Quinto quesito sottoposto
agli utenti per contribuire alla scrittura del testo in vista della
campagna elettorale. Sul blog di Grillo interviene l'attivista sindacale
Marco Craviolatti che espone la sua posizione sul tema: "Le 'cicale'
sono ricche, e le 'formiche' sono povere".
“Con quali modalità ritieni prioritario agire per ridurre
l’orario di lavoro?” Continua la discussione online tra gli iscritti
del Movimento 5 stelle per partecipare alla scrittura del programma di governo. Dopo Energia e Esteri, è la volta del lavoro. Il quinto quesito che verrà sottoposto agli utenti riguarda il tempo trascorso sul posto di lavoro. Per aprire la discussione, il blog di Beppe Grillo ospita l’intervento dell’attivista sindacale Marco Craviolatti che rivendica il principio del “lavorare meno lavorare tutti”.
“La struttura economica”, si legge, “è pronta a un salto nuovo e
ambizioso: il 2019 potrebbe rappresentare una scadenza simbolica molto
motivante. E poi abbiamo la responsabilità, l’onore, e l’onere di avere a
che fare con la più grande risorsa che esista sulla faccia della terra,
la risorsa più preziosa e più democratica: il tempo di vita delle
persone”. Craviolatti dice di voler partire da “una fotografia della
realtà”: “I Paesi europei in cui si lavora di meno sono i Paesi ricchi
del Nord, come Germania, Danimarca, Olanda. I Paesi europei in cui si
lavora di più sono i Paesi dell’Est e del Sud, Polonia, Grecia. Un
lavoratore greco lavora il 50 per cento in più di un lavoratore tedesco:
nella realtà le ‘cicale’ sono ricche, e le ‘formiche’
sono povere”.
E quindi continua: “Nei Paesi ricchi il tasso di
occupazione è molto più elevato, e si lavora di meno. In Italia abbiamo
il 57% di occupati, in Francia il 64%, sono in proporzione 3 milioni in
più”.
Ridurre l’orario di lavoro quindi, secondo l’esperto interpellato, è una necessità anche per l’Italia: “Lavorare meno lavorare tutti
non è quindi uno slogan o un auspicio, è una constatazione della
realtà, una correlazione statistica. Facciamo un’altra fotografia in
movimento: gli orari di lavoro medi in tutti i Paesi cosiddetti avanzati
sono in costante diminuzione da decenni, a ritmi diversi, dalla
Germania all’Italia, dal Giappone alla Corea. Ma allora perché non ce ne
accorgiamo, perché non stiamo tutti meglio? Perché è una media
statistica del pollo: da una parte alcuni sono costretti a lavorare
sempre di più, dall’altra, altri non possono lavorare quanto
vorrebbero”, si spiega nel post. E per Craviolatti “i costi per lo Stato,
per avviare la riduzione degli orari di lavoro, sono in genere molto
limitati. In Francia le 35 ore sono costate circa un miliardo l’anno,
mentre in Italia stiamo spendendo -per la decontribuzione dei neoassunti
col jobs act- ben 20 miliardi in tre anni, con ricadute occupazionali
nulle, tra le peggiori in tutta Europa”.
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