettorale permanente. Un clima in cui il «circo mediatico» si trova benissimo.
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. Nel mirino di Rsf c’è anche il nuovo testo di legge sulla diffamazione contro i politici, magistrati o funzionari che prevede pene da sei fino a nove anni di prigioni. Infine, sono ancora sei i giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata, «in particolare nella capitale e nel sud del paese». L’ultimo episodio è stato quello dell’incendio a Gaeta della macchina dell’avvocato di Federica Angeli, giornalista di Repubblica che fa inchieste sulla mafia di Ostia. A dispetto di questi elementi, il piazzamento dell’Italia nella «classifica» internazionale sulla libertà di stampa è migliorata: dal 77esimo posto dell’anno scorso, quest’anno l’Italia si ritrova al 52esimo posto.
La scheda-paese di Rsf non si sofferma sulle cause di questa scalata di 25 posti. La federazione nazionale della stampa (Fnsi) deduce che sia il frutto di «un rapporto positivo tra istituzioni e rappresentanze dei giornalisti», a partire dal confronto in atto «sulla riforma dell’editoria». Dall’indagine non risultano riferimenti alla condizione materiale dei giornalisti italiani. Nel 2015, sostiene l’osservatorio Lsdi, sono aumentate le dichiarazioni a zero reddito dei giornalisti non contrattualizzati, due su tre degli iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inpgi. Il 56% dei precari ha dichiarato meno di 5 mila euro di reddito annuo. L’estrema debolezza economica, e la quasi totale assenza di tutele e norme a sostegno di precari e freelance, possono essere considerati un attentato alla libertà di opinione, come una minaccia mafiosa o una querela temeraria da parte di un politico. L’inefficace presidio sindacale, oltre che politico, a favore della stragrande maggioranza dei giornalisti può avere portato al non proprio onorevole 52esimo posto.
L’attacco di Rsf a quello che è considerato il primo partito in Italia – il Movimento 5 Stelle (M5S) – ha provocato ieri una risposta a colpi di cannone da parte di Grillo. Sul suo mlog il capo pentastellato ha provato a usare l’ironia: «Ho scoperto di essere io la causa del problema di libertà di stampa in Italia» ha scritto. Quanto alle liste di proscrizione Grillo ha puntualizzato che «non viene pubblicata l’identità dei giornalisti sgraditi, viene smentita la balla che diffondono o viene risposto alle loro offese gratuite». Le liste, con i nomi ben in chiaro, i pedinamenti dei direttori, e altre soluzioni di questo tipo, sarebbero dunque le «risposte» contro le «bufale» diffuse dai giornalisti per attaccare il movimento. Nulla però si dice sulle bufale prodotte dal blog, su migranti, vaccini e quant’altro. Chi denuncia le «fake news», di solito è il primo ad usarle. Il caso di Trump ha fatto scuola.
Una parte del successo del movimento è tuttavia alimentato dalla richiesta di verità, informazione e partecipazione negate ad ogni livello in Italia. Una parte importante di questa domanda sociale passa anche dalla rete e M5S, o meglio dal suo avatar. Grillo ha richiamato questo elemento invocando il nome del guru di Wikileaks Julian Assange per il quale M5S avrebbe addirittura «squarciato il velo dei filtri della vecchia stampa mainstream corrotta». Il problema è complesso, e occorrerebbe da parte di Rsf un maggiore approfondimento su un movimento fondato sul «populismo digitale». Non tre righe di commento.
L’uscita di Rsf contro Grillo ha alimentato lo scontro politico con il Pd. «Tra i problemi della libertà di opinione c’è Grillo e noi lo denunciamo da tempo» sostiene Ettore Rosato, presidente dei deputati Pd. «Temono la libertà di stampa e con il loro capo usano il manganello contro chi ha il compito di informare» aggiunge Andrea Romano, deputato Pd, già condirettore de L’Unità. «Un anno fa citava Rsf per attaccare la stampa – aggiunge Lorenza Bonaccorsi (Pd) – Oggi Grillo lo citerà contro se stesso?». Ed è subito campagna elettorale permanente. Un clima in cui il «circo mediatico» si trova benissimo.
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