lunedì 1 settembre 2014

Un Prodotto Interno molto “Lordo”

Pil più alto grazie a droga e prostituzione!
Leggendo ANSA.it apprendo che tutti i Paesi Ue, compresa l’Italia, procederanno ad aggiornare gli indicatori grazie ai quali si calcola il prodotto interno lordo (Pil). Tra tali indicatori, verranno inserite nella stima le attività illegali, come traffico di sostanze stupefacenti e prostituzione. La conferma arriva da Enrico Giovannini dell’Istat, che sta curando l’operazione. La novità sarà inserita a partire dal settembre 2014, in coerenza con le linee Eurostat. Questo segnerà il passaggio ad una nuova versione delle regole di contabilità, tanto in Italia come in gran parte dei Paesi Ue.
Secondo l’Istat si tratta di una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo e connesse al necessario superamento di “riserve”, relative all’applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti. 

Sottolinea l’Istituto che, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, con rilevanza maggiore, in quanto, appunto, riguarda l’inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995, aveva previsto, in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico. 

L’Istat riconosce come la misurazione dei proventi delle attività illegali sia molto difficile, per l’ovvia ragione che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni. Ecco che, allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i Paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol). 

Quindi viene circoscritto il range per mettere a punto una stima del valore di tali attività. A riguardo può essere utile ricordare come l’Istat già inserisca nel Pil il sommerso economico che deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. 

Le ultime stime dedicate risalgono al 2008, e indicano come il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso sia compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro. Il peso dell’economia sommersa è quindi stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.
Federconsumatori e Adusbef hanno commentato così la notizia: ”Una trovata di cattivo gusto, che eleva le attività illegali in mano alle mafie, al rango di produttrici di ricchezza nazionale”. ”Oltre che dal punto di vista statistico, l’errore appare intollerabile soprattutto dal punto di vista etico”, aggiungono Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, ed Elio Lannutti, a capo dell’Adusbef.
Eppure, nonostante questo capitale derivi da attività illecite, delle quali si ha solo una stima forfettaria ottenuta analizzando i dati delle operazioni e dei sequestri operati dalle FF.OO., questi soldi tornano a circolare nella nostra società. Cercherò di essere più esaustivo parlando specificatamente del mercato delle droghe illegali: lo spacciatore, con i proventi della vendita illegale di droga, compra lo scooter e l’auto, compra vestiti e fa la spesa per la famiglia. Così il grossista che fornisce gli spacciatori che, avendo più capitale a disposizione, compra case e attività commerciali. Il narcotrafficante che fornisce i grossisti, altre a vestiti, cibo, auto e case, paga le mazzette per aggiudicarsi le gare d’appalto, corrompe politici, stipendia scagnozzi che lo proteggano e cha fanno i “lavori sporchi”.
Insomma, è inevitabile: il mercato illegale della droga, al pari di quello della prostituzione, immette capitale nella nostra società. L’unica cosa che non quadra è perché, riconosciuto non solo il potenziale economico, ma anche la stabilità di questi “mercati illegali”, non pensare seriamente a regolamentare il tutto e spostare così questi capitali dalle mani del crimine, a quelle di rispettabili cittadini disposti a farne un attività lecita?
Continuiamo a nasconderci dietro falsi perbenismi, ma la realtà è un altra anche se non la vogliamo accettare: la verità sta nel cassetto di oltre 10 milioni di italiani, accanto a cartine lunghe, carta filtro e accendino. La verità è quel profumo che senti quando passi accanto a quella comitiva di giovani che, senza ledere nessuno, appartata lontano da occhi nemici, chiacchiera del più e del meno, e sorride ottimista nonostante le catastrofiche previsioni dei media, grazie ad un joint.
La verità e che, se la cerchi, la trovi ovunque. La verità è che la paghi cara e spesso fa schifo. La verità è che lo Stato è fuori da quell’immenso giro d’affari.
Che faranno i nostri politici? Forse esulteranno perché il Pil risulterà in rialzo grazie proprio al calcolo dei probabili proventi, incassati dalle “mafie” e spesi nella nostra società. Ma non dovrebbero seriamente iniziare a regolamentare il tutto per risollevare davvero la nostra economia? Per chi teme che, da legalizzata, la “droga” possa diffondersi ovunque: è già successo! …adesso bisogna correre ai ripari abolendo definitivamente lo stupido proibizionismo che ha causato il sovraffollamento carcerario, il rallentamento della “macchina giuridica”, lo spreco di capitale e di risorse umane, l’arricchimento di associazioni criminali; senza peraltro impedire realmente a nessuno, neppure ai ragazzini, di comprare tutta la droga che vogliono.
Giuseppe Nicosia – ASCIA
legalizziamolacanapa.org

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