Dopo That’s What Makes Us Great cantata da Springsteen come inno di ribellione a Trump, arriva "Nasty Man", in risposta al "Nasty Woman" con cui Donald Trump insultò Hillary Clinton durante la campagna elettorale. Si intitola così il nuovo inno della protesta anti-tycoon: a 75 anni la leggendaria Joan Baez ha ripreso la chitarra in mano per attaccare il "futuro dittatore" e denunciare il suo "impero del male".
In pochi giorni il video postato sulla pagina Facebook della storica musa di Bob Dylan è stato visualizzato milioni di volte.
Trump "deve le scuse alla Terra", canta la Baez nella ballata da lei stessa definita "poco riuscita musicalmente", ma che nelle parole viene direttamente dal cuore e che "farà ridere la gente" con la richiesta a Trump di "farsi vedere da uno psichiatra" perché "ha gravi problemi mentali".
La folk singer aveva annunciato la volontà di mettersi al lavoro su una nuova canzone di protesta dopo aver cantato in spagnolo una versione di "We Shall Not Be Moved" alla Marcia delle Donne di San Francisco nel giorno dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca.
"La resistenza anti-Trump ha bisogno di un inno", aveva spiegato la cantante che negli anni Sessanta, a fianco di Dylan, aveva dato voce alla colonna sonora delle marce per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam.
"Nasty Man" rientra in un genere che lentamente sta prendendo corpo nei primi cento giorni di Trump presidente. Proprio qualche giorni fa Bruce Springsteen, grande sostenitore di Barack Obama e della Clinton, ha presentato una nuova canzone di protesta contro il presidente Usa, frutto di una collaborazione con un vecchio amico, il cantautore di Pittsburgh Joe Grushecky.
Intitolato "That's what makes us great", il brano era stato scritto da Grushecky prima di avviare la collaborazione con Springsteen: "Non dirmi una bugia e vendermela come un fatto - va all'attacco il testo - e non vantarti di non aver mai letto un libro. I never put my faith/In a con man and his crook (non ho mai avuto fiducia in un corrotto e nei suoi truffatori)". Springsteen era andato a nozze: "The Boss" aveva criticato duramente Trump sia durante la campagna elettorale e dopo le elezioni dell'8 novembre, arrivando persino a chiamarlo un "imbecille".
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